Jonathan Coe: la mia musica, i miei mondi sul palco

L'autore de “La casa del sonno“ e “ La banda dei brocchi“, al Teatro Fontana con la Artchipel Orchestra

Un momento dello spettacolo-concerto e lo scrittore Jonathan Coe

Un momento dello spettacolo-concerto e lo scrittore Jonathan Coe

 

Milano, 30 aprile 2022 - This is England. D’altronde quello l’orizzonte di Jonathan Coe: la società (e la storia) inglese. Eppure i suoi libri hanno sempre qualcosa di universale. Sembra di avere a che fare con dei vecchi amici. A partire da "La casa del sonno", così bello e così Anni ’90. L’ultimo è "Io e Mr. Wilder" del 2020, sempre per Feltrinelli. Ma questa volta Mr. Coe passa da Milano per un’altra sua grande passione: la musica. Stasera è infatti in concerto al Teatro Fontana con la Artchipel Orchestra di Ferdinando Faraò. Del romanziere britannico le composizioni. Dell’ensemble italiano gli arrangiamenti, in bilico fra jazz e progressive.

Mr. Coe, com’è il suo rapporto con la musica?

"Non mi esercito tutti i giorni, anche se probabilmente dovrei farlo… Ma nel mio piccolo studio di casa, di fianco alla scrivania dove scrivo c’è la mia tastiera, così nel momento in cui non ne posso più di parole, tutto quello che devo fare è voltarmi sulla sedia e suonare alcuni accordi o improvvisare una melodia. Quando poi non lavoro su un libro, mi concedo una nuova composizione e provo a registrarla, utilizzando il mio laptop e suonando da solo tastiera e chitarra. Come per la scrittura, fare musica per me è un processo solitario, qualcosa che di solito mi piace fare da solo. Ecco perché è così eccitante (e un po’ spaventoso) esibirmi con l’Artchipel".

Quando ha iniziato a suonare? "Penso che i miei genitori mi abbiano comprato una chitarra quando avevo circa nove anni, e più o meno nello stesso periodo ho cominciato a prendere lezioni di pianoforte, anche se presto le ho abbandonate visto che avevo (e ho tuttora) una grave incapacità nel leggere la musica".

Come descriverebbe le sue composizioni?

"Innanzitutto sono molto melodiche. Mi è stato detto da un bel po’ di musicisti che non c’è abbastanza dissonanza nella mia scrittura! Sono pezzi piuttosto delicati, malinconici. Ma la Artchipel Orchestra li trasforma in qualcosa di completamente diverso, una specie di epopea, con tante nuove idee musicali e lunghi assoli della band. Non posso che ringraziare i musicisti che hanno realizzato arrangiamenti così creativi delle mie melodie: Francesco Forges, Andrea Serino, Beppe Barbera e, naturalmente, Ferdinando Faraò".

Questa esperienza come si lega con la sua attività di scrittore?

"Vedo molte connessioni tra la mia musica e i miei romanzi. In entrambi i mondi cerco di rendere ciò che scrivo attraente e di facile approccio – nella musica, usando la melodia, in letteratura raccontando una storia forte. Ma, allo stesso tempo, spero che succeda qualcosa di un po’ più profondo e originale, magari a livello di struttura. Cerco costantemente di trovare un equilibrio tra originalità e accessibilità".

Sta lavorando a qualcosa di nuovo?

"Ho appena finito un romanzo che Feltrinelli pubblicherà entro la fine dell’anno, non abbiamo ancora scelto il titolo italiano. È una storia che copre 75 anni, dalla fine della seconda guerra mondiale ai giorni nostri".

Se avesse scelto la musica al posto della letteratura?

"A volte sogno ad occhi aperti su come sarebbe potuta essere la mia vita perfetta a livello creativo e visto che amo la musica e amo il cinema, penso che avrei dovuto essere un compositore di film. In effetti è ancora una mia ambizione. Se ci fossero registi italiani che desiderassero una mia colonna sonora, sono disponibile!".