Tragedia della funivia Stresa-Mottarone: i tre nodi da sciogliere

Verranno acquisite le immagini delle telecamere dell'impianto. Si cerca di capire perché si sia spezzato uno dei due cavi e perché non sia entrato in funzione il freno

Funivia precipitata

Funivia precipitata

Perché si è spezzato il cavo trainante? E perché non si è attivato il sistema frenante? E ancora: chi è l'attuale proprietario della funivia? Ruotano intorno a questi tre interrogativi queste prime fasi delle indagini sulla tragedia costata la vita a 14 persone, tra cui due bambini di 2 e 5 anni, a bordo della funivia Stresa-Mottarone caduta domenica. E intanto si continua a pregare perché l'unico superstite, un bambino di 5 anni, Eitan, riesca a vincere la sua battaglia. 

Dalle prime analisi effettuate sulla struttura, posta sotto sequestro dalla Procura di Verbania, sembra chiaro che si sia spezzato uno dei due cavi che sostenevano la cabina caduta nel vuoto, quello trainante. Sull'altro cavo avrebbe dovuto scattare un sistema di sicurezza a ganasce (tutti gli impianti di risalita analoghi funzionano in questo modo) che però non è entrato in funzione. I primi soccorritori arrivati sul posto hanno confermato la mancata attivazione del freno d'emergenza. L'ufficialità è arrivata direttamente dalle parole del procuratore Olimpia Bossi: "Il sistema frenante non ha funzionato". L'impianto era stato controllato nel novembre 2020 e, allora, tutto sembrava perfettamente in ordine.

LE IMMAGINI DELLE TELECAMERE

Per chiarire cosa non ha funzionato, verranno esaminati i documenti sequestrati presso la società Ferrovie Mottarone, che ha in gestione l'impianto, compresi i report relativi alla revisione, che per legge vanno trasmessi a un ufficio periferico del Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture. Verranno inoltre analizzati i filmati delle telecamere di sorveglianza, sequestrate anch'esse con l'intero impianto, che riprendono arrivo e partenza della teleferica. Non solo quelli della giornata di ieri, ma anche quelli precedenti, per capire se emergano eventuali anomalie.

I testimoni hanno detto di aver sentito un forte sibilo prima di vedere la cabina correre all'indietro per trecento metri per poi schiantarsi al suolo, rotolando per alcuni metri prima di venir fermata da alcuni alberi. I testimoni raccontano di aver sentito un colpo "come uno schiocco" che potrebbe proprio essere il rumore della fune traente che si è spezzata. Poi la fune portante, quella che doveva sorreggere la funivia, è precipitata a terra causando la tragedia.

LE IPOTESI DI REATO E LA PERIZIA

Sul fronte degli sviluppi investigativi il procuratore della repubblica Olimpia Bossi, che sarà affiancata dal pm Laura Carrera, ha aperto formalmente un fascicolo per omicidio colposo plurimo, disastro colposo con messa in pericolo della sicurezza dei trasporti e lesioni gravissime. Per ricostruire dinamica e responsabilità sarà effettuata una maxi perizia: "Ho già parlato col Politecnico di Torino, anche se non ho ancora dato l'incarico - precisa - serviranno ingegneri meccanici e stiamo valutando se servano anche esperti in metallurgia". Sui corpi delle 14 vittime la procura di Verbania ha disposto riscontri diagnostici esterni, ritenendo invece l'autopsia superflua. "Entro oggi disporremo il nulla osta per i funerali", conclude Bossi.

IL NODO DELL'ENTE PROPRIETARIO

"Dobbiamo ancora avere il quadro completo ed esaustivo di tutti i soggetti giuridici che a vario titolo sono interessati alla gestione o alla revisione dell'impianto. Stiamo acquisendo tutta la documentazione relativa e sulla base di questa faremo le opportune valutazioni", ha poi spiegato il procuratore Olimpia Bossi. Sul nodo della proprietà, l'impianto "era della Regione Piemonte - ha precisato il magistrato - e ora dovrebbe essere il Comune di Stresa, ma non si sa se è avvenuto il passaggio di proprietà". Passaggio che, ha assicurato in serata il sindaco del comune Marcella Severino, non "è ancora completato, per cui la proprietà è ancora regionale". A gestire la funivia era 

LE REVISIONI

La funivia Stresa-Mottarone è stata inaugurata nel 1970. È rimasta chiusa tra il 2014 e il 2016 per ammodernamento, eseguito dalla ditta Leitner, con una spesa di quattro milioni di euro. L'ultima revisione generale risale al 2016 mentre il controllo magnetoscopico delle funi viene effettuato tutti gli anni. Tra novembre e dicembre 2020, sono stati effettuate valutazioni specifiche sulle funi. In particolare, a novembre del 2020 sono stati effettuati controlli magnetoscopici sulle funi portanti, sulle funi traenti e sulla fune soccorso. Infine, a dicembre 2020 è stato effettuato da una società specializzata "l'esame visivo delle funi tenditrici. Il 3 maggio scorso, come ha affermato in una nota la Leitner, sono stati effettuati "manutenzione e controllo delle centraline idrauliche di frenatura dei veicoli"; non sarà dunque facile capire perché la fune d'acciaio trainante si è spezzata e il freno a ganasce non si è attivato.

Intanto Leitner ha fatto sapere di essere a disposizione della magistratura, precisando che "i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento d'esercizio e dal manuale di uso e manutenzione sono in carico al gestore". E nell'elenco dell'attività svolta negli ultimi mesi "secondo le prescrizioni della normativa vigente, sulla base del contratto di manutenzione sottoscritto con la società di gestione Ferrovie del Mottarone", c'è anche quello di tre settimane fa sulle centraline idrauliche di frenatura di quella cabina che è schiantata al suolo le cui lamiere sono il simbolo di questa tragedia. 

LE IPOTESI: ERRORE UMANO, INCIDENTE O SABOTAGGIO?

Gli esperti devono dare una spiegazione tecnica all'incidente. Al centro dell'indagine il cavo trainante che si è spezzato, dando il via alla sciagura. Siamo l'unico Paese europeo ad avere imposto l'obbligo del freno d'emergenza che agisce proprio in caso di rottura del cavo trainante. Un evento talmente raro che all'Estero non è nemmeno contemplato tra le eventualità possibili, e quindi non sono previsti impianti di arresto come quello installato al Mottarone e su tutti gli impianti di risalita in Italia. Un sistema quindi ridondante, che però non è entrato in funzione. Così come non è entrato in azione il blocco automatico del motore elettrico che traina le cabine, che scatta quando va sotto sforzo. Si tratta di una sorta di limitatore tarato sulle capacità di carico massimo, presente e testato anche sugli impianti sciistici di risalita, che blocca l'impianto non appena si supera la soglia massima del 2%. Infine, non è scattato nemmeno il corto circuito automatico previsto quando il cavo "scarrella", cioè quando non scorre piu' tra le pulegge dei piloni. L'unica ipotesi finora esclusa è l'usura dei cavi, che erano stati controllati recentemente. C'è il fattore umano da valutare. I sistemi di sicurezza come vengono inseriti, possono essere esclusi in caso di avaria delle schede elettriche che li gestiscono. E se si fosse trattato di un sabotaggio? L'impianto è in aperta montagna e salire sui piloni è possibile. Se fosse andata così, spiegano gli esperti, le perizie dei tecnici saranno incontrovertibili, dando alla tragedia una lettura completamente diversa in tempi rapidi.

COME FUNZIONANO GLI IMPIANTI A FUNE

Nel sistema di trasporto a fune sono previsti tre tipi di cavi: quello traente, quello portante e quello di soccorso. Il cavo portante è fisso, realizzato interamente in trefoli di acciaio, ancorato nelle due stazioni di monte e di valle. Anche l'anello portante è realizzato in trefoli di acciaio e si muove in senso orario e antiorario mentre il carrello è la struttura che tiene la cabina ancorata al cavo ed è agganciata al cavo portante. 

I protocolli di sicurezza prevedono che in caso di rottura della fune traente, su quella portante scatti un impianto di sicurezza che chiuda immediatamente le ganasce bloccando l'impianto, cosa che non è avvenuta. Questo è il primo punto oscuro che gli inquirenti che indagano sulle cause dell'incidente dovranno cercare di spiegare. La cabina con quindici persone a bordo è arrivata a poco più di cento metri dalla stazione di arrivo sul monte Mottarone, e si è trovata senza forza trainante iniziando quindi a scivolare indietro verso valle senza alcun controllo. 

La Leitner, storica e nota azienda altoatesina che si occupa di impianti di risalita, ha fatto subito sapere che l'ultimo controllo magnetoscopico della fune è stato effettuato a novembre del 2020 e "gli esiti dello stesso non hanno fatto emergere alcuna criticità". Il controllo magnetoscopico consiste nel sottoporre  a un campo magnetico (da qui il nome "magnetoscopico) con uno speciale apparecchio. L'analisi dell'onda elettromagnetica di ritorno permette di evidenziare eventuali anomalie al cavo. Al termine del controllo il risultato viene validato dall'Ustif (Ufficio speciale trasporti a impianti fissi). 

CAUSE E RESPONSABILITÀ DELLA TRAGEDIA

Il punto che l'inchiesta dovrà spiegare è perché la fune traente si sia improvvisamente spezzata e i cavi d'emergenza non abbiano funzionato. Gli uffici competenti del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile hanno riferito che "la revisione generale dell'impianto è avvenuta nell'agosto del 2016".

Gli impianti a funivia vengono generalmente revisionati ogni venti anni fino al compimento del sessantesimo e poi ogni dieci. Le funi vengono invece sostituite in base alle verifiche e il costo arriva a centinaia di migliaia di euro. Il freno d'emergenza è costituito da morse che stringono il cavo: sono aperte quando l'impianto è in movimento, si chiudono quando è fermo. Si tratta di un sistema sempre attivo ed è dotato di un sensore che determina il blocco istantaneo in base alla caduta libera. L’usura è data non solo dal tempo, ma anche dalle costanti torsioni e flessioni a cui il cavo è sottoposto. E la scansione elettronica è prevista proprio per verificare che vada tutto bene. Sull’impianto frenante e sui sensori d’emergenza, i controlli sono invece più costanti. Eppure anche quelli non hanno funzionato come confermato dal Procuratore di Verbania.

Il ministero ha istituito una Commissione con il compito di "individuare le cause tecniche e organizzative" dell'incidente. La Commissione svolgerà  approfondimenti specifici, che si aggiungono agli accertamenti della Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie e Marittime, organismo investigativo indipendente previsto dalla normativa europea.

In casi di incidente come questo la responsabilità del buon funzionamento dell'impianto è innanzitutto del rappresentante legale e poi a cascata dell’ingegnere con la qualifica di direttore di esercizio e dell’azienda che ha certificato i controlli. Tra i compiti del direttore di esercizio c’è il dialogo con la Motorizzazione, che è il «soggetto controllore», l’ente che veglia sugli impianti a fune. Si fanno verifiche, anche a sorpresa, e ogni prova ispettiva è seguita da un verbale che certifica la regolarità. E che ora la magistratura analizzerà nei dettagli.

UN ALTRO INCIDENTE NEL 2001

Il 12 luglio del 2001 la funivia Stresa-Mottarone ebbe un altro incidente e 40 turisti stranieri, rimasero bloccati nella cabina a 25 metri di altezza per un accavallamento della fune trainante e di quella portante, forse causato dal forte vento o da un improvviso black out di energia elettrica. Tutti i passeggeri rimasero incolumi e si salvarono uscendo dalla botola presente sul tetto di tutte le funivie. Furono calati poi a terra dopo essere stati imbragati dai soccorittori.