Alpinismo: il Manaslu respinge ancora Simone Moro

Il forte scalatore bergamasco costretto a rinunciare per la terza volta all'ascesa invernale sul gigante nepalese

Simone Moro (fotoDepascale)

Simone Moro (fotoDepascale)

Bergamo, 22 febbraio 2021 - Per la terza volta il Manaslu si rivela  indomabile in inverno. Simone Moro, l’alpinista bergamasco specialista dell’alta quota, ha deciso di tornare a casa dopo un nuovo tentativo di scalare la bellissima montagna di 8.156 metri, caratteristica per le sue due vette che svettano nel cielo del Nepal. Ci aveva già provato nel 2015 e nel 2019.  Ora la nuova rinuncia.

"È il terzo arrivederci al Manaslu invernale, in questo 2021 voglio dire solo arrivederci - ha fatto sapere l'alpinista spiegano di motivi che l'hanno convinto a tornare indietro -. Le condizioni della montagna e meteorologiche anche quest’anno mi inducono a rinunciare. I miei limiti e le mie capacità sono altamente inferiori a quelle della montagna che ho incontrato in questi tre inverni. L’accettazione di questo mi ha permesso fino ad oggi di sopravvivere ai miei sogni e far prevalere la testa al cuore».Questa volta l’alpinista bergamasco faceva parte di un team con Alex Txicon, lo scalatore basco con il quale aveva già salito in inverno il Nanga Parbat per la prima volta nel 2016. Il Manaslu si è rivelato però un osso duro. Prima per le abbondanti nevicate che hanno fatto salire il pericolo di valanghe lungo la via di salita, poi la scoperta di un immenso crepaccio che sbarrava la via verso i campi alti che ha richiesto un ulteriore grande sforzo agli alpinisti che hanno dovuto aprire una nuova variante.

"I crepacci che abbiamo incontrato sulla via normale a metà gennaio e la variante nuova che Alex e noi tutti abbiamo aperto ha consumato i giorni più belli e stabili che io abbia mai incontrato in tutte le mie invernali. Purtroppo quando la variante è stata ultimata, l’inverno al Manaslu era tornato quello di sempre, venti fortissimi in quota intervallati da qualche giornata di nubi e nebbie e le solite seppur quest’anno deboli nevicate. Il vento ha strappato dalle creste la neve e l’ha depositata sulla parte medio bassa della montagna e procedere è sempre stata una lotta con sforzi immani per aprirsi la traccia, affondando spesso fino alla pancia, anche con le racchette da neve calzate. Karl Gabl è stato il mio, il nostro compagno silenzioso di cordata. Oltre al suo bollettino anche altri meteorologi sono stati contattati e quasi sempre le previsioni hanno coinciso. L’uomo è imperfetto e vulnerabile e io sono il primo ad esserlo. Ricevuto l’ultimo bollettino da Gabl che prevede venti fortissimi oltre 175 km/h fino a inizio marzo ho deciso di continuare a dargli fiducia e preferire la rinuncia a una stoica resistenza oltre il mese di febbraio".

Anche le drammatiche vicende del K2 hanno segnato l’animo dell’alpinista bergamasco: "È stato un inizio di anno tragico e difficile per tutto l’alpinismo e anche noi abbiamo dovuto gestire emotivamente il peso di questi lutti di amici e compagni di cordata che dal K2 non sono più tornati. Ci ho pensato anche io, ma ho riflettuto sui segnali che il destino e le vicende tragiche di questo 2021 mi ha mandato".  Simone Moro ha scalato per la prima volta in inverno e senza ossigeno quattro delle montagne più alte della terra.