Laura Marzadori: "Io, la musica classica e la moda"

Trentadue anni, primo violino della Scala da quando ne aveva 25, è influencer e scrive romanzi

Un'intensa espressione di Laura Marzadori

Un'intensa espressione di Laura Marzadori

Milano - Musicista classica, influencer e scrittrice di romanzi. Può quasi sembrare impossibile che queste tre anime, così diverse tra loro, coesistano in una sola persona e invece è esattamente quel che accade con Laura Marzadori, 32 anni, bolognese trapiantata a Milano, primo violino del Teatro alla Scala da quando ne aveva solo 25. Nella sua carriera ha già lavorato a fianco dei più grandi direttori d’orchestra del mondo, da Daniel Barenboim a Riccardo Chailly ed ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali. L’abbiamo incontrata per una chiacchierata durante la quale ci ha raccontato della sua carriera, delle sue passioni e dei tanti sacrifici fatti per arrivare ai vertici della musica classica internazionale. Laura, come si gestisce un ruolo così importante ad una così giovane età? "È un ruolo di grandissimo prestigio, il Teatro alla Scala è il teatro d’Opera più famoso al mondo quindi per una giovane ragazza com’ero io quando sono arrivata tutto è stato molto impegnativo ed emozionante. Dopo aver vinto il concorso ho avuto sei mesi di prova durante i quali ho dovuto dimostrare a tutti quanto io fossi davvero valida, non solo come musicista, ma anche come ruolo nell’orchestra. Il primo violino di spalla, infatti significa essere il tramite tra il direttore d’orchestra e l’orchestra stessa, si deve essere un po’ una guida per gli altri e non è detto che chiunque possa farlo, pur essendo un bravo musicista. Essere giovane e donna, ha rappresentato un problema o comunque un limite? "Mi ritengo fortunata, sono stata sin da subito accolta molto bene. Però forse io ho avuto la fortuna di avere questo ruolo in un periodo in cui le cose stanno cambiando. Sono infatti sempre più le donne che, nell’ambito della musica classica, stanno conquistando posti importanti di direttore d’orchestra o primo musicista. Consideri però, ad esempio, che solo fino a pochi anni fa il ruolo di primo violino era esclusivamente riservato agli uomini. Qui alla Scala, prima di me, c’è stata solo un’altra donna primo violino, io sono la seconda ma spero che dopo di me ne arrivino molte altre. L’orchestra Wiener ( la Wiener Philarmoniker, l’orchestra filarmonica di Vienna, ndr ) fino a pochi anni fa non accettava le donne, in nessun ruolo". Oltre alla musica, negli ultimi anni lei ha sviluppato una seconda passione che sta diventando quasi un secondo lavoro, quella per i social e per la moda . Ci racconti un po ’… "La mia passione per la moda, che poi è quella che mi ha portato ad aprire un mio profilo Instagram (@laura_marzadori) è nata diversi anni fa, quando ero proprio una ragazzina. Fino ad un certo punto, però, essendo completamente immersa nel mondo della musica classica non mostravo altri lati di me, perché nel mio mondo è una cosa che normalmente non si fa. Il mondo della musica classica è un po’ “polveroso” e chiuso, difficilmente i musicisti si raccontano e mostrano altri lati di sé diversi da quello serioso e ufficiale col quale si presentano al grande pubblico. Io invece ad un certo punto ho deciso che ero un po’ stanca di dare un’immagine di me che non corrispondeva affatto a come io sono. Io sono solare, colorata, allegra: ho quindi aperto il mio profilo dove postavo contenuti che raccontavano la mia grande passione per gli abiti e la moda e da subito ho cominciato ad avere molte persone che hanno iniziato a seguirmi (attualmente Laura ha oltre 114mila follower, ndr). E’ iniziato tutto per gioco ma ora è quasi una seconda attività. Oltre i follower sono arrivate le aziende che hanno cominciato a chiedermi di fare da testimonial per i loro prodotti proprio perché, probabilmente, hanno riconosciuto in me un concetto di bellezza e bravura diverso dai soliti canoni. Per me, alla fine, i social sono un modo per avvicinare un po’ il mio mondo ai giovani che non lo conoscono e lo vedono un po’ come un mondo “impolverato”, vecchio e noioso. In fondo io lo interpreto anche come un modo per avvicinare i giovani ad un settore che per molti, troppi anni, è stato solo appannaggio di un pubblico di una certa età". Di recente hai sfogato la tua voglia di comunicare anche scrivendo un libro, “L’altra metà delle note”, edito da HarperCollins. Come nasce questo libro e di cosa parla? "È un romanzo, la storia, di una giovane violinista di nome Tina. Non è una vera e propria autobiografia ma sicuramente dalla mia vita attinge parecchio, sia dal mio vissuto musicale sia da tante delle mie esperienze emotive e difficoltà che ho avuto quando ero appena maggiorenne. Nelle pagine del libro, ad esempio, parlo della mia famiglia, di alcuni miei insegnanti ed amici che mi hanno ispirato, delle difficoltà incontrate nel traslocare da una città piccola come Bologna ad una metropoli come Milano. E’ tutto un po’ romanzato, l’unico personaggio che racconto esattamente com’era è la mia prima maestra, Fiorenza Rosi, scomparsa troppo presto qualche anno fa. Il libro è dedicato a lei che è stata una delle colonne della mia vita musicale perché è stata la mia prima insegnante e quella che ha probabilmente condizionato un po’ tutto quello che è successo nella mia carriera di artista".