ArchiveVaiolo delle scimmie, perché si chiama così. La scoperta, i sintomi e le terapie

Vaiolo delle scimmie, perché si chiama così. La scoperta, i sintomi e le terapie

Quando è stato scoperto e quali sono i motivi del nome di questa malattia? I primati c'entrano realmente?

Una scimmia in gabbia

Una scimmia in gabbia

Attenzione ma non allarme. Parola dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) Si stanno moltiplicando i casi di Vaiolo delle scimmie in Europa e il primo è stato individuato anche in Italia: un uomo rientrato dalle isole Canarie e attualmente ricoverato allo Spallanzani di Roma. Ma oltre ai sintomi e le terapie perché questa malattia che colpisce l'uomo si chiama Vaiolo delle scimmie?

Le origini del nome

Il nome si deve alla prima scoperta del virus. Il monkey pox (questo il nome scientifico del virus) si chiama così perché per la prima volta è stato scoperto nel 1958 in alcune scimmie da laboratorio, questa rara patologia ciclicamente presente in numerose zone dell’Africa occidentale e centrale può però colpire anche altri animali, come roditori, topi, scoiattoli e conigli. 

​Come si trasmette

Ma la malattia può anche essere diffusa attraverso il contatto diretto con lesioni della pelle oppure dalla tosse e dagli starnuti di qualcuno che presenta un'eruzione cutanea da vaiolo delle scimmie.

Periodo di incubazione

Il periodo di incubazione è generalmente compreso tra 6 e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni. 

I sintomi

Le persone che contraggono il virus possono soffrire di febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi ingrossati, brividi e stanchezza. I sintomi più insoliti includono un'eruzione cutanea che spesso inizia sul viso prima di diffondersi ad altre aree del corpo. Le infezioni sono normalmente lievi, con la maggior parte dei pazienti che guarisce entro poche settimane: le lesioni comunque possono essere molto pruriginose o dolorose. 

Vaccino e cure

Esiste un vaccino che ha dimostrato di essere protettivo contro il vaiolo delle scimmie. Sebbene un vaccino (Mva-Bn) e un trattamento specifico (tecovirimat) siano stati approvati, rispettivamente nel 2019 e nel 2022, queste contromisure, avverte l'Oms, non sono ancora ampiamente disponibili e le popolazioni di tutto il mondo di età inferiore ai 40 o 50 anni non beneficiano più della protezione offerta da precedenti programmi di vaccinazione contro il vaiolo.