La vulvodinia, patologia salita alla ribalta delle cronache in questi giorni anche grazie alla battaglia che Damiano, frontman dei Maneskin, sta conducendo al fianco della fidanzata Giorgia Soleri, è una malattia ginecologica caratterizzata da dolore cronico alla vulva e nei tessuti che circondano l'accesso alla vagina. Il dolore vulvare cronico che contraddistingue il disturbo è associato a forte bruciore, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali) e arrossamento.
Quali sono i sintomi?
La vulvodinia provoca bruciore, irritazione, secchezza, sensazione di abrasione a livello vulvare, tensione, sensazione simile a punture di spillo e gonfiore.
Le cause della vulvodinia
La vulvodinia può essere provocata da infezioni batteriche o micotiche vaginali e vescicali, predisposizione genetica alle infiammazioni, lesioni del nervo pudendo dovute al parto a o traumi ipercontrattilità vulvo-perineale, alterazioni genetiche, traumi derivanti da rapporti sessuali, visite o interventi chirurgici ginecologici secondo quanto spiegano gli esperti del gruppo Humanitas.
Perché viene la vulvodinia: miti da sfatare
All'origine del dolore, come spiegano gli esperti di Humanitas Castelli, vi è spesso un'iperattività dei mastociti, cellule del sistema immunitario che inducono uno stato infiammatorio prolungato. Le cause della vulvodinia sono sconosciute. È ormai accertato che non è causata da infezioni attive, da cattiva alimentazione, né da alterazioni del sistema immunitario o allergie. Non è neppure una malattia sessualmente trasmessa.
Può essere provocata da abitudini errate?
Questo disturbo può anche essere causato da abitudini quotidiane come andare in bicicletta, indossare indumenti troppo stretti o stare troppo a lungo sedute. Può anche associarsi a disturbi vescicali e/o uretrali.
La malattia "invisibile" che colpisce il 15% delle donne
Pur essendo una patologia che colpisce circa il 15% delle donne, può essere diagnosticata tardivamente e non curata per anni. E' infatti considerata una malattia "invisibile". Tanto che per lungo tempo è stata considerata una malattia "psicosomatica" o "psicogena". Oggi non è più così e può essere gestita efficacemente con un adeguato protocollo terapeutico.