Francesco Gabbani si confessa: "Scrivevo canzoni e coltivavo l’orto"

Il cantante esordisce nei panni di conduttore su Rai 1 in “Ci vuole un fiore“: "Mi hanno scelto per la mia anima green"

Francesco Gabbani in una bella immagine bucolica (foto Chiara Mirelli)

Francesco Gabbani in una bella immagine bucolica (foto Chiara Mirelli)

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Milano - Le rose e i tulièani che sbocciano sul Castillo maya di Chichen Itza, sul Ponte Sant’Angelo, a Roma, e sulle ciminiere della centrale elettrica londinese di Battersea accompagnano dai maxischermi un Francesco Gabbani inedito aggiustarsi lo smoking dell’entertainer televisivo. Lo studio è quello di “Ci vuole un fiore”, evento di RaiUno in onda stasera con Francesca Fialdini e uno stuolo di ospiti fra cui Piero Angela, Carlo Cottarelli, Massimo Ranieri, Morgan, Tananai, Arisa, Fulminacci, da Flavio Insinna, Michela Giraud, Maccio Capatonda.

Gabbani in prima serata. Perché ha detto sì?

"La scelta nasce dall’esigenza da parte della Rai e del direttore dell’entertainment Coletta di mettere il primo mattone del palinsesto tv nella trattazione del tema dell’ambiente in prima serata".

Partiamo dal titolo.

"Il fiore è l’idea innovativa, l’illuminazione, un’espressione della bellezza della vita. ‘Ci vuole un fiore’ di Sergio Endrigo e Gianni Rodari era una filastrocca capace di farci riflettere sulla necessità di pesare bene le nostre azioni perché ogni cosa discende dall’altra”.

Perché pensa che in Rai abbiano pensato a lei?

"Forse perché ho una vita ‘green’ e perché, nei panni di conduttore televisivo, sono una novità visto che di professione faccio altro. Ovviamente, ho detto sì per l’importanza del tema; vivendo sulle Apuane ho forte il senso ambientalista. Se hai passione per qualcosa tendi a proteggerla”.

Cantante-contadino?

"Quando pensavo di fare solo l’autore, prima di tentare nel 2016 la strada di Sanremo con ‘Amen’, scrivevo canzoni e coltivavo l’orto. Oggi, purtroppo, mi è diventato impossibile".

Mentre il mondo fa la guerra ci sono decisioni irrimandabili da prendere sul tema della salvaguardia del pianeta.

"Di ambiente se ne parla, ma non toccandolo con mano nella pratica quotidiana si tende a metterlo in secondo piano. Come tutte le grandi transazioni deve partire da una consapevolezza personale, perché è la somma delle piccole cose che uno può cambiare nelle proprie abitudini a fare la differenza".

Con Luca Parmitano s’è rimesso lo scafandro usato per cantare “L’italiano” due anni fa a Sanremo?

"Sì. Uno degli aspetti più interessanti di questo show è l’idea, sperimentale, di unire la divulgazione al varietà. Far passare concetti importanti suonando, ballando, scherzando e, naturalmente, cantando. Proviamo, ad esempio, a guardare in controluce testi di canzoniu famose per scoprire il loro lato green".

Sulla scia della trasmissione arriva pure il nuovo album “Volevamo solo essere felici”.

"Non è tematicamente legato allo show, ma racconta in maniera molto eterogenea il mio punto di vista. Nell’espressione del titolo c’è quel che sono oggi, parla molto di analisi interiore, segnando un ulteriore step rispetto al predecessore ‘Viceversa’. Le emozioni fanno molto leva su quella dimensione malinconica. Ognuno, a proprio modo ha la sua felicità".