Trieste, scomparsa Liliana Rasinovic: dalla Tac nessuna risposta. Attesa per l'autopsia

Martedì potrebbe arrivare una svolta definitiva alle indagini. Nessuna persona è stata iscritta nel registro degli indagati

Liliana Resinovich in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Liliana Resinovich in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Trieste, 10 gennaio 2022 - Nessuna persona è stata iscritta nel Registro degli indagati in merito alla scomparsa di Liliana Resinovic, la donna di 63 anni che aveva fatto perdere le sue tracce dallo scorso 14 dicembre. Questo elemento fa ritenere che investigatori e inquirenti stiano procedendo con estrema cautela e pazienza per mettere al loro posto tutti i tasselli della vicenda e ricostruire il quadro di quanto è accaduto, senza alcuna idea preconcetta, come viene sottolineato negli ambienti degli inquirenti. A distanza di giorni, apparentemente la situazione sembra cristallizzata con l'attesa dell'autopsia che, si spera, dovrebbe essere finalmente risolutiva. Se non altro per quanto riguarda l'identificazione del corpo trovato nel boschetto nella parte alta di Trieste.

A nulla ha portato la Tac, effettuata sul cadavere della donna sabato scorso, all’ospedale di Cattinara di Trieste. Oggi il Procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, ha reso noto in una breve nota che l'esame non ha risolto né l'enigma dell'identità del corpo, né soprattutto ne ha individuato le cause della morte. Anzi, sono state utilizzate le stesse parole che aveva scelto la Prefettura il giorno il ritrovamento: c'è una "elevata probabilità" che si tratti di Liliana. Dunque si torna al punto di partenza, rimandando tutto a domani, quando il medico legale Costantinides effettuerà l'autopsia. Che dovrebbe dare una svolta definitiva alle indagini, coordinate dalla pm Maddalena Chergia. Oggi la polizia scientifica, intanto, nell'ambito delle investigazioni, ha cominciato l'esame di tutti gli oggetti che sono stati rinvenuti sul corpo della donna. Una analisi che potrebbe, ci si auspica, far emergere elementi utili.

Il ritrovamento del corpo

Il corpo della donna è stato trovato mercoledì scorso nel parco dell'ex Ospedale psichiatrico. Una zona che Liliana e il marito conoscevano bene e che percorrevano nelle loro passeggiate o giri in bici. Inoltre, non distante dalla loro abitazione. La vittima aveva due sacchetti di plastica per alimenti alla testa e stretti attorno al collo, che hanno fatto ipotizzare una morte per asfissia visto che in una prima analisi il medico legale non ha trovato sul corpo segni di violenza. Il corpo era infilato dentro a due grandi sacchi neri, di quelli condominiali per raccogliere l’immondizia, che ancora presentavano le pieghe del loro confezionamento.  Poco distante è stato trovato un paio di occhiali, che corrisponderebbero a quelli "visti nelle foto" della signora Resinovic.

La scomparsa di Liliana

La donna, 63 anni, ex dipendente della Regione, era uscita di casa fra le 8.22 e le 9 del 14 dicembre, poco dopo il marito, ex fotografo, appassionato di bibiclette e di lame affilate. I coniugi avevano fatto colazione e alle 7,45 lui era andato a fare i suoi giri. L’uomo ha dato due versioni differenti su come abbia passato quella mattina. Prima ha dichiarato di essere  andato a testare una nuova fotocamera GoPro in bicicletta mentre in una seconda versione ha detto di aver prima consegnato alcuni coltelli ad alcuni supermercati e pescherie, attività che svolge da pensionato. Non sapeva nulla, ha detto alla polizia, che la moglie avesse un’amicizia con Claudio Sterpin, 82 anni, che Liliana da tempo frequentava e al quale "faceva le pulizie". Un particolare che Visintin nega fermamente è quanto afferma l’altro: "Il giorno dopo io e la Resinovich dovevamo partire per un week end insieme, lei era stufa del marito, voleva lasciarlo". Sentite queste parole l’ex fotografo ha dichiarato che "le cose in casa andavano in modo normale e anche la mattina della scomparsa ci siamo lasciati con un bacio".  Liliana aveva telefonato alle 8.22 proprio a Sterpin dicendo che sarebbe arrivata da lui un pochino più tardi perché doveva passare da un negozio di telefonia. I due cellulari della donna, la borsetta e il portafoglio sono stati trovati a casa. E poco dopo le nove, quando il fratello le ha telefonato, nessuno ha risposto. Una fruttivendola che ha il negozio a pochi metri dal condominio dove viveva Liliana l’avrebbe vista verso le 8.30 prendere un autobus.  Mercoledì poi, a metà pomeriggio, il ritrovamento del cadavere di una donna nel parco dell’ex Opp, non distante dunque dall’abitazione di Liliana. 

Il marito: "Spero non sia Liliana"

"Spero che la donna trovata morta non sia lei", ha detto Sebastiano Visintin, marito di Liliana, che ha partecipato a una iniziativa di alcuni residenti del rione di San Giovanni dove abita.  "Sono molto colpito - ha detto - di come la gente conosca me, conosca la vita mia e quella di mia moglie. Avevamo una vita allegra e felice con tante persone che ci volevano bene. Non riesco a capire - ha aggiunto riferendosi all'amico della moglie - come quest'uomo sia entrato nella nostra vita visto che eravamo felici e spensierati assieme. Ha spezzato due vite". "Spero ancora che la donna morta non sia Liliana", ha concluso Visintin.   La sua posizione è seriamente al vaglio degli inquirenti come quella di Claudio Sterpin.