Prima la siccità, poi arrivano gli incendi: il prezzo (folle) del clima sconvolto

A Brescia boschi in fumo, protezione civile costretta a scavare un pozzo per non lasciare a secco le case

Basso il livello del lago di Como

Basso il livello del lago di Como

L’emergenza non si ferma e i boschi continuano a bruciare. Prima la siccità, poi l’allarme roghi che da tre giorni mette in allerta la protezione civile di tutta la regione, mentre ogni giorno si contano intere aree devastate. L’area più colpita è quella del Bresciano. Ancora ieri due elicotteri hanno dovuto placare le fiamme di San Gallo di Botticino. Questa volta non sono stati minacciati soltanto gli alberi e gli animali, ma anche le case. La scuola di restauro Enaip e alcune abitazioni sono state evacuate. Due giorni di lavoro e la minaccia non è ancora doma. Non solo. Ieri epr tutto il giorno i volontari dell’antincendio boschivo sono stati attivi a Sonico, dove sono andati in fumo almeno 60 ettari di bosco, complici il vento e la siccità.

Sull’Italia settentrionale, nel periodo settembre 2021-marzo 2022, le piogge sono calate dal 50% al 90%, con un deficit tra i 200 e 400 millimetri, secondo il report dell’Osservatorio Anbi sulle riserve idriche; l’aumento medio delle temperature varia in un range fra il grado e mezzo e i 5 gradi centigradi con gravi ripercussioni sugli andamenti colturali e gli ecosistemi. Solo nel Bresciano, a causa di fiamme, fumo e mancanza di acqua sono andati persi, dal gennaio del 2022, almeno 400 ettari di terreno boschivo dove, per almeno due anni, sarà vietata ogni attività. In quasi tutti i casi, compresi altri incendi divampati in Lombardia, tra cui il Varesotto, le cause dei roghi sono legate al dolo o alla disattenzione nell’eliminazione di foglie e sterpaglie. E anche spegnere gli incendi, con le risorse al limite minimo, diventa un problema. A Sonico, per domare il fuoco, la protezione civile ha dovuto scavare un pozzo per non attingere alla rete dell’acquedotto.