Toni Servillo da stasera al Piccolo di Milano in ricordo di Mariangela Melato

L'attorna torna a Milano con “Tre modi per non morire" di Ritrovarsi qui è un modo affettuoso per ricordarla»

Toni Servillo

Toni Servillo

Milano, 11 gennaio 2023 - Non è un ritorno, "perché io dalla scena non me ne sono mai andato". E non è nemmeno un abdicare al teatro, alla rappresentazione. Nonostante si ritrovi lì sopra in solitaria, in pratica senza regia. in dialogo strettissimo con i testi. "È solo un progetto in cui ci si sottrae il più possibile alla dimensione della finzione, dell’attore mago, sciamanico. Per quanto per altro io adori la finzione. Ma credo che in questa circostanza fosse più importante l’attore-testimone, l’essere un interprete della parola, pur senza rinunciare ai ferri del mestiere".  Insomma, una sorta di Toni Servillo in purezza quello di "Tre modi per non morire", da stasera al 22 gennaio al Piccolo Teatro Studio Melato. E questa è la prima notizia: il luogo. Non solo per il (non) ritorno dell’attore di Afragola sul palco milanese. Ma anche perché proprio oggi cadono i dieci anni dalla morte dell’amatissima Mariangela Melato. «Ritrovarsi allo Studio sarà il modo più affettuoso e concreto per renderle omaggio. Avevamo lavorato insieme tempo fa su "Tango Barbaro", un testo di Copi con la regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani dell’Elfo. La consideravo allora la mia capocomica". Sprazzi di memoria. Dal baule di una carriera. Sarà difficile stasera non commuoversi.

Ma intanto "Tre modi per non morire", coprodotto dal Piccolo con Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini. Progetto che chiaramente non dispiacerà gli abbonati. E che si basa su tre drammaturgie dello scrittore Giuseppe Montesano, già a suo tempo coinvolto nella traduzione del fortunatissimo Elvira di Louis Jouvet. «Già in quell’occasione avevamo sviluppato una riflessione sull’agire del teatro – prosegue Servillo –. Partendo da quella esperienza e unendola alle sue ultime opere, abbiamo strutturato ora un viaggio nella poesia, soffermandoci su alcuni momenti-culmine in cui la poesia stessa è diventata una forma di vita». Ed ecco allora Baudelaire, Dante, i Greci. In un percorso a ritroso che vuole ritrovare la bellezza come balsamo dell’esistenza. Motivo (e spinta) per scegliere la vita. Come in Trainspotting. Con Baudelaire che condivide la sua dimensione ribelle, teso verso una trasformazione che anela al nuovo. Dante che invece apre il pensiero sull’ignavia, sul non fare il bene né il male (testo che nella sua forma estesa già sta girando in tournée internazionale). Mentre alla classicità greca si torna per lo sguardo sul futuro. "Oggi il teatro è aggredito da tutti i media – conclude Servillo – perciò deve ritrovare un suo spazio vuoto, facendo sì che la comunicazione diventi il momento essenziale. Recito come un musicista che interpreta; proprio questo mi affranca dall’esibizione classica. E tutto ciò nasce dalla profonda inquietudine dei tempi, cui voglio rispondere con la nudità dell’esperienza teatrale originaria. In una riflessione radicale sul concetto di interpretazione. Come fosse una testimonianza intensificata dalla vita che passa attraverso le parole».