Variante Delta, l'Italia rischia le zone rosse? Le ipotesi

I dati italiani ci dicono che il 16,8% degli ultimi contagi sono da imputare a quest'ultima mutazione del Covid

Controlli in Galleria Vittorio Emanuele a Milano

Controlli in Galleria Vittorio Emanuele a Milano

Milano - Da lunedì 28 giugno l'Italia si colorerà di bianco, perchè anche la Valle d'Aosta - ultima regione in giallo - passerà alla fascia con minori restrizioni contro il Coronavirus. Ma questo scenario potrebbe durare poco: il CTS, infatti, non esclude ci possano essere delle nuove zone rosse - localizzate - a causa della variante Delta. In Italia, al momento, la situazione sembra comunque essere ancora sotto controllo e le ultime decisioni di Governo e CTS lo confermano: da lunedì via alle mascherine all’aperto, tranne che in Campania, e presto potrebbero anche riaprire le discoteche (ma solo con il green pass). 

Rischio zone rosse?

Ieri Franco Locatelli, Coordinatore del Cts e Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, ha accennato alla possibilità di ricorrere a un lockdown locale: "Se necessario - ha risposto Locatelli a una domanda su Sky - vanno create delle zone per fermare i cluster, come ad esempio è successo in Umbria quando si è verificata la diffusione della variante brasiliana". Oggi a Locatelli ha riposto  l'infettivologo dell'ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti: "Parlare oggi di zone rosse o lockdown non serve, occorre che gli italiani si vaccinino perché con la variante Delta gli obiettivi finali della campagna vaccinale sono cambiati: dobbiamo immunizzare l'80-85% della popolazione. Non possiamo accettare che rimangano senza vaccini milioni di persone. E poi vorrei sentire una parola più forte dalle istituzioni sul sequenziamento e la genotipizzazione dei casi registrati". Bassetti ha inoltre sottolineato: "Le zone rosse o i lockdown non li stanno facendo neanche gli inglesi, possono essere una soluzione estrema ma davvero vogliamo chiudere di nuovo gli italiani? Si deve puntare sul tracciamento dei casi, soprattutto di chi arriva dall'estero".

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Perché la variante Delta fa paura?

Più passano i giorni e più la variante Delta fa paura. I dati italiani ci dicono che il 16,8% degli ultimi contagi sono da imputare alla mutazione Delta del Covid, una percentuale destinata a salire (basti vedere che nel Regno Unico questa è già al 74,92% dei contagi).  "Dalla nostra sorveglianza epidemiologica - ha spiegato Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento Malattie Infettive dell'ISS - emerge un quadro in rapida evoluzione che conferma come anche nel nostro Paese, come nel resto d'Europa, la variante Delta del virus stia diventando prevalente. Con la prossima flash survey avremo una stima più precisa della prevalenza".  Per capire il motivo per cui la variante Delta fa così paura, nonostante la situazione sanitaria è ormai sotto controllo, basti guardare all’ultima circolare emanata dal Ministero della Salute. Si legge che, rispetto alla variante Alpha, la Delta risulta essere: del 40-60% più contagiosa e associata a un rischio più elevato di ospedalizzazione. Non solo, dunque, aumenta la velocità di contagio, ma risulta anche essere più pericolosa per la salute. Ed è per questo, e soprattutto con il timore che questa possa scatenare una nuova ondata in autunno, che la variante Delta non va assolutamente sottovalutata.

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Variante Delta, il vaccino funziona?

La variante Delta abbassa l’efficacia dei vaccini e, soprattutto, riesce a “bucare” la prima dose; solo dopo aver completato il ciclo vaccinale, infatti, si risulta più coperti dal rischio di contagio. Ma non bisogna puntare solo sui vaccini. L’Italia deve tornare a tracciare i contagi, aspetto che invece nelle ultime settimane - con il miglioramento generale della situazione - era stato messo da parte.

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E spunta anche la variante Delta Plus

Ma non c'è solo la variante Delta.  Esiste anche la 'variante della variante', detta 'Delta Plus' o 'AY.1', e secondo i primissimi studi sulla sua pericolosità avrebbe dimostrato di essere resistente a trattamento terapeutico con il cocktail di anticorpi monoclonali recentemente autorizzato dalle autorità sanitarie di Nuova Delhi. "Sono allarmato da sempre e non ho mai smesso. Il virus evolve e dobbiamo essere in condizioni di seguirne le evoluzioni, riconoscerle rapidamente e possibilmente contenerle. La condizione e' la stessa di un anno fa, con la differenza che ora abbiamo tanti vaccinati e non dovremmo tornare a una condizione epidemica pericolosa", ha detto Massimo Galli, direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale Sacco di Milano, riguardo quest'ultima mutazione. "Per quel poco che adesso si puo' conoscere, potrebbe avere una maggiore capacita' di diffusione. L'esperienza sulla Delta plus e' assai limitata", e sui sintomi, "non abbiamo molti dati che dicono che abbia un impatto clinico peggiore dell'altra. La sua capacita' di diffusione superiore da' al virus una chance in piu' di circolare e continuare ad incombere. Se fosse vero che non causa la perdita dell'olfatto, non sarebbe un buon segno. Diventerebbe infatti, piu' difficile identificare il virus. Ma e' tutto da verificare. Su questo campo si rischia di parlare un po' in anticipo". Secondo Galli, i vaccini disponibili ad oggi potrebbero essere efficaci sulla variante Delta plus: "Non dovremmo avere sorprese negative. I vaccini dovrebbero riuscire anche sulla variante Delta plus, a evitare terapie intensive e morte" e per contrastarne la diffusione bisogna andare avanti con i vaccini e le dovute accortenze: "I vaccini costituiscono una barriera fondamentale per limitare le conseguenze piu' pesanti". 

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