Vacanze studio e gite cancellate per il Covid: ecco cosa fare per riavere i soldi

Milioni di euro versati dalle famiglie alle scuole e girati alle agenzie di viaggi per gite stage e corsi all'estero cancellati dalla pandemia di Covid

Gite e vacanze studio bloccate dalla pandemia

Gite e vacanze studio bloccate dalla pandemia

Milano, 26 gennaio 2021 - Il Covid ha cancellato le vacanze studio. Non solo. Ha cancellato anche i soldi che le famiglie degli studenti avevano versato per dare "una marcia in più"  per il futuro ai propri figli. Corsi e stage all'estero che la pandemia ha azzerato. Già lo scorso febbraio, quando è scoppiata l'epidemia, molte famiglie avevano pagato gli acconti, se non tutta la cifra, alla scuola. Che a sua volta, in molti casi, aveva già girato i soldi alle agenzie di viaggi. "una situazione complicatissima", spiega Enrico Repetto, padre di una studentessa e avvocato.

"Ad alcune famiglie è andata 'bene' perché la scuola non aveva ancora versato (in tutto o in parte) i soldi alle agenzie, quindi le somme (in tutto o in parte) sono state restituite. Ma anche per chi ne ha riavuta indietro una quota, spesso si tratta di poche decine di euro su diverse centinaia versate. Differente è invece per gli istituti che avevano già dato i soldi alle agenzie viaggi". In questo caso "il Governo ha stabilito che le agenzie potessero rimborsare con dei voucher (di cui usufruire inizialmente entro 12 mesi, scadenza poi prolungata a 18) che sono però cumulativi e che la scuola non può spezzettare fra le famiglie", spiega l'avvocato Repetto che aggiunge "senza contare che chi ha fatto la quinta l'anno scorso non potrà più usufruire di questi voucher cumulativi. Una norma che il Governo ha introdotto per salvare le agenzie viaggi che però, in particolar modo nel caso delle vacanze studio, ricade sulle spalle dei cittadini". Cifre? "Impossibile fare una stima". Sicuramente si tratta di diverse decine milioni di euro a livello nazionale".

Quindi che fare per riavere i soldi? "Chiederli alla scuola e se non te li dà perchè non li ha (come detto le quote sono state date alle agenzie di viaggio e i conti correnti delle scuole pubbliche non sono certo floridi) fare causa. Ma non è certo una passeggiata", spiega l'avvocato. Causa alle scuole, dunque al ministero, dunque allo Stato. "E anche se vincessi? Nella migliore delle ipotesi fra 5 anni per recuperare dovrei fare atto di pignoramento alla scuola che non avrà i soldi. Una class action contro il ministero? Peggio mi sento. In caso di vittoria per riavere il denaro dovrei pignorare i beni (quadri e immobili...) del Miur. Addio. Se pensiamo che lo Stato non ha ancora risarcito, nonostante debba farlo, le famiglie dei militari morti a causa dell'uranio impoverito... Figuriamoci con i soldi delle gite scolastiche". La questione potrà sembrare di poco conto "uno potrebbe dire, ma con tutti i problemi che ci sono ai soldi delle gite pensate? Ma è una questione di principio ed equità. Ci sono famiglie monoreddito che magari guadagnano 1.200 euro al mese che hanno messo lì 800 euro per fare andare la figlia all'estero a studiare. Per queste famiglie 800 euro fanno la differenza, soprattutto in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo e vivremo", spiega l'avvocato.

C'è poi un'ulteriore iniquità. "Se io sono benestante e ho un figlio iscritto in una scuola privata ho molte probabilità di ottenere i soldi anche se sono già stati versati alle agenzie. Uno perché magari la scuola privata, a differenza della pubblica, hai dei soldi sul suo conto e mi restituisce la somma, due anche perché se non me li volesse restituire posso farle causa e, in caso di vittoria, ho probabilità di pignorare i conti correnti che nel momento in cui vengono versate le rette per l'anno successivo avranno sicuramente la liquidità da cui attingere il denaro. Uno conto è fare una causa fra privati, un altro è farla allo Stato".

Quindi? "Le cause, anche se difficili come quelle contro lo Stato, si possono sempre fare anche solo per questioni di principio. Si possono vincere o perdere e anche se una volta vinte si può rischiare di non vedere mai un quattrino... E' dura da accettare ma è così". Certo con una class action sarebbe auspicabile. "Una causa collettiva darebbe maggiore peso anche solo per la pressione esercitata sull'opinione pubblica. In questi giorni diverse sezioni della scuola di mia figlia mi stanno contattando per questo motivo. Se si unissero altre scuole della città e poi scuole di altre città a quel punto qualsiasi azione intrapresa, sia essa legale sia essa politica, avrebbe maggior peso". Più che un'azione giudiziaria se ne potrebbe infatti fare una politica. "Nei prossimi giorni porterò questa questione all'attenzione di onorevoli e senatori". Repetto individua anche una possibile via d'uscita: una soluzione semplice ed efficace. "Basterebbe infatti che il governo decidesse che queste cifre possono essere inserite in dichiarazione dei redditi come credito d'imposta. In questo modo basterebbe che la scuola certificasse le quote versate, una famiglia le inserirebbe nel 730 ottenendo così uno sconto sulle tasse pari a quanto pagato. Non sarebbe la stessa cosa di riavere i soldi indietro, ma l'effetto sarebbe lo stesso sulle tasche delle persone. Una soluzione che richiederebbe pochi giorni per essere attuata tecnicamente con l'emissione di un decreto legge".

"Ciò che mi fa più arrabbiare è il messaggio sociale sbagliato che una vicenda del genere dà in particolare con uno Stato che, arrogante, si sente inattaccabile su questioni di questo  genere",spiega l'avvocato che ora si attende l'interessamento di altre scuole a livello nazionale. "Chi ha bisogno mi può contattare. Il mio studio è a Milano e si possono trovare facilmente i riferimenti su internet. Da qui potrebbe nascere un movimento, un'associazione per tutelare i diritti di molte famiglie".