Yeman Crippa e il coraggio dei genitori: dal lavoro a Milano alla nuova vita in Trentino

L'incredibile storia del neo campione europeo dei 10mila metri e dei suoi 7 fratelli. Da un orfanotrofio etiope alle montagne trentine, passando per il capoluogo lombardo

La famiglia Crippa al gran completo

La famiglia Crippa al gran completo

Milano - Una storia che neanche il più scatenato degli sceneggiatori di Hollywood sarebbe riuscito a scrivere. È quella della famiglia Crippa, di cui Yeman, fresco vincitore del titolo europeo dei 10mila metri, è soltanto uno - anche se il più appariscente - degli elementi. 

Già, perché i Crippa sono una famiglia che definire speciale è davvero poco. Iniziamo dalle cose "facili", il numero: la famiglia del neocampione europeo conta ben 10 componenti. Oltre a Yeman ci sono papà Roberto, mamma Luisa, e poi Neka, Kalamu, Gadissa, Mekdes, Asnakec, Mulu, Elsabet. Cinque dei quali sono fratelli di Yeman, due invece sono cugini, o meglio, erano cugini, visto che i Crippa hanno adottato anche loro, trasformandoli quindi in fratelli.

E qui arriviamo alla parte "difiicile", che poi è anche la più bella: la storia. Il campo base dei Crippa è una bella casa in pietra e legno a 1.200 metri di altitudine a Montagne, piccola frazione del comune di Tre Ville, nel Trentino occidentale. Sono arrivati in questo paradiso affacciato sui monti da due punti di partenza molto lontani tra loro: da una parte Milano, dall'altra Addis Abeba in Etiopia.

Roberto Crippa, 51 anni, e Yeman, 22 anni: adottato con altri 7 fratelli e ora campione
Roberto Crippa, 51 anni, e Yeman, 22 anni: adottato con altri 7 fratelli e ora campione

Roberto Crippa, 53 anni, e l'ex moglie Luisa Fricchione, 60, sono infatti partiti da una normale vita nel capoluogo lombardo quasi vent'anni fa per mettere insieme questo miracolo di famiglia. Roberto faceva il rappresentante di articoli per animali e, come ha raccontato lui stesso, se la passava bene, faceva "un sacco di soldi". Poi però arriva la decisione rivoluzionaria, meditata da tempo, di adottare dei figli. E di andarli a prendere in una delle zone più povere dell'Africa. Si affidano quindi a un'associazione che si occupa di adozioni internazionali e individuano i loro bambini: sono tre fratelli di 3, 5 e 7 che vivono in un orfanotrofio di Addis Abeba.

I tre piccoli sono ospiti della struttura da qualche anno. Fino a poco tempo prima la loro famiglia era povera, ma viveva dignitosamente sull’altipiano di Dessiè, nel nord-est dell'Etiopia. Nel 1998 però scoppiò la guerra tra Etiopia ed Eritrea per il controllo della zona di Badme e cambiò tutto: nell’arco di poco tempo entrambi i loro genitori morirono a causa di una malattia infettiva.

Per questo i tre bambini, tra i quali c'è anche Yeman (il cui vero nome è Yemaneberhan, che in aramaico significa “il braccio destro di Dio”) finiscono in orfanotrofio. "Non era un bel posto dove vivere - ha raccontato Yeman - Tutti i bambini non vedevano l’ora che degli uomini bianchi venissero a prenderli e portarli via". E così accade. Le speranze dei tre piccoli senza famiglia incrociano la volontà di costruirne una tutta nuova di Roberto e Luisa.

La coppia milanese però, come spesso accade a quelli che si imbarcano nelle adozioni internazionali, scopre poco prima di incontrare i loro futuri tre figli, che i piccoli non sono affatto solo tre, ma 6. Insieme a loro in orfanotrofio ci sono infatti altri 3 fratelli, di 11, 14 e 15 anni. E non solo: ci sono anche altri 2 cugini. "Nessuno tra noi - ha ricordato Yeman in un'intervista - parlava della possibilità che ci dividessero. Entrambe le cose non ci piacevano: né restare lì, né finire in famiglie diverse".

E così, alla fine è stato. Roberto e Luisa, che già erano disposti a sconvolgere la loro vita da normale coppia milanese, si trovano davanti una decisione ancora più complicata. Stravolgere quella vita non solo con tre bambini che fuggono dalla miseria in Etiopia, ma anche con altri tre adoloscenti loro fratelli, più due cugini vicini ai vent'anni. Una decisione aiutata anche dalle parole dei tre piccoli che - ha spiegato Roberto - "continuavano a ripetere i nomi dei loro fratelli e dei loro cugini". I Crippa quindi decidono che se rivoluzione dev'essere, che rivoluzione sia per davvero: portano in Italia i primi tre più piccoli, poi fanno arrivare i tre più grandi e infine anche i due cugini

Così, eccoli lì. Una famiglia di 10 persone "accampata" in una casa di pietra e legno sulle montagne del Trentino: i letti per i figli, che inizialmente dovevano essere tre, diventano otto. Forza e determinazione dei genitori raddoppiano di conseguenza. "La giornata non finiva mai - ha raccontato Roberto in un'intervista - ma si faceva tutto con gioia". Roberto lascia il lavoro da rappresentante e oltre a tirar su i suoi ragazzi si dedica adesso all'assistenza di persone non autosufficienti. Alla domanda su come ci siano riusciti, ha risposto con tutta la semplicità del mondo: "Riciclando i vestiti, investendo su cibo e, all’occorrenza, medicine. L’importante era che ciascuno, nella vita, avesse la possibilità di scegliere la sua strada". Cosa che, effettivamente, è successa. Tutti i Crippa infatti hanno trovato la propria strada. Chi nella cooperazione uinternazionale, chi andando a lavorare in Australia, chi facendo l'operaio, il cameriere, la parrucchiera, chi infine dedicandosi allo sport.

E la scena finale di questa storia, che è già un (bellissimo) film, non può che essere l'esaltante cavalcata di Yeman sull'ultimo rettilineo della pista di Monaco durante la finale dei 10mila metri. Una rimonta irresistibile, coronata da una scintillante medaglia d'oro. Perfetta metafora della vita di questo campione e dei suoi fratelli. Dalla miseria di un orfanotrofio etiope al successo sotto gli occhi stupiti del mondo. Ma forse il successo più grande i Yeman e i suoi fratelli l'hanno ottenuto incrociando, vent'anni fa, gli occhi pieni di speranza di papà Roberto e mamma Luisa.