Sicurezza in treno, ci vuole scienza

In Lombardia in mille a vigilare su 2.600 chilometri di binari. Il responsabile tecnico Fs: "App per allertare i poliziotti e riconoscimento facciale"

Due vigilantes in servizio per Trenord

Due vigilantes in servizio per Trenord

Milano, 14 marzo 2019 - Ci sono i vigilantes, le pattuglie della Polfer e dell’esercito. Ma è un manipolo di neanche un migliaio di uomini che, da solo, non basta a sorvegliare i quasi 2.600 chilometri di binari in Lombardia dove spesso si contano episodi di violenza. Nel mirino, passeggeri e ferrovieri.

Per loro lavora a tempo pieno una squadra speciale di ingegneri del Gruppo FS, che si occupano esclusivamente dei sistemi di sicurezza. A guidarli, Franco Fiumara, direttore del centro di protezione aziendale del Gruppo. Il suo impegno quotidiano è alzare il livello di sorveglianza utilizzando la tecnologia. Sistemi all’avanguardia allo studio e pronti alle prime sperimentazioni. «Stiamo lavorando per poter dotare il nostro sistema di videosorveglianza con un software per il riconoscimento facciale delle persone – anticipa Fiumara –. Questo permetterebbe di intercettare persone potenzialmente in grado di dare fastidio: appena il volto di un borseggiatore già noto alle forze dell’ordine e archiviato in banca dati viene rilevato, il sistema allerta l’operatore della centrale che può così convogliare una pattuglia a tenere d’occhio il sospetto». Una prospettiva «straordinaria», ma «occorre capire quanti falsi allarmi il software mi può generare – riconosce Fiumara –. Tuttavia c’è anche il tema della privacy».

Burocrazia già risolta, invece, per la nuova applicazione che in primavera verrà sperimentata e «contiamo di estendere con accordi in tutte le altre regioni»: «La app - spiega Fiumara - viene caricata (su base volontaria) sullo smartphone degli appartenenti alle forze di polizia che viaggiano sui treni regionali. Appena salgono in carrozza la loro presenza viene segnalata sul tablet del capotreno che, in caso di emergenza, può lanciare un allarme che finisce sui device di poliziotti o carabinieri presenti sul treno, ma anche alle sale della Polfer». Ma «si può pensare di fare una convenzione anche con i medici per emergenze sanitarie». Sicurezza personale, e poi sicurezza del bagaglio. Il prossimo passo? Riuscire a taggare le valigie, ovvero connetterle al telefonino del proprietario. E se si allontanano tra loro, ad esempio in caso di furto o smarrimento, scatta un allarme: «Stiamo cercando di adottare questo sistema ai varchi di accesso ai binari – continua Fiumara », in modo tale che se il bagaglio passa senza il viaggiatore cui è associato, lo segnala». Una evoluzione che «permetterebbe anche di risalire al proprietario di una valigia abbandonata sulla banchina, capire se c’è pericolo».