Draghi sui vaccini Covid: "Sospendere i brevetti? Rischioso per la ricerca"

Il discorso del premier alla Camera tra la necessità di aiutare i Paesi più poveri e gli enormi investimenti del settore farmaceutico

Mario Draghi

Mario Draghi

Roma - La sospensione dei brevetti proposta dal presidente Usa  Joe Biden? Una buona idea che va però tradotta bene sul campo altrimenti rischia di trasformarsi in un boomerang come ha spiegato il presidente del Consiglio Mario Draghi nel corso del question time alla Camera. "La posizione espressa da Biden - ha spiegato il premier - si chiarirà nei prossimi giorni ma parte da una semplice considerazione: c'è uno sbilanciamento tra i finanziamenti pubblici delle grandi case farmaceutiche e i paesi più poveri al mondo. L'indirizzo Usa va condiviso ma il rischio che la sospensione dei brevetti sia un disincentivo alla ricerca". In questa considerazione sta tutta l'autorevolezza e la serietà dell'uomo chiamato a "timonare" l'Italia in questo post-pandemia. Mario Draghi infatti non cede al populistico "liberi tutti" che da un lato aiuterebbe sì quella grossa fetta del mondo che, contrariamente ai Paesi maggiormente industrializzati, non hanno risorse economiche sufficienti per procurarsi i vaccini e giungere il più presto all'immunità di gregge. Sarebbe auspicabile ma non viviamo in un mondo perfetto: ci sono interessi e lobby dietro l'industria farmaceutica che insieme a tutte le aziende della filiera hanno investito una quantità impressionante di denaro per sostenere la ricerca scientifica. Un improvviso colpo di spugna potrebbe portare a contraccolpi insostenibili. Almeno al momento. 

Il nemico mondiale

La pandemia da Covid-19 anzi ha costretto tutto il settore a uno sforzo ulteriore per ridurre la normale tempistica della ricerca e giungere al più presto a un vaccino che potesse frenare la curva dei contagi. Questo sforzo si è tradotto in investimenti sostanziosi, in molti casi sostenuti dagli stessi Stati nazionali che detengono parte delle quote nelle case farmaceutiche produttrici. E qui emerge lo spessore di Draghi, uomo di economia "prestato" alla politica che affronta il problema non "di pancia" ma in modo pragmatico spiegando alla Camera che si dovrà procedere su "passi più semplici, ossia rimuovere il blocco all'esportazione che Usa e Uk continuano a mantenere e aumentare la produzione individuando nuovi siti. Un'operazione che è già in corso in Italia ma che dovrebbe essere pensata anche nei paesi poveri". Perché in fondo il Covid-19 è un nemico globale e gli strumenti per combatterlo non potranno che avere respiro mondiale.