Varianti del coronavirus: è "colpa" dell'evoluzione

Cambiamenti genetici, risposta all'immunità, comportamenti imprevisti e adattamento alle terapie: le ipotesi degli scienziati sulla comparsa delle nuovi versioni

Analisi sul virus in laboratorio

Analisi sul virus in laboratorio

Milano, 28 gennaio 2021 - Perché le varianti di coronavirus che stanno complicando la nostra battaglia contro il Covid stanno facendo la loro comparsa proprio adesso? E quali sono i motivi che hanno portato alla loro entrata in scena? Sono quesiti a cui stanno cercando di rispondere scienziati e virologi, proprio nei giorni in cui anche in Italia viene accertato un numero sempre più consistente di persone positive alle versioni inglese, sudafricana e l'ultima, quella brasiliana. Tutte le tesi ipotizzate, al momento, portano a spiegare l'affermarsi delle nuove varianti principalmente con la risposta dell'evoluzione.

I virus mutano in continuazione, passando da una persona all'altra. Le prime varianti di Sars-Cov-2 sono state tracciate nella scorsa estate. E, all'inizio, non si sono rivelate più contagiose o pericolose. Ora ne sono state identificate tre, più preoccupanti. C'è quella inglese, identificata a settembre, che si sospetta possa essere più contagiosa e, forse, anche più letale. Poi ci sono quelle sudafricana (scoperta a ottobre) e brasiliana (primi casi a dicembre), su cui non si sa ancora molto. 

Però gli scienziati pensano che possano aver trovato il modo di aggirare, almeno in parte, il sistema immunitario. Ipotesi che aumentano la preoccuapazione, proprio quando si registra il record di vittime in un giorno.

La corsa delle varianti

Perché queste varianti più "preoccupanti" sono apparse ora? “La grande differenza – dice Emma Hodcroft, epidemiologa dell'università di Berna, al sito statunitense Vox – è che prima di dicembre non avevamo osservato varianti che si comportassero diversamente” dal ceppo originario. La domanda si porta dietro un'altra questione, ancora più dirimente. Come potrebbe evolversi ancora il coronavirus? Emergeranno altre varianti che possano rendere più difficile la nostra battaglia contro il Covid-19? Per ora gli scienziati hanno ipotizzato quattro ragioni per la comparsa di queste varianti. Tutte hanno a che vedere con il fenomeno dell'evoluzione. 

La diversità genetica del virus aumenta nel tempo

I virus mutano perché realizzano in continuazione loro copie in numeri enormi. Più la pandemia si aggrava, più possibilità ci sono che il virus evolva. All'inizio della pandemia le versioni di Sars-Cov-2 erano molto simili fra loro, perché non erano diverse dall'originale. Ma ora il virus è cambiato, come se fosse un albero genealogico di una famiglia. 

“Non c'è' evidenza che il virus muti più velocemente – dice l'epidemiologa dell'università di Chicago Sara Cobey sempre a Vox.com – E' solo che questi cambiamenti si accumulano, mano a mano che la pandemia avanza. Se continui a copiare un libro, aumenta la possibilità di arrivare con una versione diversa da quella iniziale”. E così è successo al virus responsabile del Covid-19.

Queste varianti, poi, sembrano anche più efficienti nel diffondere l'infezione. Questo, secondo gli scienziati, si spiega con la selezione naturale. Non solo. Accade anche che queste varianti sembrano essere più “efficienti” nell'infettare le persone o nell'aggirare il loro sistema immunitario. Questo si spiega con la selezione naturale.

E' possibile che il virus si evolva in risposta all'immunità in crescita

I cambiamenti genetici, in alcuni casi, hanno portato a un miglioramento delle "performance" delle nuove varianti rispetto alle precedenti. Questo può consentire loro di infettare una fetta più ampia delle popolazioni.

Sia la variante brasiliana, sia quella sudafricana hanno sviluppato una mutazione in grado di cambiare la parte del virus che attacca le cellule umane. Questa mutazione potrebbe rendere le nuove varianti pericolose anche per chi ha già contratto il Covid, anche se questa teoria non è ancora confermata.

C'è il sospetto, anche se questa è solo un'ipotesi, che le varianti sudafricana e brasiliana si possano essere evolute in risposta all'immunità della popolazione, che sta aumentando in parallelo all'evoluzione del virus e, negli ultimi tempi, al diffondersi - considerato comunque ancora troppo lento - della campagna vaccinale.

All'inizio della pandemia nessuno, ovviamente, era stato mai stato esposto al virus. Nessun sistema immunitario, all'epoca, sapeva riconoscere Sars-CoV 2. Se per caso già all'epoca avesse fatto la sua comparsa una variante capace di aggirare l'ostacolo del sistema immunitario, non si sarebbe fatta strada perché non avrebbe superato in forza gli altri suoi “compagni di infezione”.

Oggi, con l'espandersi dell'infezione a macchia d'olio e lo sviluppo di un certo livello globale di immunità, le varianti che sanno "saltare l'ostacolo" del sistema immunitario possono contare su un vantaggio competitivo rispetto alle altre, dato che possono crescere e replicarsi. E così si affermano come varianti dominanti.

“Non siamo sicuri al 100% che questo sia accaduto – prosegue Hodcroft, sempre raccontando le sue teorie a Vox – Ma sono le cose a cui pensiamo quando riflettiamo sulla comparsa" quasi in contemporanea delle nuove varianti.

Il virus si è diffuso così tanto che si iniziano a notare sviluppi imprevisti

Più una pandemia avanza, più possono accadere fatti "anomali". La variante inglese potrebbe spiegarsi così. Avrebbe subìto parecchie mutazioni genetiche in poco tempo: per questo gli scienziati sospettano che abbia fatto il suo debutto maturando all'interno di una persona immunodepressa.

Le difese immunitarie ridotte, infatti, possono portare a una permanenza più lunga del virus nell'organismo. Così Sars-CoV 2 ha più tempo per evolversi ed elaborare modifiche che gli consentono di beffare il sistema immunitario con maggiore agilità.

Perché ciò accada una persona immunodepressa deve essere contagiata, al suo interno si deve sviluppare una mutazione del virus che poi deve essere passato a un'altra persona attraverso il contagio. "Dato che i casi sono ancora moltissimi - è il parere dell'epidemiologa con cattedera nell'università svizzera - aumenta la possibilità che prima o poi si manifesti una dinamica del genere".

Alcune terapie per il Covid-19 potrebbero aver contribuito all'evoluzione

La crescita delle varianti potrebbe avere qualcosa a che fare con l'uso del cosiddetto plasma iperimmune. E l'opinione di  Michael Worobey, responsabile del dipartimento di Biologia dell'evoluzione all'università dell'Arizona, anche lui a colloquio con Vox. L'utilizzo del plasma iperimmune in alcune persone trattate con questa terapia, è la sua tesi, può creare un ambiente che favorisce una variante più forte.

Una trafila simile, intatti, è stata mostrata in persone alle quali è stato somministrato plasma iperimmune. Che, in questo caso, si comporta come una forza di selezione naturale: a quel punto fra le diverse varianti si innescherà quella capace di battere gli anticorpi presenti nel plasma. Una teoria ancora tutta da accertare, ma su cui si sta lavorando.  

Parola d'ordine: più vaccini per tutti

Un percorso accidentato nell'avanzamento della campagna vaccinale potrebbe favorire l'emergere di nuove varianti. I vaccini rappresentano un altro sistema di selezione nell'universo dei virus.  Se dovesse emergere una versione del virus un po' più efficiente nell'aggirare l'immunità garantita dal vaccino, potrebbe diffondersi con maggiore rapidità. Un'immunità solo parziale nella popolazione può funzionare da detonatore per l'evoluzione del virus. E' per questo che gli esperti sperano che le vaccinazioni procedano il più velocemente possibile.

"Dovremmo riuscire a tenere il numero dei casi il più basso possibile mentre è in corso la campagna vaccinale - dice ancora Worobey a Vox - Questo perché quando vaccini centinaia di milioni di persone il virus sta per subire un'intensa pressione a trovare modi per combattere l'effetto degli antidoti”.

Alcune di queste varianti in grado di "resistere" ai vaccini potrebbero già esistere ma non essere ancora state tracciate. O potrebbero formarsi presto. “E queste varianti – afferma Worobey – potrebbero diventare più contagiose mano a mano che si procede con i vaccini”.

La buona notizia è che sembra che i vaccini attualmente in uso possano avere una certa efficacia contro le varianti e che possa essere possibile migliorare la forza dei vaccini in caso di futuri cambiamenti. Ma sarebbe stato possibile bloccare questa evoluzione? “Il modo migliore – chiude Worobey sempre parlando con Vox – sarebbe stato evitare una diffusione tanto ampia della pandemia. Se ci fossimo riusciti e poi fosse partita la campagna di vaccinazione, ci troveremmo in una situazione meno pericolosa”.