Addio a Walter Di Benedetto, malato che lottò per legalizzare la cannabis terapeutica

Malato da anni di una grave forma di artrite reumatoide, nell’aprile di un anno fa era stato assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di aver coltivato a casa marijuana

Walter Di Benedetto (a destra) con Marco Cappato

Walter Di Benedetto (a destra) con Marco Cappato

Arezzo - È morto per arresto cardiaco a 49 anni Walter De Benedetto, uno dei malati simbolo della battaglia per la liberalizzazione della cannabis a scopo terapeutico. Malato da anni di grave forma di artrite reumatoide, nell’aprile di un anno fa era stato assolto perchè il fatto non sussiste dall’accusa di aver coltivato a casa marijuana: per il gup di Arezzo la produceva e utilizzava a scopo terapeutico per la sua malattia. Viveva a Olmo, nel comune di Arezzo, da dove era riuscito a portare il tema della cannabis terapeutica all’attenzione dell’opinione pubblica.

 Con la sua battaglia era diventato un simbolo per coloro che necessitano della cannabis per curare determinate patologie. Nel 2019 era finito sotto processo dopo un blitz nella sua casa da parte dei carabinieri, dove era stata scoperta una serra dove De Benedetto coltivava la cannabis. Nel suo ultimo appello al Parlamento, lo scorso 17 marzo, aveva scritto: “Ci sentiamo scoraggiati perché sembra che il nostro Stato preferisca lasciare 6 milioni di consumatori nelle mani della criminalità organizzata anziché permettergli di coltivarsi in casa le proprie piantine“ e concludeva, come sempre, ricordando a tutti che “Il dolore non aspetta“. 

Così ricorda  l’associazione Meglio legale ricordando Walter De Benedetto, malato simbolo della lotta per la liberalizzazione dell’uso della cannabis a scopo terapeutico morto. “Nella notte purtroppo ci ha lasciato Walter De Benedetto - spiega Antonella Sodo, coordinatrice della campagna Meglio legale che lo scorso anno ha seguito il processo di De Benedetto, imputato per aver coltivato la sua terapia -. Con il suo coraggio è riuscito a portare il tema della cannabis terapeutica, e di tutte le difficoltà in cui incorrono i pazienti che ne fanno uso, all’attenzione dell’opinione pubblica“.

“È stato costretto a fare una cosa che nessun paziente dovrebbe fare: rendere pubblico il suo dolore. Da vero leader gentile ha fatto della sua sofferenza una battaglia di e per molti. Noi continueremo la sua e la nostra lotta con maggiore forza e determinazione, come lui ci ha insegnato“. De Benedetto, si ricorda, era affetto da artrite reumatoide da giovanissimo, da oltre 35 anni - avrebbe compiuto 51 anni quest’anno. Aveva deciso di coltivare cannabis per supplire alle mancanze del Sistema Sanitario che non gli garantiva la terapia, nonostante la regolare prescrizione. 

Costretto ad affrontare un processo, con la sentenza dello scorso aprile 2021, si è sancita la sua non colpevolezza: l’utilizzo della cannabis è stato dichiarato strettamente legato ai fini terapeutici. Le motivazioni sono apparse come una novità nel panorama giurisprudenziale, creando con la sua battaglia un precedente in grado di aiutare molti altri nelle sue condizioni. Supportato da Meglio Legale e dall’associazione Luca Coscioni, Walter De Benedetto si era più volte appellato alla politica: in vista del suo processo si era rivolto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 

L’ultima lettera, appunto, lo scorso 17 marzo 2022, al Presidente della Camera Roberto Fico, alla Ministra Fabiana Dadone e al Presidente della Commissione Giustizia Mario Perantoni per sollecitare la risposta del Parlamento davanti alla proposta del ddl sulla coltivazione domestica, ancora oggi in discussione in Commissione Giustizia.

“Adesso l’assenza, il dolore e tutto si intreccia, si confonde. Emozioni, sofferenze, gioie, affetti. Mitezza e coraggio. L’amore per il babbo, musicista come lui, lo sfibramento della malattia. Gli incontri a casa sua, i suoi animali, Erry e la mamma. Certo le sue battaglie per i diritti restano intatte e proseguiranno col suo esempio verso le vittorie di civiltà come lui le chiamava. Dopo la cannabis terapeutica, l’anelito di morire con dignità. Auguro davvero sia andata così, caro Walter. Ti abbraccio forte, con leggerezza». 

Lo scrive su Fb Enzo Brogi, già sindaco di Cavriglia (Arezzo) e consigliere toscano del Pd, promotore della prima legge regionale in Italia sull’uso terapeutico della cannabis. La dose consentita per legge non era sufficiente a lenire i dolori lancinanti che la malattia gli provocava. Accusato di coltivazione illecita di cannabis, era stato poi assolto dal tribunale di Arezzo nel 2021. De Benedetto si era più volte speso anche sul tema dell’eutanasia.