Billie Holiday cantautrice, la sofferenza e il suo amore

Canzoniere, da noi si dice così. Certo, l’ultima cosa che mi viene in mente di Billie Holiday, la cantante di jazz che più ha influenzato le generazioni a venire, da Chet Baker ad Amy Whinehouse, è il suo Song Book

Billie Holiday

Billie Holiday

Milano, 14 giugno 2018 - Canzoniere, da noi si dice così. Certo, l’ultima cosa che mi viene in mente di Billie Holiday, la cantante di jazz che più ha influenzato le generazioni a venire, da Chet Baker ad Amy Whinehouse, è il suo Song Book. Che invece è stato importante, interpretato da tutte le più grandi, ma anche da Frank Sinatra e Tony Bennet (“God Bless The Child”). La parte femminile compatibile con il maschile del jazz. Voce strumento nel senso di un’interpretazione di pancia che va oltre la tessitura, la flessibilità e il colore, che arriva a stravolgere l’originale con una modernità stravolgente. Diversa dal dolore ancestrale del blues. “Strange Fruit Lover Man”, “God Bless The Child”, “Gloomy Sunday” entrano come lame nella condizione umana della gente di colore ma ci raccontano anche di una sofferenza universale. Il manifesto di “Don’t Explain”. N riesco a spiegarmi, a spiegarti, a spiegarvi.

Questo doppio cd riunisce tutte le registrazioni in studio del suo Song Book, tutte le versioni in studio su differenti label, Columbia, Commodore, Decca, Verve, ancora Columbia, dal 1938 al 1957. “God Bless the Child”, “Fine and Mellow” e “Lady Sings the Blues “, ma anche “Tell Me More”, Long Gone Blues”, “Or Love Is Different”, “Billie’s Blues / I Love My Man”, “Somebody’s On My Mind”. “Now or Never” e “God Bless the Child”, registrate da Billie nel 1950 per la colonna sonora di un film. Nel secondo Cd potete ascoltare invece le versioni di Nina Simone, Aretha Franklin, Dinah Washington, Carmen McRae, Anita O’Day, Abbey Lincoln, Shirley Horn, Helen Merrill. Sam Cooke e Harry Belafonte in “God Bless the Child”, come il trio di Herbie Nichols, il pianista che la accompagnò nei suoi anni migliori.

Mal Waldron che suona “Left Alone” con Jackie McLean. Per farvi capire il livello dei musicisti che la accompagnano nel primo cd basta la formazione con Lester Young, Ben Wester, Coleman Hawkins, Mal Waldron, Jo Jones. O Count Basie con Buddy De Franco e Wardell Gray. Il suo Song Book parla alla fine di amori sfortunati, del suo uomo e del suo ex uomo. Di tutti quelli che l’hanno fatta soffrire. Fin da quando era poco più di una bambina. Per ritornare sempre all’ultimo o penultimo amore. Il Blues di Billie canta sempre e comunque, disperatamente, “I Love My Man”. Ma io amo ricordarla mentre frigge una cotoletta in cucina per l’amatissimo Lester Young. Quando girava in tour con la band negli stati del Sud ed era già un mito nel mondo, doveva dormire negli appartamenti per artisti neri, i cui indirizzi erano in una guida della vergogna. E Billie cucinava per tutti, in un raro momento di felicità.