Covid, test sierologico e vaccino: quando e come farli. E gli anticorpi?

Il Coronavirus e gli esami da fare per capire meglio come affrontare l'infezione o la vaccinazione

Milano, 9 febbraio 2021 - Se ho il Covid (e non lo so) e se l'ho appena avuto (e non lo sapevo) e faccio il vaccino? Cosa succede? Può essere utile fare un tampone o test sierologico prima di sottopormi alla dose per vedere il numero di anticorpi? Se sono troppi è pericoloso? Quando sono immune? Diverse le domande che continuano a porsi le persone riguardo al virus e alle immunizzazioni. Ma proviamo a fare un po' di chiarezza su anticorpi e test sierologico.

Cosa sono gli anticorpi

Gli anticorpi, o immunoglobuline (Ig), sono proteine prodotte da alcuni globuli bianchi, i linfociti B, che vengono coinvolte nella risposta immunitaria nei confronti di qualsiasi sostanza (per esempio un allergene) o microrganismo (virus, batteri ecc.) riconosciuti come pericolosi.  Gli anticorpi, una volta entrati in contatto con specifiche molecole “estranee” all’organismo, chiamate antigeni, sono in grado per esempio di interferire con la capacità dei microrganismi patogeni di interagire con le cellule dell'organismo o di stimolare la loro eliminazione da parte di specifiche cellule immunitarie.

Test sierologico: cos'è, come funziona e a cosa serve

Il test sierologico viene condotto su un campione di sangue tipicamente prelevato da una vena del braccio o dal dito nel caso di test rapidi. Il suo scopo è quello di rilevare la presenza o la quantità di alcune immunoglobuline (specifiche per un particolare antigene) nel siero, ovvero il liquido che viene ottenuto dal sangue dopo aver eliminato la parte corpuscolata (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) e alcune proteine deputate al processo di coagulazione del sangue (per esempio il fibrinogeno e i fattori di coagulazione). Solitamente si misurano IgG e IgM per ottenere un quadro della situazione immunitaria e valutare se un individuo è entrato in contatto con un determinato microrganismo oppure se la vaccinazione a cui si è sottoposto ha indotto la produzione di anticorpi specifici. Il test può essere qualitativo o quantitativo: il test sierologico quantitativo si esegue su un campione di sangue ottenuto con prelievo venoso e misura la concentrazione totale di IgG, IgM e IgA; il test sierologico quantitativo rileva esclusivamente la presenza o l’assenza di anticorpi IgG e IgM, senza dare indicazione sulla quantità di anticorpi presenti. Un risultato positivo del test anticorpale può aiutare a identificare una passata infezione o confermare la risposta alla vaccinazione, mentre non è utile alla diagnosi di un’infezione in corso, condizione in cui è necessario ricorrere ad un tampone (antigenico rapido o molecolare, o salivare), perché la maggior parte delle persone con un sistema immunitario sano impiega da 1 a 3 settimane dopo aver contratto il Covid per sviluppare gli anticorpi specifici. E' dunque importante comprendere che l’esame sierologico non cerca il virus nel sangue, ma la presenza di anticorpi prodotti contro il virus.

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Come leggere i risultati del test

I risultati del test sierologico possono essere di diverso tipo. IgM e IgG negative: non c’è stata infezione o l’esposizione al patogeno è avvenuta da troppo poco tempo e non è stata ancora sviluppata una reazione immunitaria rilevabile, oppure il livello di anticorpi prodotti è troppo basso per essere rilevato dal test. Solo IgM positive: l’esposizione all’antigene è molto recente. IgM e IgG positive: l’infezione è in corso ed è stata contratta da poco tempo. Solo IgG positive: l’infezione c’è stata ma non è recente. Non sempre è possibile stabilire se il soggetto che si è sottoposto al test è protetto da una successiva infezione e per quanto tempo. A seconda dei risultati e dell’antigene indagato, il medico potrebbe aver bisogno di prescrivere altri test, come il tampone, per arrivare a una diagnosi precisa.

Anticorpi dopo il Covid

Il dosaggio degli anticorpi permette di evidenziare un contagio, ma non consente di determinare se questo sia tuttora in corso, se il paziente sia ancora contagioso, né se il paziente abbia sviluppato un’adeguata risposta immunitaria a protezione di futuri contagi.

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Quanti anticorpi per essere immuni

La maggior parte dei soggetti contagiati o vaccinati sviluppa anticorpi specifici diretti contro le proteine strutturali del virus, tra cui ad esempio contro uno specifico bersaglio della proteina Spike; si tratta i di anticorpi neutralizzanti, ovvero proteine in grado di contrastare efficacemente il virus responsabile della patologia neutralizzandone la capacità infettiva. L’immunità conseguente alla presenza di anticorpi neutralizzanti viene spesso indicata come “immunità sterilizzante”, a sottolinearne la capacità di eliminazione prima che si verifichi l’infezione. L’esame per valutare la quantità di anticorpi non permette, però, di definire una soglia minima che garantisca protezione al Covid, perché la risposta immunitaria ad un’eventuale infezione non dipende solo dalla quantità di anticorpi neutralizzanti in circolo, ma anche da numerosi altri processi immunitari, come la velocità di produzione di altre armi di difesa. Ad oggi si può dire che un soggetto privo di anticorpi probabilmente non ha prodotto un’adeguata risposta alla vaccinazione o all’infezione naturale; anche se è ragionevole pensare che un valore elevato di anticorpi sia preferibile ad un valore inferiore, resta da chiarire la soglia minima che consenta di godere di una buona/ottima/eccellente immunità; varianti differenti del virus potrebbero in parte eludere i meccanismi protettivi sviluppati. Non sembra infine esserci alcun rischio nel caso di presenza di un numero particolarmente elevato di anticorpi, non esiste cioè ad oggi un pericolo legato alla presenza di troppi anticorpi.

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Cos'è l'immunità innata

Secondo uno studio quasi tutto milanese, pubblicato su Nature Immunology, nella lotta del corpo all'attacco del virus Sars-Cov2 gioca un ruolo fondamentale l'immunità innata, che in generale è quella protezione che si ha a prescindere da un precedente incontro con un particolare antigene. Più nel dettaglio, nel lavoro firmato da Matteo Stravalaci, ricercatore di Humanitas, e Isabel Pagani, ricercatrice dell`Irccs Ospedale San Raffaele e da altri scienziati è emerso che una delle molecole dell'immunità innata, chiamata Mannose Binding Lectin (MBL), si lega alla proteina Spike del virus e lo blocca. Le implicazioni di questa scoperta sono importantissime: sembra infatti che variazioni genetiche di Mbl siano associate a gravità di malattia da Covid-19. L'immunità innata (o anche aspecifica) è una immunità di tipo non specifico presente sin dalla nascita, quando il sistema immunitario non si è ancora sviluppato e non è, quindi, in grado di dare risposte specifiche e selettive agli agenti patogeni. Detta anche immunità naturale, ereditaria o costitutiva, rappresenta la prima linea difensiva nei soggetti non immunizzati. Questa prima linea difensiva dell’organismo è il sistema di difesa più antico ed è comune a tutti gli organismi pluricellulari. Fanno parte del sistema immunitario innato i linfociti NK (Natural killer), i mastociti, gli eosinofili, i basofili, i macrofagi, i neutrofili e le cellule dendritiche: queste cellule hanno, tra loro, meccanismi di funzionamento molto diversi, ma sono tutte in grado di eliminare e o di identificare gli agenti patogeni. L'immunità innata quindi si attiva quando l'organismo viene in contatto con un virus o un batterio, prima ancora che possa svilupparsi una risposta più speficica. 

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Anticorpi e anticorpi monoclonali

Gli anticorpi di cui abbiamo parlato sono i naturali anticorpi anti-Covid prodotti dall’organismo in risposta all’infezione o alla vaccinazione, mentre i monoclonali sono a tutti gli effetti farmaci prodotti per sintesi e poi iniettati nell’organismo allo scopo di contrastare l’infezione.

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Test sierologico e Green-Pass?

No, ad oggi il dosaggio degli anticorpi, anche qualora elevato, non è sufficiente ai fini del rilascio del Green-Pass.

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Test sierologico e tampone

Il test sierologico serve per capire se una persona è già entrata in contatto con il nuovo Coronavirus e si effettua con un prelievo di sangue. Il tampone serve per diagnosticare la presenza del virus nell'organismo e quindi a scoprire se c'è un'infezione in corso. E' un esame che viene effettuato tramite un bastoncino con una sorta di cotton fioc alla sua estremità che viene inserito nella bocca (tampone faringeo); nel naso (tampone naso-faringeo) del bambino.  Durante la guarigione dalla malattia infatti si può essere positivi  al test sierologico e negativi al test molecolare, cioè quando il nostro sistema immunitario ha eliminato il virus ed in circolo abbiamo alti livelli di anticorpi che ci garantiscono una protezione duratura nel tempo.

Costo test sierologico

Il costo di un test sierologico è piuttosto variabile da una struttura all’altra e soprattutto in base al tipo di dosaggio richiesto. Da un punto di vista molto generale la forbice è compresa tra i 10 e i 50 euro