Lo Stato Teocratico di San Giorgio vendeva terreni e titoli nobiliari: truffati in 700

Scoperto il raggiro dalla fantomatica nazione che si era dotata di Presidente e governo per intascare i soldi dei "concittadini"

Sono 12 le persone finite ai domiciliari con l'accusa di truffa (archivio)

Sono 12 le persone finite ai domiciliari con l'accusa di truffa (archivio)

Avevano messo in piedi addirittura uno stato, chiamato Stato Teocratico Antartico di San Giorgio, con tanto di Presidente, governo, tribunale. Non era uno scherzo o un'iniziativa goliardica, ma una truffa in grande stile quella smatellata dalla Polizia di Catanzaro e dopo un'indagine coordinata dalla Procura di Catanzaro che ha disposto gli arresti domiciliari per 12 persone e indagato altre 30 persone. Tra i coinvolti ci sono anche un ex generale della Guardia di finanza Mario Farnesi, di 72 anni, e un ex maresciallo dei carabinieri Emanuele Frasca (56) entrambi in pensione.

L'indagine è partita nel 2021 da una perquisizione in un immobile di Catanzaro indicato come la sede diplomatica del presunto Stato. Le indagini hanno poi svelato l'esistenza di un'associazione a delinquere operante su tutto il territorio nazionale con principali sedi a Catanzaro, Alcamo e Teramo, finalizzata alla commissione di truffe basate proprio sull'esistenza dello Stato Teocratico Antartico di San Giorgio "come soggetto dotato di un'autonoma sovranità e di connessi privilegi" in forza del Trattato Antartico del 1959.

Secondo l'accusa, per dare credibilità agli occhi di ignari cittadini, i componenti del gruppo criminale avrebbero utilizzato una serie di artifizi, quali l'apparente creazione di istituzioni varie (Capo di Stato, Governo e relativi Ministri, Corte di Giustizia, Tribunale Supremo, Delegazioni territoriali), di una gazzetta ufficiale, di siti internet e, soprattutto, il confezionamento di documenti d'identità anche validi per l'espatrio. In tal modo avrebbero truffato oltre 700 persone residenti in tutta Italia che avevano ottenuto la cittadinanza dell'inesistente Stato Antartico, dopo pagamento di una somma di denaro variabile tra i 200 e i 1.000 euro, prospettando loro i vantaggi più disparati: dalla possibilità di ricevere finanziamenti per i propri progetti di ricerca, alla possibilità di fruire di una burocrazia più snella per le proprie imprese o di utilizzare i documenti dello Stato per circolare liberamente in Italia e all'estero, alla possibilità di consentire l'ingresso sul territorio nazionale di cittadini stranieri. 

I truffatori erano riusciti anche a vendere terreni in Antartide con annesso titolo nobiliare. Ma i benefici più allettanti promessi diventando cittadini dello Stato Antartico però erano quelli connessi alla riduzione dell'imposizione fiscale, con un'aliquota pari solo al 5% da versare al nuovo stato di appartenenza con correlativa esenzione dalla corresponsione delle imposte in Italia.

C'era anche la possibilità di preservare i propri beni da possibili azioni esecutive dello Stato italiano atteso che sarebbero divenuti beni "sangiorgesi" o di poter continuare a esercitare la professione medica nonostante l'avvenuta radiazione/sospensione dall'albo e di poter essere esentati dagli obblighi vaccinali. Gli indagati, poi, avrebbero incamerato dai cittadini "antartici" un'ulteriore somma di denaro pro-capite proponendo l'acquisto dell'isola di Kouneli, in Grecia, per dare una concreta territorialità allo Stato.

Il Gip ha riconosciuto la sussistenza della gravità indiziaria per l'illecita fabbricazione e possesso di documenti falsi validi per l'espatrio. Gli indagati hanno infatti realizzato dei documenti di riconoscimento contraffatti (passaporti, carte d'identità diplomatiche), corrispondenti ai format internazionali, e li hanno utilizzati in diverse strutture alberghiere, sul territorio nazionale ed estero, nonché nel corso di controlli di polizia, come avvenuto a Catanzaro e in alcuni aeroporti, anche per gestire traffici illeciti di sostanza stupefacente.

I proventi illeciti acquisiti, quantificati in un importo superiore a 400mila euro, sarebbero stati poi oggetto di successive condotte di riciclaggio attraverso un conto estero situato in territorio maltese, dove avrebbe sede una rappresentanza dello Stato.