Vaiolo delle scimmie, l'esperto: in Italia il doppio dei casi rispetto ai numeri ufficiali

Antonello Maruotti: c'è una grossa fetta di positivi che sfugge alla rete ufficiale per il basso numero di test e il fatto che i medici non riescono immediatamente a identificare un caso

Roma, 5 agosto 2022 - Come per il Covid anche i casi di vaiolo delle scimmie in Italia sarebbero sottostimati. E' quanto sostiene uno studio, in fase di pubblicazione, firmato da Antonello Maruotti, ordinario di Statistica dell'Università Lumsa, e da Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. 

Un'analisi sui numeri del vaiolo delle scimmie infatti che evidenzia come "in Italia siamo vicini al picco ma i casi sono sottostimati: probabilmente sono almeno il doppio". "Abbiamo analizzato i dati dei primi 10 Paesi più colpiti dal  vaiolo delle scimmie - spiega Antonello Maruotti - In alcuni, come la Germania, è stato già raggiunto il picco. Il Brasile è in piena fase espansiva. Negli Usa possiamo prevedere il picco verso fine agosto, lo stesso in Francia. In Italia siamo più o meno nella fase di picco". 

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La ricerca ha anche preso in esame la possibilità che in Italia i contagi da Monkeypox virus siano sottostimati. Nell'ultimo bollettino del ministero della Salute sono 505 i casi confermati. "Noi abbiamo stimato che i contagi possano essere circa il doppio in Italia, come anche in Brasile e in Francia, e il triplo in Spagna. C'è una grossa fetta di positivi che sfugge alla rete ufficiale - avverte Maruotti - per due problematiche: il basso numero di test, stesso problema che abbiamo avuto nelle fase iniziali del Covid, e il fatto che i medici non riescono immediatamente ad identificare un caso".  

 "In tutta Europa - spiega Massimo Andreoni, docente di Malattie infettive e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), l'epidemia sta colpendo in più del 98% dei casi soggetti maschi e in modo particolare quelli che hanno avuto rapporti sessuali con altri maschi. Quindi in qualche modo sono state individuate categorie di persone che sono in questo momento a maggior rischio di infezione e per le quali la vaccinazione sarebbe auspicabile, come già suggeriscono alcuni Paesi come Inghilterra, Germania e Francia".  "In questo contesto, l'informazione e la comunicazione giocano un ruolo particolarmente importante in quanto possono contribuire ad aumentare o ridurre, come auspichiamo, lo stigma sociale che purtroppo stiamo riscontrando online e non", aggiunge l'esperto.  "Non dimentichiamo che il comportamento del singolo e la prevenzione, che passa necessariamente attraverso i medici di medicina generale, rimangono i principali alleati contro la diffusione del Monkeypox". "Abbiamo sentito parlare molto di 'trasmissione sessuale'. Una definizione - precisa l'infettivologo - alquanto impropria per un virus che si può trasmettere invece attraverso le vie aeree e il contatto. Viene da sé che sì, con l'atto sessuale, dal momento che vi è contatto, il virus può diffondersi, ma non perché questo sia il principale canale che utilizza per farlo".