Quattro minuti di violenza su detenuto, a Bari arrestati 3 agenti con l'accusa di tortura

Sospesi anche sei assistenti, in tutto sono 15 gli indagati. L'episodio sarebbe avvenuto nel carcere di Bari il 27 aprile scorso

Carcere (foto repertorio)

Carcere (foto repertorio)

Bari, 9 novembre 2022 .- Tre agenti della polizia penitenziaria di Bari sono stati arrestati, e sei sono stati sospesi, con le accuse di "tortura in concorso" in applicazione di un'ordinanza di misura cautelare emessa dal gip di Bari, per presunte violenze ai danni di un detenuto di 41 anni. Sono quindici complessivamente le persone indagate, come comunicato dalla Procura di Bari.

Sospesi 6 assistenti

I carabinieri hanno eseguito stamani l'ordinanza emessa dal gip, su richiesta della procura. Sempre in mattinata è scattata la "sospensione temporanea" dall'ufficio di appartenente al Corpo di Polizia penitenziaria nei confronti 6 di assistenti: a tre dei quali è stato contestato il delitto di "tortura in concorso".  L'inchiesta è stata avviata a seguito di una segnalazione della Direzione e del Comando della Polizia penitenziaria di Bari ed è riferita ad un episodio che si è registrato il 27 aprile scorso, quando i destinatari delle  misure cautelari, in servizio presso le diverse sezioni del carcere, dopo un intervento presso una cella di detenzione, infierivano - è la ricostruzione degli inquirenti - con plurime condotte violente avvenute nell'arco temporale di circa quattro minuti, nei confronti di un detenuto.

La ricostruzione

Secondo quanto riferiscono i carabinieri, il personale della polizia penitenziaria, nel trasferire il detenuto nella medicheria della struttura, avrebbe posto in atto "atti di violenza" consistiti in particolare, "da parte di alcuni, nello sferrare calci e schiaffi e, da parte di altri, nel trattenere il detenuto 'bloccato' sul pavimento sul quale era riverso, con la partecipazione omissiva di altri agenti che presenziavano agli atti di violenza senza impedirli".  Inoltre, secondo l'accusa, non è stata segnalata "nessuna lesione sul detenuto", poi ricoverato nell'infermeria della struttura di detenzione immediatamente dopo.  "Nel corso dell'intera indagine è stata costante la collaborazione  offerta da parte della Direzione dell'Istituto di pena e del Comando della Polizia Penitenziaria", sottolineano i carabinieri ribadendo che "il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all'esecuzione della misura odierna, seguirà l'interrogatorio di  garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine alle ipotesi di reato contestate, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti".

Il sindacato: "Chi sbaglia paghi, ma servono riforme urgenti"

“Chi sbaglia va individuato, isolato e perseguito -  dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA polizia penitenziaria - , ma se le indagini per il reato di tortura sono ormai numerose e interessano carceri diverse in tutto il Paese, probabilmente, c’è molto di più di qualcosa nell’organizzazione complessiva che non funziona e da correggere. In altre parole, pur essendo convinti che la stragrande maggioranza degli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria coinvolti riuscirà a dimostrare la propria innocenza, appare evidente che vi sia un problema di sistema: o il reato di tortura è costruito male nel nostro codice penale o significa che l’organizzazione complessiva dei penitenziari non regge; in tal ultima ipotesi, non si può evidentemente pensare solo alla repressione, ma bisogna prevenire le degenerazioni mettendo in sicurezza le carceri, chi vi è ristretto e chi vi lavora, sotto ogni profilo. In verità, noi reputiamo che ricorrano entrambe le cose: il reato di tortura è costruito male e l’organizzazione carceraria è pessima, come peraltro dimostrano gli studi che lo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) conduce da tempo, senza venirne a capo, sulla revisione del modello custodiale e le continue aggressioni, cento al mese quelle gravi, perpetrate da detenuti in danno della Polizia penitenziaria" De Fazio conclude chiedendo al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di aprire immediatamente un tavolo di confronto permanente per discutere di riforme, modello custodiale, organici, equipaggiamenti, sovraffollamento detentivo e, non ultima, di dotazione di body-cam per riprendere le operazioni di servizio della Polizia penitenziaria, la quale in massima parte non ha nulla da nascondere, ma che continua a essere esposta all’inefficacia del sistema”.