Covid: per l’estate Sputnik "made in Italy"

La Camera di Commercio italo-russa: l’azienda Adienne di Caponago, in Brianza, ha firmato un contratto per produrre il vaccino

Una ricercatrice russa del centro Gamaleya dove il vaccino Sputnik V è stato messo a punto

Una ricercatrice russa del centro Gamaleya dove il vaccino Sputnik V è stato messo a punto

Caponago (Monza) - Spunta un’intesa per produrre lo Sputnik V in Italia. Grazie alla partnership fra il fondo sovrano russo con la consociata italiana del gruppo elvetico Adienne Pharma&Biotech, il nostro Paese potrebbe essere il primo in Europa a produrre, proprio in Lombardia, il vaccino anti-Covid messo a punto dagli scienziati russi del centro Gamaleya. "È un accordo storico, per la prima volta l’Italia ricopre un ruolo da leader nella relazione fra l’Europa e la Federazione Russa" esulta Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio italo-russa, che ha reso nota la firma del contratto - il primo in Europa - fra il Russian Direct Investment Fund, il fondo che ha finanziato la scoperta dello Sputnik V, e Adienne, azienda di Caponago, provincia di Monza e Brianza. L’intenzione è di avviare la produzione dello Sputnik V dal mese di luglio, per arrivare per la fine dell’anno a “sfornare” 10 milioni di dosi da distribuire sul territorio italiano.

Trani ha 47 anni , vive a Mosca (ma ha casa anche a Milano), è il fondatore della Mikro Kapital. È stato il primo straniero in Russia a vaccinarsi con lo Sputnik V, il 22 novembre, la seconda dose dopo tre settimane. "È stata una battaglia in cui ho creduto personalmente. Subito dopo mi sono adoperato per fare attività di scouting fra le aziende italiane, per portarle al tavolo col fondo sovrano russo. Purtroppo i colossi farmaceutici a questo tavolo non si sono neppure avvicinati". Su tre imprese papabili, solo Adienne ha superato la fase di filtro. Ma sulla strada per firmare il contratto non era sola: "I tedeschi erano molto più avanti, era già stato trovato un sito per la produzione nel sud della Germania" rivela Trani. Alla fine però l’ha spuntata l’azienda biotech brianzola, una delle 250 imprese italiane iscritte alla Camera di Commercio italo-russa «Pur essendo di medie dimensioni, Adienne è leader nel suo settore, capace di affrontare il mercato con quella flessibilità che è la vera carta vincente. È una delle poche ad aver a disposizione dei bioreattori (ossia i contenitori per produrre il vaccino ndr)". L’Italia avrà poi il vantaggio di controllare l’intero processo di produzione. Rimane l’ultimo ostacolo. Per l’impiego effettivo del vaccino sarà necessario "l’ok di Ema e Aifa" come ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza, proprio due giorni fa. Trani ci spera ardentemente: "Contare su un vaccino sicuro e disponibile è fondamentale per fare ripartire l’industria e l’intera economia. Come è successo in Russia".