Sicilia in zona gialla, l'Italia non è più tutta bianca. Perché e cosa cambia da 30 agosto

E' la prima regione italiana ad abbandonare la maxi zona bianca. Tornano le mascherine all'aperto. Musumeci: spero in senso civico di siciliani, non vaccinati ci ripensino

Mascherina all'aperto in zona gialla

Mascherina all'aperto in zona gialla

Palermo - Le previsioni della vigilia si sono avverate: la Sicilia è la prima regione italiana ad abbandonare la maxi zona bianca scattata a fine giugno per ritornare in zona gialla. Il passaggio di fascia sancito dal monitoraggio dell'Istituto Superiore di sanità di ieri scatterà da lunedì 30 agosto. L'ordinanza firmata ieri, venerdì 27 agosto, dal ministro della Salute Roberto Speranza ha segnato il punto d'arrivo di un progressivo e inarrestabile aumento di contagi che vede da settimane l'Isola in cima alla classifica nazionale.

I numeri che hanno trascinato la Sicilia in giallo

Secondo i dati del monitoraggio Iss-ministero della Salute, la Sicilia ha un tasso di occupazione delle terapie intensive pari al 12,1% (contro la soglia del 10%), un'occupazione di posti letto in area medica non critica del 19,4% (contro il 15% di soglia) e una incidenza a 7 giorni (20-26 agosto) più alta di tutta Italia con 200,7 casi per 100mila abitanti contro la soglia di 50. A preoccupare è soprattutto la variante Delta, ormai dominante in Sicilia come nel resto d'Italia e d'Europa. 

I fattori

Tra i fattori che hanno influito sull'aumento dei contagi c'è il boom di turisti (oltre il 7% in più rispetto ai dati del 2019) che ha portato circa 2 milioni di persone in regione. Ma non solo. Secondo Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, la situazione epidemiologica della Sicilia, con il possibile passaggio in zona gialla, "è il campanello d'allarme per un settembre che sarà molto difficile - ha detto ad Adnkronos -. Quello che sta accadendo in Sicilia non è legato solo al grande afflusso di turisti ma al fatto che c'è una parte sostanziosa della popolazione che non si è vaccinata. Ci sono Regioni che su questo fronte hanno lavorato bene e sono promosse, altre che sono un po' in ritardo, rimandate a settembre, e poi c'è la Sicilia che, visti i risultati, va bocciata". In Sicilia, al momento, ad aver ricevuto la prima dose è il 70% della popolazione. Il dato più basso del Paese. Il governo regionale guidato da Nello Musumeci ha cercato di correre ai ripari con l'istituzione di zone rosse ma queste, insieme alle singole ordinanze emesse di volta in volta dai sindaci dell'isola, non hanno sortito gli effetti sperati. 

Zona gialla: ecco le regole 

Da lunedì dunque tornano obbligatorie anche all'aperto le mascherine, e il limite di quattro commensali ai tavoli dei ristoranti. Non ci sarà il coprifuoco, abolito lo scorso giugno, e gli spostamenti saranno comunque liberi sia tra Comuni che tra Regioni. Il green pass resta indispensabile per l'accesso ad una serie di attività e servizi pubblici (piscine, palestre, centri termali, cinema, teatri, parchi a tema, congressi e fiere). In zona gialla sono aperti i cinema, i teatri e i musei, le sale da concerto dove si deve garantire la distanza minima di sicurezza tra gli spettatori di almeno 1 metro. La capienza delle sale poi non deve superare il 50% del totale. Si prevede un massimo di 1.000 persone all'aperto e 500 negli spazi chiusi e bisogna sempre indossare la mascherina.  Negli impianti sportivi la capienza consentita non può superare il 25% di quella massima autorizzata e comunque il numero massimo di spettatori non può essere superiore a 2.500 per gli impianti all'aperto e a 1.000 per gli impianti al chiuso.

Musumeci: non è stata una sorpresa

L'istituzione della zona gialla in Sicilia, "decisa dal ministro per la Salute, non coglie di sorpresa alcuno. E' il risultato di un'Isola che negli ultimi mesi da un lato ha subito la intensa propaganda contro il vaccino, dall'altro lato è stata meta di milioni di turisti. Per la fortuna dei nostri operatori, aggiungo, non cambia molto col giallo, ma deve suonare come una campanella forte" ha detto ieri il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che ha aggiunto: "Mi aspetto che i siciliani non vaccinati sentano la priorità di dare corso a questo dovere civico. Cos'altro deve accadere perché si convincano? Se nella terapia intensiva dei nostri ospedali vanno quasi tutti i non vaccinati, si vuole finalmente prendere contezza della necessità di proteggersi? Non si può subire ancora l'egoismo di una minoranza e l'ipocrisia di qualche politico alla ricerca di facile consenso. Dobbiamo tutti e presto tornare alla vita normale". 

Razza: pesa adesione a campagna vaccinale

Secondo l'assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza, a pesare largamente sul passaggio è l'alta percentuale di non vaccinati.  "La circolazione del virus sta colpendo soprattutto le aree più affollate, a maggiore flusso turistico, in Sicilia abbiamo avuto un luglio e un agosto da record, superando del 7-8% gli arrivi del 2019 che fu un anno straordinario. Ma pesa tantissimo un'adesione alla campagna vaccinale che vede la Sicilia indietro rispetto alle altre regioni italiane - ha detto l'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza -. Abbiamo raggiunto ieri il 70% di prime vaccinazioni con un ritardo rispetto al resto del Paese. La Regione ha messo in campo di tutto: 200 punti vaccinali, i medici di medicina generale, le farmacie, le campagne di vaccinazione di prossimità; ma c'è una quota di cittadini che forse si sta svegliando soltanto adesso. Ci troviamo in una regione in cui una minoranza, forse perché inconsapevole e faremo di tutto per renderla consapevole, non si è ancora vaccinata, ma che non può condizionare la vita sociale della maggior parte dei cittadini che invece si è vaccinata, che vuole ritornare alla normalità, e soprattutto non può condizionare la vita economica e sociale di un territorio". 

Razza ha rivolto infine l'appello al Governo centrale per l'istituzione dell'obbligo vaccinale: "Credo che prima o poi il tema dell'obbligo vaccinale, soprattutto per alcune categorie a rischio, sarà da mettere all'ordine del giorno. Sono papà di un bambino di 4 mesi, al sessantesimo giorno ho portato mio figlio a fare i vaccini obbligatori; non capisco perché delle minoranze inconsapevoli dovrebbero condizionare la vita della stragrande maggioranza dei cittadini. È un problema che il governo nazionale dovrà assumere come prioritario".