Vaccino AstraZeneca, il Cts: sì a seconda dose a under 60 che rifiutano il mix

Il Comitato vuole scongiurare una "fuga": ancora meno casi di trombosi con i richiami. E riapre a J&J sotto i 60 anni "in particolari gruppi di persone"

Una fiala di AstraZeneca

Una fiala di AstraZeneca

Roma, 21 giugno 2021 - Vaccini anti Covid, nuovi pareri del Cts su AstraZeneca, mix di sieri e J&J che dovrebbero (si spera) allentare alcuni dei dubbi sulla campagna vaccinale. Innanzitutto il Comitato dà il proprio via libera al richiamo con vaccino  Vaxzevria  di AstraZeneca anche negli under 60 che, dopo avere ricevuto la prima dose del siero anglosvedese, rifiutano il mix con un prodotto a mRna (Pfizer o Moderna) perché "vi è da considerare il beneficio derivante dall'annullamento del rischio connesso alla parziale protezione conferita dalla somministrazione di una singola dose di Vaxzevria". Ovvero si vuole sventare il rischio che quanti hanno ricevuto  in prima dose AstraZeneca decidano di non sottoporsi al richiamo per evitare lo schema eterologo.

Seconda dose meno rischiosa

Il parere del Cts, del 18 giugno, è allegato alla circolare diffusa sul tema dal ministero della Salute. Un'altra considerazione del Cts è che "i fenomeni tromboembolici sono meno frequentemente osservati dopo somministrazione della seconda dose" di AstraZeneca: "Secondo stime provenienti dal Regno Unito - si legge nel parere - sono pari a 1,3 casi per milione, valore che corrisponde a meno di un decimo dei già rari fenomeni osservati dopo la prima dose. Secondo quanto riferito dal direttore generale di Aifa - si ricorda - a oggi, in Italia, non sono stati registrati casi dopo la seconda somministrazione di Vaxzevria".

Il parere nel dettaglio

"Il Cts - recita il parere allegato alla circolare ministeriale - confermando preliminarmente le valutazioni formulate nella seduta dello scorso 11 giugno, fondate sul rapporto benefici/potenziali rischi di trombosi in sedi inusuali associati a trombocitopenia (Vitt), nel contesto di diversi scenari di circolazione virale", condivide all'unanimità una serie di considerazioni. "In ottemperanza a un principio di massima cautela ispirato a prevenire l'insorgenza di fenomeni Vitt in soggetti a rischio basso di sviluppare patologia Covid-19 grave e a un principio di equità che richiede di assicurare a tutti i soggetti pari condizioni nel bilanciamento benefici/rischi", il Cts "conferma la raccomandazione, già espressa in data 11 giugno, all'utilizzo di un vaccino a mRna nei soggetti di età inferiore ai 60 anni". Ma ricorda che "i fenomeni tromboembolici sono meno frequentemente osservati dopo somministrazione della seconda dose". E  "sulla base delle evidenze disponibili, la protezione conferita da una singola dose (priming) di vaccino Vaxzevria è parziale, venendo assai significativamente incrementata dalla somministrazione di una seconda dose (booster)".

Evitare una fuga

Sul piatto il formarsi delle varianti al virus, a partire dala Delta (ex indiana): "I rischi connessi alla parziale protezione possono assumere ulteriore pericolosità in contesti epidemiologici caratterizzati da elevata circolazione di varianti quali la variante Delta". Inoltre per il Comitato "il vaccino Vaxzevria è approvato dalle agenzie regolatorie europea e italiana (Ema e Aifa) per i soggetti al di sopra dei 18 anni". "Tutto ciò premesso - conclude il Comitato tecnico scientifico nel parere allegato alla circolare del ministero della Salute - qualora un soggetto di età compresa tra i 18 e 59 anni, dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino Vaxzevria, pur a fronte di documentata e accurata informazione fornita dal medico vaccinatore o dagli operatori del centro vaccinale sui rischi di Vitt, rifiuti senza possibilità di convincimento il crossing a vaccino a mRna, il Cts ritiene che, nell'ambito delle indicazioni che provengono dalle autorità sanitarie del Paese e dopo acquisizione di adeguato consenso informato, debba essere garantita l'autonomia nelle scelte che riguardano la salute dell'individuo".

Johnson&Johnson

Ma il Cts si è espresso ancora pure sul vaccino monodose di Janssen  (Johnson&Johnson) che è raccomandato agli over 60, ma che potrebbe risultare favorevole anche in under 60 nei quali la vaccinazione monodose sia preferibile. Nella circolare firmata dal direttore generale Prevenzione, Giovanni Rezza, si ricorda che "il Cts ha raccomandato il vaccino Janssen per soggetti di età superiore ai 60 anni, anche alla luce di quanto definito dalla Commissione tecnico scientifica di Aifa".  E comunque "il Cts ha inoltre previsto la possibilità che si determinino specifiche situazioni in cui siano evidenti le condizioni di vantaggio della singola somministrazione, e che, in assenza di altre opzioni, il vaccino Janssen andrebbe preferenzialmente utilizzato, previo parere del Comitato etico territorialmente competente". "In particolare - precisa la circolare - il vaccino potrebbe essere somministrato in determinate circostanze, come ad esempio nel caso di campagne vaccinali specifiche per popolazioni non stanziali e/o caratterizzate da elevata mobilità lavorativa e, più in generale, per i cosiddetti gruppi di popolazione 'hard to reach' (difficili da raggungere, ndr). Infatti, in tali circostanze, il rapporto beneficio/rischio della somministrazione del vaccino Janssen in soggetti al di sotto dei 60 anni potrebbe risultare favorevole".