Achille Lauro pronto per il Festival di Sanremo: "La musica mi ha salvato"

Aspettando l’Ariston il rapper presenta la sua autobiografia

Achille Lauro

Achille Lauro

Milano, 16 gennaio 2019 - «Sono una postar, una rockstar, un punk rockerz, uno scrittore bohémienne; sono il figlio di Dio, il figlio di ma’, un ragazzo normale, un miracolato, un pessimo esempio…». Pur sulla soglia del Festival di Sanremo, Lauro De Marinis, pardon Achille Lauro, ci tiene alla sua cattiva reputazione. E lo lascia intendere già nella prima inquadratura del docufilm “Achille Lauro No Name 1”, primo capitolo di una trilogia supportata dal Mibac, il ministero dei Beni e delle Attività Culturali, in arrivo nelle sale il prossimo autunno con la regia di Stefano Bontempi.  no sguardo al passato duro, a tratti feroce, come l’autobiografia “Sono io Amleto” presentata alla stampa ieri a Milano nell’attesa di tornare il 22 gennaio per farlo con i fan (alle 18) alla Feltrinelli di Piazza Piemonte. Tutto prima del Festival e del tour atteso il 19 maggio pure al Fabrique.

«Non volevo dare alle stampe un libro da rapper, ma un romanzo educativo, emozionale, per ricordare quanto sia l’impegno a consentirti di riuscire», assicura l’uomo che già nel risvolto di copertina, parlando di un’adolescenza spericolata fatta di droga e di rabbia, ricorda «sono nato l’11 luglio del 1990. I miei amici non hanno mai smesso. Sono riconoscente, un angelo mi ha protetto fino ad oggi. Quando ho firmato il mio primo contratto, dormivo in macchina». Del titolo shakespeariano incolpa, invece, la fascinazione «della tragedia diventata un’opera di successo». La storia «a lieto fine», iniziata dalla droga, di alcuni ragazzi «che invece di scegliere le str...ate hanno scelto la musica» e quindi, a suo dire, rappresentano un bell’esempio da raccontare. Un supereroe come nel video della vecchia “Real Royal Street Rap” con Marra(cash); perché pure nella suburra qualcuno vuole essere Robin e provare a cambiare le carte al proprio destino.

«Penso che la bella musica venga a chi ha qualcosa da dire», assicura il ragazzo col nome per cognome, che, come il divino Otelma, parla col plurale maiestatico per tenersi stretti sotto lo stesso riflettore il fido produttore Boss Doms e tutta la squadra che l’accompagna nelle sue «lauresche» scorribande artistiche. All’Ariston la ditta Lauro & Domes presenterà “Rolls Royce”, un brano firmato da «Achille» stesso e da Davide Petrella, che il tatuatissimo artista romano definisce «bello, frizzante e molto rock’n’roll». «Piacerà ai pischelli, ma anche alle persone più grandi perché non è vero che mi seguono i bambini», giura. «Il nostro pubblico è vasto, la fetta più grande va dai 16 ai 25 anni, è gente col cervello. E poi per un cantante Sanremo è un esame universitario in diretta tv; cantare con un’orchestra di 60 elementi è un’esperienza incredibile, una magia, quindi niente autotune, niente trap, quanto piuttosto un robusto suono anni Settanta-Ottanta con la cassa in 4/4» anticipa. «Ecco perché per la serata delle collaborazioni mi sarebbe piaciuto avere accanto Vasco o Renato Zero, ma davanti alla distanza tra sogno e realtà ho pensato di cambiare scenario e puntare, magari, su un attore. In questo momento sto ascoltando molto Elvis, i Beatles, anche se tra le pieghe del nuovo album una comfort zone trap per i fan la lasceremo comunque. Nei primi dischi abbiamo raccontato la nostra storia. Ora è arrivato il momento di fare nuove cose. Vogliamo capire dove siamo, vogliamo prendere più seriamente la vita. Stiamo lavorando per rimanere per sempre».