Vaccino: quanto dura la protezione dal Covid? Ecco cosa succede sei mesi dopo

Lo studio Reneissance sul personale sanitario del Niguarda di Milano, vaccinato tra gennaio e febbraio 2021

Vaccini

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Milano - Oggi in Italia ad oggi (dati del report del sito del Ministero) sono state somministrate 84.208.480 dosi di vaccino. L'83,24 % della popolazione over 12 (cioè la platea attualmente vaccinabile) ha ricevuto una dose mentre è a quota 77,99 % la popolazione over 12 che ha persone che hanno completato il ciclo vaccinale. Per quanto concerne la terza dose, la cui somministrazione è scattata dal 20 settembre, sono 53.343 le dosi somministrate. Dal 20 al 23 settembre sono state somministrate, in media, 80.500 prime dosi al giorno, mentre, negli stessi giorni della settimana precedente, dal 13 al 16 settembre, ne sono state inoculate in media 60.700, registrando un'inversione di tendenza pari a + 32,5%. A riferire i dati è il commissario straordinario per l'emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, confermando il trend positivo delle prime dosi sostenuto dai dati degli ultimi giorni.

  1. Cosa succede sei mesi dopo
  2. Lo studio sui primi vaccinati
  3. Livello anticorpi: cosa è emerso
  4. Positivi dopo vaccino: come è andata

Cosa succede sei mesi dopo

La campagna vaccinale procede quindi a ritmo spedito. Resta aperto il tema della protezione: quanto dura? Secondo i dati emersi dallo studio Renaissance, che vede come protagonista il personale dell'ospedale Niguarda di Milano, sei mesi dopo il completamento del ciclo vaccinale anti-Covid, il 99% degli operatori sanitari della struttura meneghina aveva ancora una buona presenza di anticorpi in circolo. E nonostante ci sia stato effettivamente un calo fisiologico degli anticorpi IgG (immunoglobuline G), solo lo 0,4% ha contratto il coronavirus Sars-CoV-2, 9 su 10 in modo asintomatico. L'analisi su  2.179 operatori che hanno partecipato alla ricerca finalizzata a valutare la risposta immunitaria al vaccino anti-Covid nel lungo periodo (da 14 giorni a 1 anno) mostra che tra i pochi (1%) che non mostrano una risposta rilevabile, alcuni fin dall'inizio, vi sono anche persone con condizione clinica di immunodepressione. 

Lo studio sui "primi vaccinati"

Renaissance è il primo studio avviato in Italia e uno tra i più ampi europei in termini di casistica, spiegano dal Niguarda. Tutti i partecipanti hanno completato il ciclo vaccinale tra gennaio e febbraio 2021, con il vaccino Comirnaty* di Pfizer/BioNTech. "Con le prime due analisi, cioè dopo 14 giorni e 3 mesi dalla vaccinazione, avevamo osservato una risposta anticorpale in circa il 99% dei vaccinati", ricorda Francesco Scaglione, direttore del Laboratorio di analisi chimiche e microbiologia del Niguarda. Gli studi sierologici a distanza di 6 mesi confermano che nella stessa percentuale di vaccinati gli anticorpi sono ancora presenti in una buona quantità.  In questi 6 mesi il titolo anticorpale medio è naturalmente sceso. In particolare, la curva di riduzione è stata più netta e veloce nei primi 3 mesi (tra i 14 giorni e i 3 mesi il calo è stato di circa il 70%) e più lenta e graduale nel periodo successivo (circa il 45%). 

Livello anticorpi: cosa è emerso

Nel dettaglio l'86% del campione studiato, illustrano gli esperti del Niguarda, possiede a 6 mesi un titolo inferiore a 1.000 Bau (Binging Antibody Unit, unità standard che misura i livelli di anticorpi), il 6% un titolo tra 1.000 e 1.500, un 3% tra 1.500 e 2.000 e un 4% un titolo superiore a 2.000 Bau. L'1% invece non ha una risposta anticorpale rilevabile. "E' importante sottolineare che il 4% della nostra popolazione ha ancora titoli altissimi, superiori a 2.000 Bau - evidenza Scaglione - il 51% di questi aveva una storia di Covid prima della vaccinazione, mentre il 45% non è mai entrato in contatto con il virus". 

Positivi dopo vaccino: come è andata

L'altro dato che viene sottolineato è il numero di persone che si sono infettate dopo la vaccinazione. "I dati sono estremamente confortanti - continua il ricercatore - Soltanto 10 operatori sanitari, infatti, hanno contratto l'infezione e, soprattutto, 9 su 10 in maniera asintomatica o paucisintomatica e solo uno in maniera sintomatica. Tra l'altro, in questo caso si trattava di uno dei soggetti fragili che non aveva inizialmente risposto alla vaccinazione".  Anche in presenza di un numero relativo basso di IgG, evidentemente, è la riflessione degli esperti, una volta a contatto con il virus sembra che si attivi una risposta efficace e rapida grazie ai linfociti T, le cellule 'sentinella' che permettono di produrre una protezione duratura contro Covid grazie alla cosiddetta 'memoria immunitaria'. "I risultati dello studio - conclude Scaglione - ci stimolano ad approfondire ancora di più la dinamica della risposta immunitaria e ci confermano come la migliore arma contro la diffusione del virus sia la più ampia vaccinazione possibile".