Esplosione alla Nitrolchimica di San Giuliano: tutte le domande dell'inchiesta

Accertamenti sui filmati riprese dalle telecamere delle ditte vicine. La deflagrazione dopo che le fiamme sono arrivate a una cisterna che contiene solventi

I vigili del fuoco impegnati a mettere in sicurezza le sostanze stoccate

I vigili del fuoco impegnati a mettere in sicurezza le sostanze stoccate

San Giuliano Milanese (Milano) - Si fa strada la pista dell’errore umano nell’inchiesta sulle cause dell’incendio di San Giuliano Milanese, nella sede dell’azienda Nitrolchimica. Stando a quanto sarebbe emerso dai primi accertamenti, una delle telecamere del sistema di videosorveglianza di una delle ditte confinanti con quella specializzata in recupero di solventi e smaltimento di rifiuti pericolosi avrebbe registrato gli istanti immediatamente precedenti all’esplosione che ha poi generato fiamme altissime e una colonna di fumo nero visibile a una decina di chilometri di distanza. In particolare, i filmati, finiti sotto la lente degli inquirenti della procura di Lodi, avrebbero ripreso il punto in cui si trovava in quel momento il dipendente di 43 anni Sergio D.D., tuttora ricoverato in prognosi riservata e in pericolo di vita nel centro specializzato del Niguarda con ustioni di secondo e terzo grado su volto, torace, braccia e gambe. Nei frame si vedrebbe l’operaio che inserisce i rifiuti in un compattatore, un macchinario che viene usato per raccogliere il materiale da smaltire. È da lì che si origina la prima scintilla, che potrebbe essere stata provocata da un elemento che non avrebbe dovuto essere lì.

L'effetto solventi

Poi scatta la reazione a catena, forse dettata dall’istinto di spegnere sul nascere il fuoco: il quarantatreenne carica sul muletto il contenitore che sta iniziando a bruciare per cercare di spostarlo rapidamente, ma la manovra non sortisce l’effetto sperato. Anzi, le fiamme si estendono a una cisterna che contiene solventi: è il passaggio che, secondo questa ricostruzione, innesca la deflagrazione e che provoca in rapida successione gli altri scoppi tra i silos. Con la doverosa premessa che lo scenario che abbiamo appena tratteggiato rimanda a un’ipotesi che dovrà trovare conferma nel prosieguo degli approfondimenti condotti dai vigili del fuoco del Nucleo investigativo anti-incendi e dai carabinieri della Compagnia di San Donato, sono due gli interrogativi a cui bisognerà trovare risposta. Il primo: il materiale che ha causato il principio di rogo era stato selezionato in maniera adeguata prima di essere consegnato al dipendente che avrebbe dovuto trattarlo? Il secondo: la procedura seguita dal quarantatreenne per gestire l’emergenza era conforme alle direttive interne sulla sicurezza? A proposito di sicurezza, da Nitrolchimica hanno sottolineato ieri di prestarvi la massima attenzione, tanto che proprio martedì, il giorno prima dell’esplosione, i dipendenti hanno partecipato a un’esercitazione anti-incendio con i tecnici di un’azienda specializzata.

Le dichiarazioni dall'azienda

"E' stato proprio grazie alla prontezza di spirito e alle tecniche acquisite durante le numerose esercitazioni – hanno spiegato dalla ditta di via Monferrato – che il personale dell’azienda si è dimostrato preparato e pronto nel prestare, in sicurezza, immediato soccorso ai feriti e nel tentare di contenere l’incendio prima dell’arrivo dei vigili del fuoco e dei mezzi di soccorso". "Tranne la palazzina uffici, l’azienda è andata completamente distrutta, ma l’unico pensiero al momento è rivolto ai due feriti e ai loro familiari. I miei collaboratori sono la mia famiglia, sono la cosa più importante che ho", le parole dell’amministratore di Nitrolchimica, Riccardo Bellato. I vertici della spa si sono detti "a disposizione degli enti preposti per ogni accertamento".