Gimbe: "Ancora in frigo due milioni di dosi. La campagna non decolla"

Il report della Fondazione: contagi aumentati del 33% in una settimana. Intanto una circolare dà il via libera all'ipotesi che circola da giorni. Due dosi però per i soggetti più fragili

Il centro vaccini di Saltrio, nel Varesotto

Il centro vaccini di Saltrio, nel Varesotto

Roma - Una dose di vaccino per chi ha già avuto e superato l'infezione da Covid, ma due per i soggetti più fragli. Una circolare della Direzione generale della prevenzione del ministero della Salute - firmata dal dg Gianni Rezza - mette nero su bianco il tema su cui si dibatte da giorni."E' possibile considerare la somministrazione di un'unica dose di vaccino anti Sars-CoV-2/Covid-19 nei soggetti con pregressa infezione  (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica) purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa", recita il documento.

L'eventuale somministrazione di un'unica dose tuttavia  "non è da intendersi applicabile ai soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici".  Insomma, i soggetti più fragili saranno tutelati comunque con una piena protezione. "Non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall'infezione e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta", ovvero la doppia dose come prevista da Pfizer, Moderna, AstraZeneca (non da Johnson&Johnson che però non è ancora arrivato in Europa). Poiché l'informazione relativa a una pregressa infezione  viene raccolta al momento della vaccinazione attraverso un modello di autocertificazione,  "si raccomanda - così la circolare -  di raccogliere, ogni qualvolta disponibile, evidenza di documentata infezione da Sars-CoV-2. In assenza di questa evidenza di positività al tampone si raccomanda che l'informazione anamnestica relativa a una pregressa infezione venga raccolta nel modo più completo e dettagliato possibile".

Il report Gimbe

"L'avvio della campagna vaccinale fuori da ospedali e Rsa ha determinato una frenata sul fronte delle somministrazioni, con quasi 2 milioni di dosi consegnate, pari al 30%, che sono ancora inutilizzate". A evidenziarlo è il monitoraggio indipendente condotto dalla Fondazione Gimbe. Si sottolineano inoltre rilevanti differenze tra i diversi vaccini: mentre le somministrazioni di Pfizer si attestano all'89% delle dosi consegnate, quelle di Moderna e AstraZeneca stanno procedendo più lentamente. Tuttavia, se il 29,1% di Moderna è condizionato dal ribasso della metà delle dosi della recente consegna, per AstraZeneca le somministrazioni si attestano al 26,9%, spia di problemi organizzativi nella vaccinazione di massa, "anche se non si possono escludere possibili rinunce selettive a questo vaccino o ritardi nella rendicontazione dei dati", spiega Gimbe. "Peraltro a differenza dei vaccini di Pfizer e Moderna - spiega il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta - per AstraZeneca è possibile somministrare la seconda dose sino a 12 settimane: non esiste quindi alcuna ragione per accantonare le dosi, ma bisogna invece velocizzare le somministrazioni". Infine, rispetto alla protezione dei più fragili, degli oltre 4,4 milioni di over 80, 762.271 (il 17,2%) hanno ricevuto solo la prima dose di vaccino e solo 149.620 (3,4%) hanno completato il ciclo vaccinale, anche qui con rilevanti differenze regionali.

Incubo terza ondata

Per la seconda settimana consecutiva si registra un incremento dei nuovi casi di Covid, "che negli ultimi 7 giorni supera il 33%, segnando l'inizio della terza ondata". È quanto emerge dal nuovo monitoraggio della Fondazione Gimbe relativo alla settimana dal 24 febbraio al 2 marzo, durante la quale, rispetto alla settimana precedente, sottolinea il presidente Nino Cartabellotta, "sono aumentati in 16 Regioni e nella provincia autonoma di Trento i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e in tutto il Paese sale l'incremento percentuale dei nuovi casi ad eccezione di Bolzano, Umbria e Molise, che erano già sottoposte a severe misure restrittive". Nel dettaglio emerge un netto incremento dei nuovi casi (123.272 rispetto a 92.571, pari al +33,2%) e un modesto calo dei decessi (1.940 rispetto a 2.177, pari a -10,9%). In forte rialzo i casi attualmente positivi (430.996 rispetto a 387.948, pari a +11%), le persone in isolamento domiciliare (409.099 rispetto a 367.507, +11%), i ricoveri con sintomi (19.570 rispetto a 18.295, +7%) e le terapie intensive (2.327 rispetto a 2.146, pari a +8,4%). In particolare, nella settimana 24 febbraio-2 marzo, in 94 province su 107 (87,6%) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in ben 65 Province. "Con la situazione epidemiologica in rapida evoluzione - commenta Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione - la diffusione attuale è sicuramente maggiore ed è pertanto fondamentale essere realmente tempestivi nell'istituzione delle zone rosse a livello comunale e provinciale". "A fronte della vertiginosa accelerazione - conclude la Fondazione - si continua a temporeggiare con l'istituzione di zone rosse locali".