Covid, test sierologico prima del vaccino o per il Green pass? La relazione dell'Iss

Non esiste ad oggi un livello di anticorpi misurato secondo standard internazionali che assicuri una protezione nei confronti dell’infezione

Milano, 8 febbraio 2022 - "Sebbene il rilevamento di anticorpi in un test sierologico possa fornire prove di un'infezione o pregressa vaccinazione e quindi di una possibile protezione, non esiste ad oggi un livello di anticorpi misurato secondo standard internazionali che assicuri una protezione nei confronti delle infezioni da Sars-Cov-2 nelle sue varianti e quanto duri". Al momento, dunque, "non è definibile un livello di anticorpi che sia in grado di indicare se una persona debba o meno essere vaccinata o possa avere accesso, o meno, alla certificazione verde Covid-19". E' quanto si legge nella relazione tecnica richiesta dal Ministero e predisposta dall'Iss sulla base delle ultime evidenze scientifiche, sulle ragioni per le quali è possibile o meno prevedere l'estensione o l'esenzione dell'uso delle certificazioni Verdi covid-19.

Queste le conclusioni della relazione tecnica a cura dell'Istituto superiore di sanità, pubblicata sul portale del ministero della Salute, che illustra le evidenze scientifiche sulla possibilità di estenderne la durata o esentare dal Green Pass chi ha effettuato un test sierologico che accerti la presenza di anticorpi neutralizzanti anti Sars-Cov-2. Una possibilità non supportata dalle evidenze scientifiche analizzate dagli esperti Iss, che richiamano il documento del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) nel documento "The Use of antibody tests for Sars-Cov-2 in the context of Digital Green Certificates".

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"Il Ministero della Salute - si legge - ha ribadito più volte che l'esecuzione di test sierologici volti a individuare la risposta anticorpale nei confronti del virus non è indicata ai fini del processo decisionale vaccinale e che la presenza di un titolo anticorpale non può di per sé essere considerata al momento alternativa al completamento del ciclo vaccinale". "I correlati di protezione verso l'infezione da Sars-cov-2 - scrivono i tecnici dell'Istituto - non sono infatti ad oggi stati definiti in modo inequivocabile sebbene si ritenga che gli anticorpi neutralizzanti rappresentino una delle componenti della risposta immunitaria protettiva nei confronti del virus e potrebbero costituire un correlato di protezione dei vaccini anti Sars-COV-2". 

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Secondo la relazione, dunque, "i test sierologici non possono ad oggi essere utilizzati per confermare o meno un'infezione in atto, né tantomeno un sicuro livello di protezione nei confronti dell'infezione. Nessuno dei test attualmente disponibili è stato specificatamente autorizzato per valutare l'immunità o la protezione di coloro che hanno avuto l'infezione o sono stati vaccinati. Per tale motivo non trovano indicazione ai fini diagnostici o ai fini del processo decisionale vaccinale", pur rappresentando "uno strumento utile ai fini della ricerca nella valutazione epidemiologica della circolazione virale". Va considerato poi che "in commercio è presente una considerevole varietà di test sierologici, il che rende estremamente difficile un confronto dei risultati, considerata anche la mancanza di standardizzazione".