Lecco, falsificano certificati vaccinali della figlia: indagata coppia bergamasca

L'assessore Gallera: "Chi falsifica corre rischi inutili che hanno anche conseguenze penali"

Campagna vaccinale

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Bergamo, 3 marzo 2019 - Una coppia residente in provincia di Bergamo è finita sotto inchiesta per aver falsificato i certificati vaccinali della figlia di tre anni per poterla iscrivere a una scuola materna nel Lecchese. Sulla vicenda la Procura di Lecco ha aperto una indagine nella quale la coppia risponde di falsità materiale commessa dal privato in quanto avrebbero alterato le date sui certificati per iscrivere la piccola all'asilo. Il loro difensore ha spiegato che i loro clienti hanno «cercato di posticipare il termine delle vaccinazioni per tutelare la figlia» dai presunti rischi che, a loro dire potrebbe correre, in quanto c'è un precedente familiare e cioè «una danno grave e permanente da vaccino» riconosciuto a una zia (la sorella della mamma). Per via di tale precedente, su cui hanno chiesto all'Ats un consulto specifico senza ancora avere avuto risposta, avrebbero modificato le date. Se la piccola entro il 27 marzo non verrà vaccinata dovrà lasciare l'asilo.

«Ci sono tutti gli strumenti per verificare se i propri figli sono incompatibili con le vaccinazioni. Chi commette atti come la falsificazione dei certificati corre rischi inutili e assurdi che hanno anche conseguenze penali». Giulio Gallera, assessore lombardo al Welfare, commenta così il caso dei due genitori della provincia di Bergamo indagati dalla Procura di Lecco. L'assessore oltre a ricordare che «manomettere» un certificato vaccinale o rilasciare una autocertificazione non veritiera «è un reato», ha sottolineato che, come prevede la legge, «tutti coloro che hanno problemi non vengono vaccinati. È sufficiente la dichiarazione del pediatra» con cui si attesta che possono insorgere reazioni gravi. Oltre a ciò, a tenuto a precisare il responsabile della sanità regionale, le Asst della Lombardia sono dotate di ambulatori nei quali «specialisti sono a disposizione dei genitori per aiutarli ad approfondire le problematiche che pongono e a risolvere qualsiasi dubbio». Quindi, ha proseguito l'assessore, se i genitori ora sotto indagine si fossero rivolti a tali ambulatori «avrebbero avuto in mano un foglio con un appuntamento con gli esperti deputati a chiarire ogni dubbio».