Terremoto Friuli, 45 anni fa il sisma che provocò mille morti

Alle 21 del 6 maggio 1975 la terribile scossa con epicentro a Gemona. "Impossibile dimenticare"

Le case distrutte e i soldati in azione

Le case distrutte e i soldati in azione

6 maggio 2021 - Sono passati 45 anni dal terribile terremoto che il 6 maggio del 1976, ore 21,  devastò il Friuli provocando 990 morti con un susseguirsi di scosse di magnitudo 6.5 della scala Richter con epicentro tra Gemona del Friuli e Artegna  (Udine). Il quinto sisma più violento e drammatico che ha colpito l'italia il secolo scorso. L'Esercito Italiano su Twitter ha reso omaggi alle vittime e ai "14 mila soldati che seppero fornire un aiuto morale e materiale ai friulani.  

Ma sono soprattutto i testimoni dei fatti a ricordare su Facebook quei momenti di panico. "Chiuse in macchina venivamo letteralmente sconquassate da una forza bruta improvvisa, travolgente. Poi più nulla, solo le grida della gente ed una foschia fittissima, di colore arancione, quello dei mattoni". "Mi ricordo la polvere che subito ci avvolse e che penetrava nel naso, nella bocca, tra i vestiti, fra i capelli". Sono solo alcuni dei messaggi apparsi oggi sul gruppo Facebook Sei di Gemona. "Mai dismenteà", non dimenticare, scrive un altro utente postando la foto del centro di Gemona raso al suolo dopo la seconda scossa, nel settembre 1976. "Impossibile dimenticare...un mandi alla vecchia Gemona", "momenti indimenticabili per tutta la vita, mai mai dimenticherò", »chi l'ha provato non può scordare« il sisma e le vittime. Il 6 maggio 1976 rimarrà una data "per sempre scolpita nella storia di Gemona e del Friuli". Lo scrive su Facebook il sindaco di Gemona del  Friuli (Udine), Roberto Revelant. "Oggi - continua Revelant - ricordiamo le vittime di quel catastrofico terremoto, non dimenticandoci nemmeno di quello che è accaduto dopo: i soccorsi, la solidarietà e la ricostruzione. I friulani hanno sempre dimostrato di saper trovare la forza di reagire e ripartire anche quando viene a mancare ogni certezza.  Il nostro compito - conclude Revelant - è di trasmettere ai nostri figli ed ai nostri nipoti tale eredità. Solo così nessuno sarà mai dimenticato ed onoreremo lo straordinario lavoro di chi ci ha preceduto".