Bollette gonfiate: maxi-truffa nel settore energetico: 22 arresti e 113 indagati

L'indagine di Procura e Guardia di finanza, partita dalla Val d'Aosta, si è estesa a diverse regioni italiane e ha portato fino in Germania

Bollette gonfiate, scoperta maxi-truffa

Bollette gonfiate, scoperta maxi-truffa

Aosta - La Guardia di finanza di Aosta ha scoperto una maxi-truffa nel settore energetico e dei cosiddetti 'certificati bianchi': 22 gli arresti tra Italia e Germania, sequestrati beni per 41 milioni di euro. L'ordinanza emessa di custodia in carcere del gip di Torino è stata eseguita in diverse regioni italiane: nel nostro Paese sono 17 le persone arrestate con l'accusa di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e riciclaggio.

La Polizia Criminale di Duisburg ha eseguito gli altri 5 arresti nei confronti di un italiano dimorante in Svizzera e di 4 tedeschi, uno dei quali domiciliato nella provincia di Catania. L'accusa per loro è di riciclaggio. I fatti risalgono al periodo 2016-2020. Gli indagati sono complessivamente 113.  La truffa era imperniata intorno al meccanismo dei cosiddetti "certificati bianchi" (o TEE, Titoli di Efficienza Energetica), principale strumento di promozione dell'efficienza energetica in Italia, introdotto nel nostro ordinamento a partire dal 2005. Alla base del meccanismo l'obbligo, da parte delle aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali, di conseguire annualmente determinati obiettivi di risparmio energetico. Esse possono centrare l'obiettivo realizzando progetti di efficienza energetica che diano diritto ai "certificati bianchi", oppure acquistando i certificati stessi da altri operatori del settore.

L'indagine, inizialmente coordinata dalla Procura della Repubblica di Aosta e, nella fase finale, da quella di Torino, è iniziata nel Comune di Saint Christophe (Aosta), dove i finanzieri hanno scoperto la prima delle otto E.S.Co. fantasma, le Energy Service Company da cui si comprano i certificati bianchi. La società valdostana, era ubicata all'interno di un magazzino dismesso, ed è riuscita ad ottenere indebitamente, a fronte di 26 falsi progetti presentati al GSE, circa 27.000 "certificati bianchi", rivenduti a un controvalore di poco superiore a 8 milioni di euro. In questa fase è emerso il coinvolgimento di alcune società tedesche. Alla base c'era un sodalizio criminale che, da un anonimo ufficio di Torino, gestiva, oltre a quella valdostana, le altre sette Esco ubicate nelle province di Milano, Torino, Varese, Asti, Vercelli e Biella, in realtà vere e proprie scatole vuote.

I falsi certificati bianchi scoperti hanno un valore di 27 milioni di euro, finanziati, come detto anche a spese degli utenti finali, tramite i prelievi operati sulle bollette energetiche alla voce "oneri di sistema". Son stati presentati 95 falsi progetti riguardanti lavori mai effettuati (prevalentemente sostituzione di caldaie, coibentazione di pareti, cappotti termici). Dei proventi illeciti, ammontanti a oltre 27 milioni di euro, 14 milioni sono stati oggetto di riciclaggio attraverso un collaudato sistema di false fatturazioni. Il denaro così ottenuto veniva bonificato su conti aperti in Albania, Bulgaria, Germania, Liechtenstein, Malta, Principato di Monaco, Slovenia, Spagna, Svizzera, Regno Unito, Ungheria, rientrava in Italia in contanti, attraverso corrieri, per poi essere reinvestito in strumenti finanziari, criptovalute e immobili di lusso tra cui due ville a Ischia e Ventotene. Gli indagati sono residenti a Torino, Brescia, Napoli, Salerno, Foggia e Barletta-Andria-Trani. Tra loro anche un commercialista e un dipendente di un istituto bancario.