Viaggio nella capitale del mattone Lissone, dove i prati sono un ricordo

Nella provincia con più suolo artificiale d’Italia, è il Comune più urbanizzato. "Un dormitorio, ma ci viviamo bene"

di Fabio Luongo

LISSONE (Monza e Brianza)

Case, case e appartamenti a battaglioni per la città più cementificata della provincia più edificata d’Italia. Tanto grigio e poco verde, lo dicono i numeri e lo dicono gli occhi girando per questa cittadina arroventata dal sole e posta nel bel mezzo della Città infinita (conio Aldo Bonomi) a nord, e un po’ dentro, Milano. Benvenuti a Lissone, seconda città per dimensione della provincia di Monza e Brianza, territorio che a sua volta con il 40,7% del terreno sacrificato al mattone è l’area più costruita d’Italia, davanti a Napoli (34,6%) e Milano (31,7%). È l’immagine senza appello del report 2022 dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: Lissone abitanti e industrie li ha disseminati nel 71,3% del suo territorio portandosi così addosso la maglia nera di comune più cementificato nella provincia con la percentuale di suolo artificiale più alta d’Italia.

Tutti se ne sono accorti quando hanno cominciato a vedersi gli effetti di un boom edificatorio partito nei primi anni Duemila e che ha fatto schizzare, nel giro di un ventennio, i residenti dai 34.450 del 2001 ai quasi 47mila di oggi, una differenza di oltre 12mila persone, da queste parti l’equivalente di una cittadina di medie dimensioni. Nonostante i tentativi di tirare un po’ il freno la situazione resta quella, con le facce contraddittorie di un territorio dove i vari parchetti di quartiere o i 115mila metri quadri del Bosco Urbano, col suo laghetto artificiale di 10mila metri quadri, non bastano ad arginare la carenza di verde certificata. Tutto vero, ma forse c’è cemento e cemento. Perché se la Vigevano del boom raccontata da Giorgio Bocca contava fabbriche e milionari a frotte ma nessuna libreria, qui la libreria c’è, assieme ad altri spazi culturali importanti, a realtà produttive che tengono duro nonostante le crisi e a un mercato immobiliare che negli ultimi vent’anni ha visto un’espansione titanica, guardata da alcuni con ammirazione e da altri con orrore.

"È una dura realtà, frutto di passate politiche poco attente al sistema ambientale - puntualizza l’assessore all’Urbanistica Massimo Rossati -. Questa pesante eredità oggi dev’essere affrontata. Il problema c’è ma per fortuna esiste pure una medicina: un taglio consistente delle aree urbanizzabili. Cercheremo di favorire azioni di rigenerazione urbana". Un punto di vista diverso ce l’ha Fabio Meroni, già sindaco e parlamentare della Lega (candidato non eletto alle ultime politiche per Italexit), tra gli uomini forti delle amministrazioni di centrodestra a cui viene imputata l’esplosione edilizia: "Se continuiamo ad avere questo primato vuol dire che tutti hanno cementificato, giunte di centrodestra e di centrosinistra - dice -. Ma le amministrazioni di centrodestra hanno comunque lasciato anche opere pubbliche importanti e servizi per i cittadini: la zona industriale che macina più Pil in tutta la Brianza, un cinema multisala, un centro commerciale. E coi soldi degli oneri sono stati fatti il Museo e la biblioteca: se la gente continua a venire a Lissone qualcosa di buono ci troverà".

Sì perché in tutto quel cemento galleggiano industrie di rilievo internazionale, come la Oeb-Officine Egidio Brugola, ma pure un Museo d’Arte Contemporanea o la grande biblioteca. Non basta però per Giovanni Angioletti, storico esponente dell’ambientalismo lissonese. "È una storia che conosciamo da troppo tempo - spiega -: nonostante gli stop al consumo di suolo negli ultimi anni, scontiamo ancora gli effetti nocivi di quanto approvato prima. E purtroppo gli appetiti non sono ancora sopiti". Contraddizioni che si rincorrono anche nelle opinioni di chi in città ci abita e ci lavora. "Sicuramente dovrebbero esserci più cose per i bambini, ma come città è verde, i parchi ci sono, però vanno più curati" dice Elena Stankevic. "È vero, c’è troppo cemento e manca il verde", ribadisce Andrea Crippa, ex edicolante. Mentre per Sergio Cereda, titolare del bar ristorante Civico 36, "certamente il cemento c’è e non poco, però è una bella cittadina". "Lissone è diventata un po’ una città dormitorio - conclude Felice Ornaghi, da 45 anni titolare dell’omonima ferramenta -, sicuramente rispetto a vent’anni fa è cambiata in peggio". Una cosa è certa: nella Città infinita non si è mai finito di costruire.