Covid: variante giapponese? Cosa sappiamo su E484K e i vaccini

E' davvero una nuova variante? I vaccini funzionano? Ecco cosa dicono gli esperti

Test Covid

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Milano - "Variante" giapponese? Giusto vigiliare, ma niente panico. E' l'invito degli esperti dopo la segnalazione, da parte di un ospedale di Tokyo, di "E484K" (detta anche Eek).  Quella contro le varianti del virus SaRScOV2 "è ormai una corsa contro il tempo" ha detto ieri Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e professore associato di Malattie Infettive all'Università di Roma Tor Vergata. Ma cos'è e cosa sappiamo di E484K? La cosa certa è che "più il virus circola più tende a mutare e dare luogo a nuove varianti - ha sottolineato Andreoni-. L'unica strategia è dunque quella di bloccare il prima possibile la circolazione del virus e per far questo la vera arma di cui disponiamo è la vaccinazione"

Oggi Roberto Burioni, virologo dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano ha ammonito: "Ormai domina il 'varianterrosimo: ogni variante che compare, si fa terrorismo. E' normalissimo che un virus nuovo generi varianti, dobbiamo preoccuparci quando queste hanno caratteristiche che le rendono pericolose. La variante inglese, ormai dominante in Italia, è molto pericolosa perché è molto più contagiosa e anche più letale, causa malattia più grave. Poi ci sono la brasiliana e la sudafricana, ma altre varianti preoccupanti non ci sono". E la cosiddetta variante giapponese (E484K)? "Secondo uno studio condotto dalla stessa azienda, il vaccino Pfizer sembra funzionare benissimo anche contro questa variante" ha sottolineato. 

Per Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell'ospedale Sacco di Milano "c'è purtroppo la conferma che anche in Giappone, dove sono estremamente cauti e precisi, si sono ritrovati, e sottolineo a meno che non vengano fuori dati diversi - ha spiegato Galli - la brutta ma prevedibile sorpresa che si stanno diffondendo dei casi, non moltissimi, della variante brasiliana che era già stata segnalata a gennaio. Le persone che viste a gennaio con quella variante hanno evidentemente lasciato dietro di sé un codazzo di infezioni che, trascorsi alcuni mesi, si ritrovano negli ospedali".

Anche per l'epidemiologo Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed epidemiologia della facoltà di Medicina dell'Università Campus Bio-Medico di Roma la cosiddetta variante giapponese non rappresenta nulla di nuovo: "Si tratta della solita mutazione E483K, presente nella variante brasiliana, in quella sudafricana e almeno nel 50% di quella inglese. E' una variante come tutte le altre che stanno circolando, e non va a inficiare la vaccinazione. Può al massimo diminuire di qualche percentuale l'efficacia dei vaccini, ma per ora funzionano anche contro questa mutazione".  Questa mutazione "è stata chiamata 'giapponese' - ha detto - perché secondo loro (ma su questo non abbiamo certezza, in quanto potrebbe essere sfuggito qualcosa) nasce in Giappone, è stata isolata lì e non si tratterebbe di una mutazione importata dall'estero. Potrebbe essere così, non ci sono dati per affermare il contrario, ma ciò non toglie che sia uguale alle altre. Se davvero - prosegue - è 'nata' in Giappone, cioè se abbiamo mutazioni che avvengono in Continenti diversi ma nello stesso punto del genoma del virus (in questo caso il 484) questo potrebbe rientrare tecnicamente nel concetto di 'omeoplasia', cioè di 'convergenza evolutiva': ciò significa che siamo davanti ai primi accenni che il virus sta evolvendo per potersi adattare al nuovo ospite che siamo noi".  "In altre parole - ha precisato Ciccozzi - queste varianti non hanno un progenitore comune ma si tratta di un adattamento che sta tentando il virus. Quanto tempo ci metterà per adattarsi non lo sappiamo, ma quello che è certo che una vaccinazione importante e seria riuscirà a farlo adattare prima e ad averlo quindi come un compagno di viaggio che ci farà meno male". 

"Quella che molti stanno chiamando 'variante giapponese' una mutazione che riguarda un singolo punto della proteina Spike del virus, che si è vista con elevata frequenza in Giappone. Ma che conoscevamo già da tempo" ha sottolineato Giuseppe Novelli, genetista del Policlinico Tor Vergata di Roma. "Si chiama E484K ed è 'mutazione di fuga' - ha aggiunto il genetista - perché aiuta il virus a scivolare oltre le difese immunitarie del corpo e che, teoricamente, può influire sull'efficacia del vaccino". Novelli ha spiegato che non si tratta di una "nuova conoscenza". "La mutazione è stata identificata per la prima volta nella variante sudafricana ed è stata riscontrata anche il altre varianti". "E' una mutazione che seguiamo da tempo - ha continuato - e dobbiamo stare tranquilli. Al momento i vaccini, come quello di Pfizer e Moderna, rispondono abbastanza bene e dobbiamo avere fiducia che si possano comunque aggiornare". Novelli ha invitato a evitare di fare "terrorismo". "Il virus muta ed e' normale che lo faccia", ha sottolineato. "Possiamo sempre trovare nuove varianti, ma dobbiamo avere fiducia - ha proseguito - che i vaccini rispondono bene e stiamo sviluppando anche armi importanti, come nuovi farmaci che spero arrivino a breve, che usano meccanismi diversi e che la cui efficacia non dipende dalle varianti". 

"Sulla variante giapponese dobbiamo vigilare, con il sequenziamento, ma anche non fare terrorismo ogni volta che si trova una variante dall'altra parte del mondo" ha detto l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. "Il Giappone - ha spiegato Bassetti - ha gestito molto bene tutte le fasi della pandemia ma è molto indietro con le vaccinazioni. È quindi probabile che essendoci da loro una quarta ondata di casi, la responsabilità sia proprio di questa variante perché il virus è tornato a girare liberamente". "L'unico modo per combattere le mutazioni - ha concluso il direttore della Clinica di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova - è velocizzare le vaccinazioni ed evitare che il virus passi da una persona all'altra. Solo così si evita la selezione delle varianti che comunque ci saranno sempre. È la storia dei virus, dei batteri e dei funghi. Sono in continua mutazione e evoluzione".