Tamponi salivari e fai da te più utili a gestire la pandemia? La lezione del Regno Unito

Alcuni dati di altri Paesi europei sembrano indicare questa strada ma in Italia persistono resistenze. Ora servono più libertà e responsabilità

Una studentessa effettua un test salivare per rilevare la presenza o meno del coronavirus

Una studentessa effettua un test salivare per rilevare la presenza o meno del coronavirus

Milano, 10 gennaio 20221 -   “Beva questo liquido e lo mantenga per un minuto facendo gargarismi.” L’infermiera mi porge una fialetta e provvedo a eseguire l’ordine. Il mio tampone salivare è completo, il risultato arriverà in 24 ore circa con un SMS. Nessun dolore, nessuna complicazione. Non siamo in Italia ma in Canton Ticino, dove ogni giorno vengono svolti migliaia di tamponi “ordinari” e salivari. Il tampone salivare PCR è un esame piuttosto comune da quasi un anno in alcuni Paesi: Spagna, Svizzera, Austria, Stati Uniti, ma non in Italia, dove per molto tempo non è stato accettato, poi sperimentato in alcuni contesti (scuole) e infine accettato e incoraggiato in riferimento a soggetti fragili, come anziani, bambini o persone con disabilità. Eppure, il tampone PCR salivare è stato accettato per mesi come prova di ingresso in Italia: decine di migliaia di viaggiatori hanno varcato il confine con il nostro Paese con in mano prove di test negativi salivari, spesso comodamente eseguiti in autonomia e consegnati al più vicino laboratorio di ricerca.

Qualcosa di simile è accaduto con i tamponi antigenici rapidi “fai da te”, ancora oggi non considerati validi ai fini dell’ottenimento di green pass o altre autorizzazioni, pur trattandosi dei medesimi dispositivi utilizzati nelle farmacie. Nel Regno Unito già da diversi mesi i cittadini si sottopongono a tamponi fai-da-te che prevedono l’analisi in casa o l’invio in laboratorio tramite posta (nel caso del PCR). Il Governo invia a casa i tamponi, gratuitamente. In quel caso non è possibile richiedere certificati ma è possibile comprendere se si è positivi o negativi. Molti laboratori privati hanno messo in vendita tamponi fai-da-te che permettono l’ottenimento di certificati attraverso una metodologia video/foto nella quale in paziente filma o fotografa il risultato e/o l’esame.

Questa metodologia responsabilizza il paziente, riduce code e invasioni in laboratori o farmacie e incentiva il numero di tamponi. Certo, può esserci un rischio di truffe, ma questo riguarda qualunque attività umana, persino la somministrazione del vaccino in Italia non è stata esente da comportamenti illeciti. Questa strategia, comunque, sembra funzionare: il Regno Unito vanta il numero più alto di tamponi effettuati al mondo dopo l’India, e il più alto rispetto alla popolazione, secondo i dati della Banca Mondiale. E allora perché in Italia, questo tipo di test, meno invasivo e ugualmente valido, fatica a decollare? La guerra contro i tamponi salivari, in Italia, è stata prima di tutto di tipo regolamentare: era stata giustificata dalla volontà di “non sovraccaricare i laboratori”, una motivazione che però risulta poco convincente. Il tampone salivare PCR o antigenico, può essere eseguito anche in autonomia, o con personale non specializzato, e risulta meno invadente (e per alcuni soggetti, molto meno doloroso).

“I tamponi salivari non sono affatto conosciuti in Italia. La ricerca scientifica cerca da tempo, nell’ambito della farmacodinamica, le modalità di somministrazione più accettate dal paziente. Tutto ciò che risulta meno invasivo dovrebbe essere incoraggiato, anche per aumentare il numero di pazienti controllati” - commenta Matteo Miotto, bioinformatico in IRCCS a Milano e già ricercatore in ambito biotecnologico. La “guerra” ai tamponi salivari, quindi, non può trovare una giustificazione razionale se non quella, à la Macron, di infastidire (per usare un eufemismo) le persone non vaccinate e scoraggiare la ricerca di vie rapide e indolori per ottenere il Green Pass. Eppure l’economia comportamentale dimostra, da tempo, che gli incentivi funzionano meglio quando positivi, ovvero di incoraggiamento.  Un libro di grande successo, “Nudge: la spinta gentile“ (Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein) descrive esattamente questo: esempi da tutto il mondo e proposte per incentivare comportamenti virtuosi, solidali ed efficienti. Con più libertà e più responsabilità, forse, potremmo avere un tracciamento ancora migliore. Cosa stiamo aspettando?