Strage del Mottarone, via i sigilli. I periti: "L’impianto era vecchio"

Ingegneri al lavoro per la prima volta sui resti della funivia

Tragedia in provincia di Verbania, incidente della funivia Stresa-Alpino-Mottarone

Tragedia in provincia di Verbania, incidente della funivia Stresa-Alpino-Mottarone

Stresa - Per la prima volta ieri sono stati infranti i sigilli che dal 23 maggio circondano l’area in cui si trova la cabina numero 3 della funivia Stresa-Mottarone. Li hanno rotti gli ingegneri incaricati dalla Procura (Antonio De Luca, Tommaso Trombetti, Mario Bonfiglioli e Stefano Tubaro), dai legali degli indagati (Marco Giglio, Renato Toros) e delle famiglie delle vittime (Ferruccio Levi, Franco Clerici, Mattia Strangi, Carlo Fuselli, Sergio, Blingini, Bernardino Chiaia e Carlo Andrea Castiglione). Dovranno rispondere al quesito del procuratore di Verbania Olimpia Bossi, che vuole sapere se furono messe in atto tutte le procedure per la sicurezza e il controllo dell’impianto.

Nell’incidente sono morte 14 persone. Il solo superstite, Eitan di 5 anni, sarà costretto a crescere senza la mamma, il papà e il fratellino. Quel cavo che trasportava la cabina, oggi sfilacciato e rotto, potrà “raccontare“ che cosa è accaduto. Da un primo esame è emersa soltanto la vetustà dell’impianto. Dovrà essere esaminato anche il sistema di carrucole e contrappesi che misurano la tensione della funivia per verificare se fossero danneggiati o si siano rotti in seguito al sinistro. Il giudice ha dato ai periti 60 giorni per rispondere al quesito, ma molto probabilmente sarà necessaria una proroga per redigere tutte le perizie e consegnarle al procuratore.