Willie Peyote: "Su quel palco ho dato l’anima. Ma ho anche sbagliato"

L'artista in gara con "Mai dire mai (la Locura)" accenna alla polemica con Renga e Meta. "Una battuta nata male"

Willie Peyote in gara con un brano apprezzato da stampa ed orchestra

Willie Peyote in gara con un brano apprezzato da stampa ed orchestra

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Milano -  Giura di essere uscito dal Festival così come c’era entrato. Quindi Sanremo non ha cambiato Willie Peyote, ma un po’ della sua percezione del mondo sì. "Pur al debutto, su quel palco non avrei potuto dare di più" spiega lui, all’anagrafe Guglielmo Bruno classe 1985, in gara con “Mai dire mai (la Locura)”. Cosa l’ha sorpresa del Festival? "Non mi aspettavo che il brano venisse preso così bene. Ha centrato il sesto posto nonostante sia tra i pochi concorrenti di questa edizione che non hanno chiamato il pubblico alle armi, invitando a votarlo. Questo perché non volevo vivere il Festival con l’ossessione della gara, ma anche perché sarebbe stato probabilmente inutile, vista la presenza di artisti che quanto a televoto hanno dietro vere e proprie corazzate. Mi è bastata la percezione che stampa ed orchestra avessero apprezzato il pezzo". Difficoltà? "Quando il giorno del debutto gli organizzatori hanno cambiato scaletta, spostandomi da sesto ad undicesimo nell’ordine d’uscita, ho accusato un po’ il colpo. Temevo che dover aspettare un paio di ore in più m’avrebbe tagliato le gambe. Era la mia prima esibizione e volevo che tutto andasse bene, perché centrare il risultato la prima sera significa fare le altre in discesa. Altro momento di tensione è stato la sera dei duetti, per la paura di rovinare un capolavoro come ‘Giudizi universali’". La presenza sul palco dell’autore non la tranquillizzava? "Sì, ma Bersani è Bersani. Uuno come me, davanti a lui, rischia di scomparire. Per fortuna non è andata così, perché Samuele m’è stato molto vicino, dandomi forza dall’inizio alla fine dell’esecuzione. Non l’ho eseguito il pezzo alla perfezione, ma ho dato tutto quel che potevo. L’unica prestazione senza sbagli è stata quella del sabato". Può esserne soddisfatto. "Sì anche se il mio Festival è finito di fatto giovedì, quando mi sono reso conto che, oltre al pezzo, il pubblico aveva percepito bene pure la cover". Col senno di poi cosa non rifarebbe? "Forse pensare di poter vivere il Festival da dentro e da fuori contemporaneamente. Il palco dell’Ariston ti dà una tensione infinita e, una volta scesi, l’adrenalina accumulata può finire col toglierti qualche freno inibitore di troppo". A lei è successo, trascinandola in una rovinosa polemica con Francesco Renga ed Ermal Meta. "Tutto è nato da una battuta e da una costatazione fatte nel peggiore dei modi. Ho sbagliato, ma non ho cercato di sfuggire allo ‘shit storm’, lasciando che la gente si sfogasse perché è giusto così". Perché ha aspettato due giorni per il post di scuse su Instagram? "Per essere lucido ed evitare di fare danni. Anche se mi ero premurato di chiarire la cosa a caldo coi diretti interessati prima che diventasse virale". Fosse stato in giuria quest’anno chi avrebbe votato? “La Rappresentante di Lista o Madame. Giusta la vittoria dei Måneskin, sono un gruppo che si mangia il palco". Pensa al bis? "Felice dell’esperienza, ma penso che Sanremo non lo farò più". Mai dire mai, però.