Vaccini e fake: un microchip per acquistare prodotti e testa che diventa una calamita

Tra fake e controfake, un mondo di bufale: con il vaccino orientano le tue compere e con il grafene la testa diventa un puntaspilli

Manifestazione no vax

Manifestazione no vax

L'ultima bufala, meglio l'ultima fake news  è assolutamente degna di  "Oggi le comiche al tempo dei Covid" . La speranza che alla fine si riveli la fake di una fake e che se burla, di pessimo gusto, sia chiara a tutti.

In buona sostanza c'è chi sostiene che se ti vaccini ti iniettano un microchip che ti spinge a spendere come un ludopatico da "gratta e vinci" per prodotti Microsoft e la tua testa diventa un magnete così potente da attirare monete. Qualche social la diffonde tra il serio e il faceto e c'è chi ci crede e ne fa una delle teorie scientifiche a favore della scelta no vax. Ma vediamo come è nata, secondo la ricostruzione fatta da Aduc, l'associazione dei Diritti utenti e Consumatori. Ecco la genesi della teoria. Spiega Aduc in un comunicato: "In principio era il microchip, iniettato con il vaccino anti-covid.Le vaccinazioni avrebbero avuto lo scopo  di iniettare un microchip che induce i vaccinati a scegliere i prodotti di Microsoft al posto di quelli della concorrente Apple. La notizia, apparsa su un sito canzonatorio, è del tutto inventata, eppure, è bastato questo annuncio, per scatenare le teorie più strampalate sulle vaccinazioni".  Ovvio che verrebbe da chiedersi come come un microprocessore possa transitare nell'ago della siringa ma, evidentemente, la fiducia nella tecnologia a sostegno delle proprie convinzioni quando serve non ha confini. E poi c'è la testa a calamita. Alla base di tutto c'è il grafene. La grafite (la mina dei lapis) è formata da atomi di carbonio legati casualmente ma se la struttura  atomica è ordinata il risultato finale è un diamante. "Il grafene - spiega Aduc - è carbonio ordinato, ha la resistenza teorica del diamante, la flessibilità della plastica e un vasto campo di applicazioni: dall'elettronica (circuiti),  all'industria automobilistica (batterie), a quella dello sport (caschi, racchette), alla medicina (retina bionica), all'ambiente (potabilizzazione dell'acqua di mare e purificazione dell'aria) e alle nanotecnologie".La sua scoperta è valsa il Nobel  Konstantin Novoselov  e Andre Geim "Dunque - si chiede Aduc - che cosa c'entra il grafene, o meglio un suo composto, l'ossido di grafene, con i vaccini? Nulla, perché l'ossido di grafene non è un componente dei vaccini attualmente somministrati.".E allora come è nata la nuova teoria no vax? " Il tutto - secondo Aduc - nasce da uno "studio" effettuato da tal Pablo Campa, ricercatore dell'Università spagnola di Almeria, che avrebbe rilevato la presenza dell'ossido di grafene nel vaccino Pfizer, ma la stessa università di Almeria smentisce e minaccia querele". Baronia universitaria contro il povero ricercatore, cosa da famiglia Curie, ma non è così perché la "ricerca: è stata effettuata su un solo campione di vaccino di provenienza sconosciuta, per ammissione dello stesso Campa. Non è stata effettuata la procedura di valutazione. Non è stata pubblicata su nessuna rivista scientifica, neanche quelle a pagamento". La conseguenza diretta, idipendentemente dall'esistenza di Pablo Campa,  è stata la bufala dei vaccini magnetici che attirerebbe metalli ferrosi. A  dimostrarlo, circolano video che mostrano monete attratte dall'arto magnetico."Ovviamente, -  spiega  Aduc - il fenomeno è semplice: vicino al punto di inoculo rimangono residui di colla del cerotto nonchè sudore e grasso. Premendo in loco, le monete si appiccicano, il che avviene anche con oggetti di plastica che magnetici non sono. Insomma, basterebbe detergere il punto di vaccinazione e la moneta cadrebbe perdendo l'effetto "magnetico" o, meglio, "magico". Uno show alla Uri Geller.

Va detto che minuscoli 'fiocchi' realizzati in grafene, possono controllare l'attività del cervello interferendo con la trasmissione del segnale dei neuroni eccitatori che attivano altri neuroni. Questi nanomateriali, selettivi, sicuri e dall'effetto reversibile, potranno aprire nuovi scenari nella ricerca di terapie contro malattie neurologiche come l'epilessia. A indicarlo è lo studio pubblicato sulla rivista Nano Letters dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste, condotto in collaborazione con le università di Trieste, Manchester e Strasburgo nell'ambito dell'iniziativa europea Graphene Flagship.