Sanremo 2021, Ghemon: "Botte, fregature, insulti. Ma è il mio Momento perfetto"

L’avvocato mancato (e cantautore riuscito) Ghemon: "Vengo da una lunga gavetta, però resto indipendente..."

Ghemon

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Milano - “Momento perfetto”. Ecco un pezzo (dal titolo promettente) che a Sanremo potrebbe fare molto bene. Ghemon sa che il mix di rap, gospel e swing del brano è ad impatto sicuro e si prepara a ribaltare il tavolo della “Rose viola” presentata all’Ariston due anni fa con l’intenzione di prendere tutti nuovamente alle spalle. La scorsa primavera, scegliendo di pubblicare l’album “Scritto nelle stelle” nonostante la calma piatta indotta dal lockdown, il mancato avvocato avellinese trapiantato a Milano disse che se si fosse ripresentato il momento propizio per promuovere la sua musica sarebbe tornato subito in sala d’incisione. E quando è arrivata la chiamata di Amadeus, Ghemon (Giovanni Luca Picariello) non s’è fatto trovare impreparato, tirando fuori dal cilindro un disco nuovo dal titolo “E vissero feriti e contenti” in uscita il 19 marzo. “Due dischi in un anno, fatti entrambi con grande voglia”.

Scusi, il titolo “E vissero feriti e contenti” come è venuto? "Nella vita succede di tutto. Cambi tu, cambiano quelli attorno a te, incontri persone diverse, alcune te le porti appresso, molte altre ne lasci per strada, pigli botte, fregature, poi però ti guardi allo specchio e sei contento di come è andata, perché tutte queste esperienze, pure dolorose, t’hanno fatto diventare ciò che sei".

Sulla copertina del disco s’è fatto fotografare con un gatto sulla spalla. Perché? "Perché volevo inserire nel ritratto un elemento di surrealtà. Il felino in questione si chiama Jamie e, anche se buonissimo, è in posizione rampante, pronto a scattare a graffiare, un po’ come mi sento io. Questo, poi, è il mio settimo album e si sa che i gatti hanno sette vite".

“Momento perfetto” come l’ha scelto? "È il frutto di un caso fortunato, originato dall’incontro con Simone Privitera. Era la seconda volta che ci vedevamo e la registrazione del pezzo è proprio quella del giorno in cui l’abbiamo scritto. Solo i fiati e i cori gospel li abbiamo messi in un secondo momento. Lavorando al resto del disco ho iniziato ad immaginarmelo sul palco dell’Ariston, per le capacità che avrebbe avuto di coinvolgere un’orchestra come quella del Festival".

A Sanremo la sera delle cover s’inventa un medley con “Le ragazze” dei Neri per Caso, “Donne” di Zucchero, “Acqua e sapone” degli Stadio e “La canzone del sole” di Battisti. "I Neri per Caso li avrò in scena con me. All’inizio dell’estate scorsa ho ascoltato tutto il loro catalogo e mi sono detto che se mai fossi tornato a Sanremo li avrei voluti con me. Questo non per creare un effetto nostalgia ma per sottolineare quanto la musica italiana sia malleabile".

E tra i colleghi in gara chi sente più vicino? "Stimo molto Colapesce e Dimartino con cui credo di avere in comune una sensibilità e una profonda dedizione per la musica. Ma anche perché vengono, come me, da una gavetta molto lunga e sono sempre rimasti indipendenti".