Milano e Como regine dello smog: zero in pagella

Legambiente: in 5 anni mai rispettati i parametri Oms. Tutti i capoluoghi insufficienti. A Lecco e Sondrio 4

Smog in una foto d'archivio (Spf)

Smog in una foto d'archivio (Spf)

Milano, 1 ottobrre 2020 - Bocciate senza pietà nella lotta allo smog. Legambiente, nell’ultimo report “Mal’aria“ aggiornato a settembre, mette le città lombarde dietro la lavagna. Da zero a 10 prendono un robusto quattro solo Lecco e Sondrio. A tre si fermano Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Varese e Brescia. Bergamo si deve accontentare di 2, voto 1 per Monza. Con un rotondo zero finiscono, buone ultime, Como e Milano. Colpevoli di non avere rispettato mai nei cinque anni fra il 2014 e il 2018 nessuno dei parametri stabiliti dall’Oms (più rigidi di quelli dell’Ue) sull’esposizione della popolazione a Pm10, Pm2,5 e biossido d’azoto. Pochissime le città italiane sulla sufficienza, nessuna in Lombardia. Una volta fotografata la situazione, però, nel suo rapporto Legambiente prova ad analizzare la situazione e soprattutto gli sforzi di ogni territorio per la riduzione dell’inquinamento. Ma "da Regione Lombardia ci saremmo aspettati più coraggio – attacca la presidente regionale dell’associazione Barbara Meggetto –. Invece si è preferito rimandare all’anno nuovo lo stop alla circolazione dei mezzi più inquinanti (i diesel Euro 4, ndr) che sarebbe dovuto scattare ora per le città sopra i trentamila abitanti".

Misura che verrà rinviata all’inizio del nuovo anno, in ragione dell’emergenza economica, secondo quanto stabilito dal Pirellone, fra le critiche di Legambiente, che sottolinea come si sia "arrivati a chiedere alla città di Milano di continuare con la sospensione del blocco dell’area B e C della città per favorire l’accesso ai veicoli più inquinanti". "Quei veicoli che, quando cominceranno a fioccare le giornate di superamento dei limiti per le polveri sottili, verranno puntualmente bloccati per cercare di superare l’emergenza – accusano gli ecologisti nel rapporto –. Contraddizione evidente tra ciò che andrebbe fatto da subito (il blocco delle auto permanente nelle città per evitare quanto possibile di arrivare alla situazione emergenziale) e quanto viene fatto (aprire a tutti per poi richiudere solo quando sei costretto a farlo per attenuare le concentrazioni)". Resta il fatto che la Regione nella sua presentazione dei provvedimenti ha chiaramente detto che "alla luce del fatto che, in assenza di circolazione di veicoli, le polveri sottili non hanno evidenziato diminuzioni significative e pertanto dette misure si rileverebbero più economiche che di tutela ambientale".

Frase che non è piaciuta a Legambiente perché, fra l’altro, "è smentita dalla presentazione dell’Arpa Lombardia che ha invece evidenziato come la riduzione di NO2 e di Pm10 nel periodo del lockdown sia stata superiore al 65%". Ma il Pirellone, oltre al rinvio dello stop agli Euro 4 diesel senza filtro antiparticolato, punta all’ampliamento del progetto “MoVe-In“ che prevede, su base volontaria, la possibilità per cittadini ed aziende di andare in “deroga” ai limiti previsti per l’utilizzo di veicoli più inquinanti entro un certo numero di chilometri. Che sia o meno colpa dei diesel, ai quali pure si attribuisce la maggior parte del peso dell’inquinamento (e dei morti per smog) in città, le misure annunciate dalla Regione sono gli incentivi per la sostituzione dei veicoli commerciali e privati, l’aumento del trasporto pubblico con potenziamenti di linee e infrastrutture e lo sviluppo della mobilità elettrica a zero emissioni. Ma restano le deroghe sui diesel.

"Una scelta che costerà moltissimo ai lombardi in termini di salute", attacca il rapporto. Ma c’è un punto su cui anche le critiche di Legambiente tacciono: "Un aspetto innovativo e interessante, figlio dell’esperienza maturata nel periodo di lockdown dello scorso inverno, è invece la strutturazione dello smart-working come misura permanente per ridurre gli spostamenti e l’utilizzo di mezzi privati e pubblici, decongestionando quindi le città dalla folla e dal traffico".