Covid, Galli: "Vaccinare ora i guariti? Sbagliato e forse rischioso"

L'avvertimento arriva dall'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano: "I livelli di anticorpi risultano stabili per almeno 5 mesi"

L'infettivologo Massimo Galli

L'infettivologo Massimo Galli

Milano, 14 gennaio 2021 - I guariti dal Covid hanno bisogno del vaccino? Secondo l'infettivologo dell'ospedale Sacco e dell'università degli Studi di Milano Massimo Galli "potrebbe essere inutile - almeno per alcuni mesi finché dura l'immunità acquisita dopo essere entrati in contatto con il coronavirus Sars-CoV-2 e averlo vinto - ma forse anche rischioso". L'esperto spiega all'Adnkronos salute: "Io non ho notizie dirette perché non ho avuto direttamente casi di questo tipo, però cominciano a esserci delle segnalazioni di qualche effetto collaterale in più" per i vaccinati che avevano già avuto l'infezione. "Magari anche semplicemente disturbi nel sito di inoculo - precisa - Ma se uno ha già un'immunità attivata, e tu gli fai il vaccino" che gliela attiva ancora di più, "è più facile che a distanza anche di un tempo ragionevole ci sia un po' di reazione, perché quella persona l'immunità attivata contro Sars-CoV-2 ce l'ha già".

Galli lo spiega mentre sfoglia le pagine di diversi studi, alcuni già pubblicati e altri in pre-print, che analizzano la durata della risposta anticorpale anti-Covid nei pazienti guariti dall'infezione: uno dei lavori che cita, comparso su 'Science' e condotto negli Usa su oltre 30mila persone, conclude che "la vasta maggioranza degli infettati che hanno avuto un'infezione da lieve a moderata, quindi la stragrande maggioranza di chi si ammala, manifesta la capacità di una robusta risposta anticorpale contro la proteina Spike del coronavirus; i livelli di anticorpi risultano stabili per almeno 5 mesi, e correlano significativamente con la neutralizzazione di virus Sars-CoV-2 reali. Più del 90% dei sieroconvertiti produce anticorpi neutralizzanti - sottolinea l'infettivologo - Qualcuno che non li fa c'è sicuramente, ma se non li fa dopo l'infezione naturale non è neanche detto che li faccia dopo il vaccino".

Il medico riferisce anche di un altro lavoro, condotto in Qatar su "133mila casi Covid, che non sono pochi", secondo cui "la probabilità di reinfezione stimata è calcolata in uno 0,02%: una percentuale bassissima di persone, sicuramente al di là di ogni tentazione che porterebbe a sprecare milioni di dosi vaccinali" soprattutto in questa fase della campagna di profilassi. Quante dosi si potrebbero risparmiare? "Almeno 4 milioni", stima Galli calcolando gli oltre 2 milioni di italiani guariti che sanno di essere stati ammalati, più "altri 2 milioni" che hanno superato l'infezione senza nemmeno accorgersi di averla fatta.

Galli legge il titolo di un altro articolo pre-print, sempre del Qatar, che analizza l'impatto epidemiologico di una strategia vaccinale in cui le priorità di vaccinazione vengono decise in base allo stato anticorpale delle persone. "Qualcuno che va a vedere se magari hanno già gli anticorpi anti-Covid c'è - commenta l'esperto - mentre invece dalle parti nostre qualcuno ha deciso che non era importante farlo perché troppo scomodo". Invece basterebbe "fare alla persona da vaccinare un test sierologico rapido, un pungidito a risposta immediata: se il test è negativo lo vaccini, se è positivo per ora non lo vaccini. Poi magari qualcuno non ha gli anticorpi anche se si è già ammalato e lo vaccineremo ugualmente, ma il concetto è di dare almeno una regolata generale al discorso".

Ma anche non volendo fare il sierologico, si potrebbe cominciare a non vaccinare subito i cittadini che sanno di avere contratto Sars-CoV-2 e di averlo battuto: "Visto che abbiamo 2 milioni e 200mila italiani che sono felicemente viventi e sono certi di avere avuto un tampone positivo - è la proposta dell'infettivologo - quelli li metti in fondo alla lista e intanto vedi di saperne dei più, di avere dei dati prima di vaccinarli". A maggior ragione pensando al rischio di maggiori effetti collaterali: "Se uno parte sempre e soltanto da un'idea di medicina difensiva, pensando che 'se io uno di questi non lo vaccino e poi sta male dicono che è colpa mia', allora forse conviene ragionare sulla medicina difensiva da un altro punto di vista - ammonisce Galli - Perché se lo vaccino e poi ha una reazione avversa?". Il medico invita a pensarci, anche considerando che, "almeno per il vaccino di Pfizer, lo studio sul quale si è basata la sua approvazione dice chiaramente che erano escluse dalla sperimentazione le persone con una storia clinica di Covid. Il vaccino è stato fatto agli altri".