Terza dose vaccino Covid: quando la faremo (se la faremo) e chi la farà per primo

Un possibile cronoprogramma della fase tre della campagna d'immunizzazione. Il ministro: "Via a settembre per vulnerabili e operatori sanitari"

Vaccino: si va verso la terza dose?

Vaccino: si va verso la terza dose?

Terza dose del vaccino anti-Covid: mentre il ministro della Salute Roberto Speranza annuncia l'avvio già da settembre di questa nuova fase della campagna, con l'inizio delle somministrazioni per i pazienti fragili e l'Ema, l'azienda europea del farmaco parte con lo studio per verificare l'effettiva necessità per tutti di un ulteriore richiamo, ci si chiede quale potrebbe essere il cronoprogramma dell'operazione.  

In Italia governo, funzionari dell'Istituto superiore della sanità (l'Iss) e gli altri specialisti presenti all'interno della cabina di regia sul Covid, in corrispondenza della partenza delle nuove inoculazioni, si siederanno intorno a un tavolo per studiare la programmazione di una nuova eventuale campagna di massa, anche alla luce delle valutazioni di Ema e Aifa (ques'ultima è l'Agenzia del farmaco italiano). Un esempio di quelle che potrebbero essere le fasi dell'operazione terza dose ci può arrivare dalla Gran Bretagna, una delle nazioni in cui si sta già inizando a somministrare il terzo richiamo.

Perché la terza dose

L'obiettivo principale di una nuova campagna vaccinale di massa è soprattutto quello di ridurre l'insorgenza di una forma grave di malattia. Questo vuol dire che i primi a dover ricevere nuovamente l'antidoto saranno le persone più a rischio, quelle più vulnerabili a una forma grave di Covid-19. E che le vaccinazioni per questa fascia dovrebbero puntare a raggiungere un buon livello di copertura prima dei mesi invernali, quando malattie trasmissibili per via respiratoria come il coronavirus sono solite "riguadagnare vigore", dato che si riduce il tempo passato all'aperto. Altro dettaglio importante è la raccomandazione arrivata dalle autorità sanitarie britanniche: il siero anti-Covid, di qualunque azienda, dovrà essere somministrato con un approccio sinergico a quello antinfluenzale.

Le fasi di somministrazione del richiamo

Il programma di richiamo potrebbe essere svolto in tre fasi.

Nella prima - che, a sentire il ministro, sarebbe pronta a partire - verrebbero vaccinati i cosiddetti fragili, ovvero gli adulti immunodepressi di età pari o superiore ai 16 anni, gli ospiti delle residenze per le anziani, strutture in cui, soprattutto nella prima ondata, il Covid-19 ha colpito durissimo, gli adulti di età pari o superiore ai 16 anni considerati clinicamente estremamente vulnerabili e gli operatori sanitari e sociali che lavorano in reparti in cui il rischio è più alto. Al di là della questione vulnerabilità, ovviamente, nella precedenza per queste categorie c'è da considerare il fattore tempo: sono stati i primi a ricevere il preparato anti-Covid e quindi quelli in cui l'effetto potrebbe scemare in tempi più brevi. Ed è proprio su questa ipotesi che si attendono le valutazioni delle agenzie del farmaco.

La seconda fase di somministrazione della terza dose potrebbe riguardare, invece, tutte le persone adulte di età superiore ai 50 anni, gli adulti di età compresa tra i 16 e i 49 anni che si trovano in un gruppo a rischio per influenza o Covid-19, i contatti di individui immunodepressi.

Dato che la maggior parte dei giovani adulti senza problemi di salute ha ricevuto da poco la seconda dose di vaccino anti-Covid, infine, per loro la terza dose di siero verrà presa in considerazione solo in un secondo momento, anche alle luce dei riscontri scientifici in merito evidenziati dalle agenzie del farmaco. Questa sarà la terza fase

La campagna vaccinale in Italia

Nel nostro Paese hanno completato il ciclo vaccinale 38.852.487 persone, il 71,94% della popolazione over 12. Se la campagna dovesse proseguire con questi ritmi, giungeremmo a una copertura dell'80% di italiani che hanno ricevuto almeno la prima dose al 23 settembre. Resta il nodo di un'ampia fascia di cittadini che ancora non ha ricevuto nemmeno una dose. In particolare preoccupano i 3,7 milioni di over 50 ancora privi di una qualsiasi immunizzazione.