Manu Chao in concerto (acustico) a Palazzo Te

Il musicista “clandestino’’ si esibisce con due musicisti per ricreare l’atmosfera degli show al Bar Mariatchi

L'artista Manu Chao a Mantova

L'artista Manu Chao a Mantova

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Mantova - È ancora tempo di patchanka. Parola di José Manuel Arturo Tomás Chao Ortega, per i più semplicemente Manu Chao, in concerto col suo trio acustico oggi a Mantova, nell’abbacinante cornice dell’Esedra di Palazzo Te. Fin dal titolo “El Chapulin Solo”, lo spettacolo del “clandestino della canción” evoca lo spirito che si respira nei suoi live domestici al Bar Mariatchi, il locale che possiede a Barcellona tra le movimentate viuzze del Barri Gòtic, dove quel muscoloso “melting pop” a base di rock, rap, funk, musica latin e punk fa esplodere le chitarre fino alle prime luci del mattino (“me gusta la mañana, me gustas tú”).

Accompagnato dall’argentino Luciano Falico alla chitarra (antenati di Brescia e di Messina) e dall’uruguaiano Mauro Mancebo alle percussioni, l’ “apolide della musica”, nato a Parigi da padre galiziano e madre basca in fuga dal regime franchista e poi trapiantato in Catalogna, non tradisce l’immagine “rebelde” consolidata prima nei Mano Negra – fondati nell’87 assieme al fratello Antoine Chao e al cugino Santiago Casariego coautori di album clamorosi quali “Puta’s fever” o “King of bongo” – e poi con quel cammino solista che dal ’98 ne ha lastricato le avventure musicali con un esaltante meticciato musicale. Tutto senza tralasciare quella coerenza e quell’attivismo che in luglio l’ha riportato a Genova nel ventennale del concerto tenuto tra i disordini del più contestato (e tragico) G8 della storia. A sessant’anni ancora poeta delle periferie e icona no global, forse un po’ meno esposta di prima, ma ancora con molte cose da dire. E posizioni da mantenere, come sa bene quella banca che s’è sentita dire di no all’offerta di un milione di dollari per l’utilizzo di una sua canzone in pubblicità.

Ventuno date in due mesi solo in Italia tutte piene, o quasi, la dicono lunga al proposito, tenuto anche conto che l’uomo di “La vida es una tombola” (che introduce ogni sera con una sua visione del calcio lontana dall’Uefa, dalla Fifa e dalle altre entità che, a suo dire, stanno avvelenando il più bel gioco del mondo) non produce album nuovi dal 2007. "Il mondo ha preso a girare troppo in fretta e la velocità è come una droga", ammette la popstar più alternativa del pianeta nelle (rare) interviste. Radio Bemba continua a trasmettere, prego rimanere sintonizzarsi.