Vaccino Sputnik, è pressing: "Produciamolo qui"

La Regione Lazio chiede di coinvolgere stabilimenti italiani e di opzionare già le dosi. Meloni pungola il Governo, che replica: "Aspettiamo ok di Ema"

Confezioni di vaccino Sputnik V

Confezioni di vaccino Sputnik V

Roma - Vaccinazioni a rilento, parte il pressing per l'adozione di Sputnik V, il vaccino russo ad adenovirus vettore che sta diventando il Sacro Graal dell'immunità, almeno in Italia. Se Giorgia Meloni e FdI chiedono di accordarsi con la Russia per l'arrivo dei sieri in Italia, il Governo attende il via libera dell'Ema, mentre la Regione Lazio fa un passo avanti per produrre nel Bel Paese le dosi che servono.

Oggi, c'è stato un incontro in videoconferenza allo Spallanzani dedicato al vaccino con il  Centro Nazionale di Ricerca Epidemiologica e Microbiologica Nicolaj Gamaleya. "E' giusto che noi verifichiamo la qualità, la sicurezza e l'efficacia dei vaccini superando la logica del brevetto e della geopolitica. La scienza è neutra e impermeabile alla pressione della politica, dell'industria, della geopolitica. La scienza va dritta per la sua strada, non ci interessa la provenienza e ci poniamo al servizio delle popolazione per curare e assistere", sottolinea il direttore sanitario dell'Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, al termine dell'incontro. "Abbiamo istaurato da oggi un rapporto stabile con il Centro Nazionale di Ricerca Epidemiologica e Microbiologica Nicolaj Gamaleya che consentirà ai nostri due istituti di scambiare dati, materiale biologico e conoscenze, per affrontare al meglio questa pandemia - aggiunge -. Abbiamo sempre sottolineato che l'Inmi Spallanzani è all'avanguardia della ricerca e si pone al servizio della collettività per valutare e approfondire, per quanto di sua competenza, qualsiasi vaccino, anticorpo monoclonale, e terapia che possa essere utile per sconfiggere la pandemia".

E su questo scambio, la Regione Lazio vuole puntare: "Ho chiesto oggi durante l'incontro con le Regioni al Governo, nelle persone dei ministri degli Affari regionali e della Salute Mariastella Gelmini e Roberto Speranza, di valutare tra l'altro la possibilità di produrre anche in Italia il vaccino russo Sputnik V su cui si è avviata la rolling review di Ema, e comunque di valutare la possibilità già di opzionare il vaccino per farsi trovare pronti dopo l'eventuale via libera di Ema e di Aifa", dichiara l'assessore alla Sanità  Alessio D'Amato, cha preso parte anche al meeting  scientifico. "La signora Nina Kandelaki, direttore del Dipartimento dello sviluppo dei progetti sanitari del Fondo russo di investimenti diretti (RDIF), ha dato la disponibilità sia all'opzione delle dosi, che a facilitare il dialogo per sviluppare la produzione del vaccino. E ha dichiarato la volontà di mettere a disposizione tutto ciò che è necessario per consentire la produzione del vaccino in Italia. Abbiamo bisogno di tutte le munizioni possibili in questa guerra e soprattutto di utilizzare tutti i vaccini efficaci oggi a disposizione innanzitutto per la copertura delle varianti".

Non è comunque questione di geopolitica, secondo il ministro della Salute Roberto Speranza: "Non ci interessa dove sia stato studiato e prodotto ma che sia sicuro ed efficace. E questo deve fare l'Agenzia europea (l'Ema,  ndr). Noi siamo pronti ad acquistare anche il vaccino russo, purché Ema dica con sicurezza che è efficace e sicuro. Per farlo deve fare verifiche agli stabilimenti".  Ma dall'opposizione Giorgia Meloni chiede di velocizzare la burocrazia, anche quella di Aifa: "Non ho i dati per dire se Sputnik è sicuro, ma il governo italiano li ha. Credo che come il governo italiano si arroga la libertà di limitare la libertà degli essere umani per Dpcm, con la stessa velocità dovrebbe velocizzare la burocrazia di certi organismi".

Peraltro, sull'ipotesi di acquisto dei vaccini da aprte dei singoli europei arriva l'apertura del commissario europeo al Mercato unico, Thierry Breton, che è a capo della task force per la produzione dei vaccini contro il Covid in Ue. "Se i Paesi vogliono acquistare lo Sputnik V russo o il Sinopharm cinese, va bene", ha dichiarato in un'intervista a Politico.eu. Ma ha sottolineato che "ciò di cui abbiamo bisogno oggi sono le dosi, non nuovi vaccini", ha precisato, citando il caso Ungheria che ha scelto Sputnik ricevendo però solo 40mila dosi: "Sono 40 mila, ne servono milioni. E solo l'Europa sarà in grado di fornire quei milioni".