Variante Delta dominante in Europa. L'Oms lancia l'allarme: "Troppi giovani a rischio"

L'Organizzazione mondiale della Sanità chiede ai Paesi di intervenire per spezzare le catene di contagio: "Favorire l'accesso ai test gratuiti"

Sintomi della variante Delta

Sintomi della variante Delta

La variante Delta è ora dominante in 19 Paesi dell'Unione Europea e bisogna fare di più per prevenirne la trasmissione. È quanto affermano il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l'Organizzazione mondiale della Sanità in una nota congiunta. I casi confermati di Covid-19 sono aumentati in tutta Europa ogni settimana nell'ultimo mese, in particolar modo tra i giovani tra i 15 e i 24 anni: in questa fascia è stato osservato un aumento di cinque volte dei casi segnalati.

Il dottor Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell'Oms Europa, ha affermato che "nonostante gli enormi sforzi degli Stati membri per vaccinare le persone in tutta la regione, milioni di persone rimangono non vaccinate e quindi a rischio di finire in ospedale". Kluge ha aggiunto: "La buona notizia è che i dati mostrano chiaramente che ricevere una serie completa di vaccinazioni riduce significativamente il rischio di malattie gravi e di morte". Andrea Ammon, direttore dell'Ecdc, ha spiegato: "Dobbiamo rimanere vigili e continuare a usare il buon senso per prevenire la diffusione del virus. Questo significa fare un ciclo completo di vaccinazione non appena se ne presenta l'occasione e mantenere le distanze fisiche, lavarsi le mani, evitare gli spazi affollati e indossare una mascherina quando necessario". Secondo Ammon, è necessario concepire queste raccomandazioni come "misure antiblocco" perché "possono aiutare a prevenire la diffusione della malattia senza dover chiudere ampie parti della società".

Importante anche un maggiore accesso ai test per controllare la trasmissione del Covid-19, soprattutto perché le campagne vaccinali non sono ancora sufficientemente progredite in molti Paesi. L'Oms ha quindi lanciato un appello affinche' "i Paesi aumentino l'accesso a test gratuiti, espandano il sequenziamento, incoraggino chi è stato in contatto con contagiati alla quarantena e i casi confermati all'isolamento, rafforzino il tracciamento per spezzare le catene di trasmissione e assicurino che i soggetti più a rischio siano vaccinati". Torna, dunque, la questione del tracciamento capillare. Il punto è stato affrontato anche dal Consiglio dei Ministri di ieri: l'obiettivo è un prezzo calmierato, sulla scia di quanto fatto lo scorso anno con le mascherine. Starà al commissario Figliuolo definire "d'intesa con il Ministro della Salute un protocollo d'intesa con le farmacie e con le altre strutture sanitarie - ha spiegato Palazzo Chigi - al fine di assicurare fino al 30 settembre 2021 la somministrazione di test antigenici rapidi a prezzi contenuti che tengano conto dei costi di acquisto".