Siccità, l’idroelettrico avvisa l’agricoltura: "Solo dieci giorni di autonomia"

La Lombardia ha il 60% di acqua in meno del 2021, i gestori delle dighe: fare di più è impossibile, vicini la limite

Le riserve idriche cominciano a scarseggiare

Le riserve idriche cominciano a scarseggiare

Milano - "È impensabile fare più di così. Abbiamo già dato tutta la disponibilità possibile. E basterà a coprire le necessità dell’agricoltura per i prossimi 10 giorni. L’acqua è finita". Non poteva dirlo in modo più chiaro Giovanni Rocchi, responsabile Operation e Maintenance di Enel Green Power. Parole, le sue, proferite nel corso dell’audizione davanti alla Commissione Agricoltura del Consiglio regionale, convocata ieri proprio per affrontare l’emergenza siccità e le sue ricadute sui campi e sulle risaie.

Parole confermate, poi, dall’assessore regionale alla Montagna, Massimo Sertori: "In questo momento la Lombardia ha il 60% di acqua in meno rispetto a quanto ne avesse in media negli anni scorsi. Nei prossimi 10 giorni dovremo essere lucidi nell’utilizzo di questa risorsa in modo da riuscire a contenere i danni. Per ora abbiamo messo al sicuro almeno il primo raccolto. Poi dobbiamo sperare che piova". Già, perché anche l’eventuale aiuto della Svizzera avrebbe un impatto limitato. Questa la fotografia sintetica dell’emergenza siccità in Lombardia. Un’emergenza che per ora – meglio precisarlo – riguarda solo il comparto agricolo, non incide ancora sui cosiddetti usi civili dell’acqua, non ne pregiudica ancora l’uso potabile. Su questo il presidente della Regione, Attilio Fontana, ieri ha avuto toni rassicuranti: "In Lombardia per ora non si parla di razionamenti dell’acqua per uso civile. La situazione da questo punto di vista è sotto controllo".

Quanto all’agricoltura, allora, il 16 giugno scorso – 6 giorni fa –, la Regione e i gestori degli impianti idroelettrici hanno concordato misure straordinarie per sostenere il comparto. Si tratta esattamente delle misure che consentiranno di pompare acqua nei campi ancora per i prossimi 10 giorni, in attesa che arrivi un aiuto dal cielo. Nel dettaglio, l’esecutivo di Palazzo Lombardia ha chiesto e ottenuto che siano turbinati 4 milioni di metri cubi di acqua al giorno dall’asta del fiume Adda al lago di Como e altri 900mila metri cubi d’acqua al giorno nel lago d’Iseo. Nel primo caso a garantire il grosso del lavoro è A2a, che turbina in media 3 milioni di metri cubi d’acqua al giorno, come riferito da Roberto Scottoni, responsabile degli impianti idroelettrici della multiutility dell’energia. Al milione che resta bada Edison, rappresentata da Roberto Barbieri, ieri presente al Pirellone insieme allo stesso Scottoni, a Mauro Bonanni di Terna e a Giampietro Ronzoni di Italgen. Detto altrimenti: i gestori dell’idroelettrico stanno turbinando più acqua del solito (producendo contestualmente più energia) in modo da convogliarla nei campi attraverso i laghi.

"Stiamo affrontando questo sforzo senza badare ai contratti e alle condizioni di mercato" sottolineano i rappresentanti delle aziende prima di elencare i tre motivi per i quali dicono di non essere in condizione di poter fare di più. Il primo è ovvio: in questo momento l’acqua è bene particolarmente scarso. Il secondo è organizzativo: occorre conservare parte dell’acqua disponibile negli impianti per garantire la stabilità delle forniture elettriche e poter intervenire in caso di black-out. Il terzo motivo è sistemico: "La Lombardia produce da sola il 25% dell’energia idroelettrica del Paese" ricorda Sertori. "Nonostante le condizioni date, grazie all’accordo con i gestori degli impianti – prosegue l’assessore –, stiamo riuscendo a recuperare acqua: basti pensare che prima che intervenissimo il livello del lago di Garda si abbassava di 8 centimetri al giorno".

Da più parti si è ipotizzato o chiesto l’aiuto della Svizzera. Ma l’assessore regionale sconsiglia dal farvi troppo affidamento: "Difficile che gli svizzeri ci possano dare un aiuto. Sono reduce da un incontro con Norman Gobbi, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento delle Istituzioni del Canton Ticino, e ho avuto modo di constatare che la situazione degli invasi svizzeri sopra il lago Maggiore non è rosea, siamo intorno al 20%". Oggi i presidenti delle Giunte regionali torneranno a riunirsi con il Governo nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni e potrebbero avanzare a Palazzo Chigi la richiesta dello stato d’emergenza. Anche su questo Sertori è scettico: "Lo stato d’emergenza ha senso in caso di problemi nell’uso dell’acqua potabile, ma ora non siamo in questa situazione per fortuna. Chiederemo, invece, lo stato di calamità in caso di danni al raccolto. Siamo al lavoro dal 31 marzo per preservare almeno il primo raccolto, ma i successivi sono fortemente a rischio".