Il cantautore Coez, al secolo Silvano Albanese, 38 anni
Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano Chi vale vola, chi vola vale, chi non vola è un vile. Parlando del nuovo album “Volare”, Coez sembra un po’ il Grunf di “Alan Ford”, il reduce dei fumetti coi suoi motti stampati sulla maglietta, e un po’ il Modugno di Sanremo mentre si perde nel blu del suo più grande successo. "C’è una frase in cui dico che volare è guardare su e non giù da un terrazzo, è pretendere di più, perché per vivere la vita val la pena assumersi dei rischi", racconta Coez, anzi Silvano Albanese, nell’attesa di dare una connotazione live ai nuovi brani col tour nei club che lo deposita il 2 febbraio ai Magazzini Generali e il 4 al LattePiù di Brescia. "Questi 13 brani rappresentano più versioni possibili di me, e vale la pena ascoltare tutto l’album per unire i puntini. Coesistono, anzi CoeZistono, tante sfaccettature diverse". Tutto con la complicità di Neffa, Gianluca Petrella, Guè Pequeno, Gemitaiz, Noyz Narcos, Salmo, Massimo Pericolo, e i Brokenspeakers, il collettivo in cui Silvano ha mosso i primi passi. Dopo la pubblicazione di “È sempre bello” sapeva già che direzione da prendere? "Sì, ce l’avevo già in testa. Mentre registravo quel disco col produttore Niccolò Contessa avevo coscienza di aver esaurito, o quasi, la vena indie e che il successore si sarebbe riavvicinato all’urban di ‘Faccio un casino’, magari con più featuring e con Sine, il mio produttore storico che ha poi spesso coordinato quelli venuti dopo di lui. La continuità tra i due progetti è data anche dal fatto che quell’album si concludeva con ‘Aeroplani’, mentre questo s’intitola ‘Volare’". Tra le frasi illuminanti c’è quella secondo cui l’amore non è bello, ma piace. "Penso che nelle vite di tutti c’è stato un momento in cui abbiamo pensato qualcosa del genere. È una frase in cui mi riconosco tanto, così come mi ritrovo in ‘Occhi rossi’ quando dico che ciò che ci illumina non sempre viene dall’alto; una frase d’amore semplice, che magari in tanti però hanno sulla punta della lingua". “Fra le nuvole” è costruita sul sampler di “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano, l’idea di vedere il ‘mondo da un oblò’ è di Gianni Togni, quella del tuffo ‘dove l’acqua è più blu’ è di Battisti. Album citazionista, dunque? "Ci sono parecchie citazioni altrui, ma pure; citazioni della mia vita o di cose fatte in passato. Ci sono pure citazioni de ‘L’odio’, di ‘Pulp-fiction’, ma la prima rimane ovviamente il titolo. La prima traccia, ‘Wu-Tang’ strizza l’occhio a quel Wu-Tang Clan con cui sono cresciuto. Alcuni l’hanno definita un ritorno al rap, ma per me è il pezzo più rock che abbia mai scritto". Un modo per marcare il suo territorio? "Come si capisce dai testi il territorio circoscritto è molto ampio. Un po’ come le Mura Aureliane di Roma. Un paio di pezzi un po’ anomali, ‘Margherita’ e ‘Occhi rossi’, sfondano quella barriera perché di stampo americano anche se molto Coez. Per fare questo lavoro senza annoiare, infatti, devo annoiarmi il meno possibile conservando un ampio raggio d’azione".