Gianluca Vialli, quando Luzzara lo comprò per 500mila lire e qualche chilo di mortadella

L'arrivo alla Cremonese e i ricordi del primo allenatore (di pallacanestro): "Magro, pieno di ricci. Lo chiamavamo Topolino. Era un bimbo felice e simpatico"

"Io e Don Angelo Scaglioni abbiamo visto crescere Gianluca all’oratorio Cristo Re, lo chiamavamo Topolino: era magro con un casco di riccioli in testa, sembrava un cartone animato. Ma ciò che mi è rimasto più impresso è la sua immagine di bambino felice e simpatico", racconta il suo primo allenatore, non di calcio, ma di mini basket, Maurizio Mondoni, che a quei tempi studiava per diventare professore di educazione fisica. Allora i ragazzi si cimentavano in tutti gli sport, e Gianluca con il fratello più grande Maffo, prima del calcio tentò la strada della pallacanestro, ottenendo buoni risultati.

Gianluca Vialli agli esordi
Gianluca Vialli agli esordi

"Lui era polivalente, gli riusciva tutto bene ma era evidente che il suo talento maggiore era quando la palla li passava tra i piedi, aveva qualcosa in più rispetto agli altri e negli ultimi anni quando capitava di incontrarsi, ci scherzavamo su in dialetto cremonese, mi diceva “Ciao Mondo, va fa ben a giocà a fubal“". Gli anni di formazione, quelli che poi l’hanno reso il campione “Stradivialli“ con le maglie di Sampdoria, Juventus e Nazionale - l’ultima impresa la vittoria dell’Europeo nel 2021, conquistata da capo delegazione degli Azzurri - sono trascorsi sotto l’egida dei suoi fratelli più grandi, Nino, Marco, Maffo e Mila, ma anche tra le ragazzate che combinava con gli amici fraterni, Fabrizio Frittoli, Tiziano Ascani, Marco Nicoletti e i fratelli Pirri, che si ritrovavano al bar Rio e a tirare pallonate alle saracinesce dei garage in Via Toti.

"Lui in ogni caso era più maturo e coraggioso rispetto ai ragazzi della sua età, tant’è che il Pizzighettone lo volle subito tra le proprie fila, poi arrivò Ivanoe Nolli, conosciuto da tutti come Babo, lo stesso che portò Cabrini a Cremona, e lo accompagnò dal presidente Luzzara: si dice che in cambio sborsò 500mila lire e qualche mortadella", riferisce Mondoni. Vialli esordisce giovanissimo a 16 anni in Serie C con i grigiorossi e ha un carattere così forte, che entra anche in contrasto con l’allenatore Vincenzi che lo aveva appena fatto debuttare in prima squadra ma è con l’arrivo del tecnico Emiliano Mondonico che diventa un giocatore completo.

Con il mister di Rivolta D’Adda nasce un rapporto di fiducia, di stima e di rispetto: le famiglie si frequentano e negli anni il legame si fortifica sempre di più, tanto che Clara Mondonico, figlia di Emiliano, ha continuato a rimanere in contatto con Gianluca fino agli ultimi giorni. "Per me è stato un amico ma soprattutto un grande uomo. Da quando papà se ne è andato non avevo pianto per nessuno ma stamattina sono scoppiata in un lago di lacrime. Mi ricordo che si prendevano in giro di continuo, papà diceva “Sono io che ti ho fatto arrivare a questi livelli“ e Gianluca ribatteva “Se sei arrivato ad allenare piazze importanti è perchè c’ero io“ e poi si mettevano a ridere. L’immagine più bella di Gianluca e papà? Quando si incontravano da avversari sui campi da calcio, perché non sembrava che dovessero sfidarsi, poi con il tempo ho capito. Per mio papà Gianluca era rimasto il “bambin“, lo stesso ragazzino di Cremona in cui vedeva il talento del campione. Ora sono sicura che potranno farsi compagnia in cielo", dice Clara commossa.