Omicidio di Samarate, sconvolti dalla furia inspiegabile: "Riempiva la moglie di premure"

Nicoletta e Francesco, gestori di uno storico locale milanese, conoscono da sempre Alessandro Maja. L'uomo aveva lavori anche a Cadorna e Malpensa

L'architetto Alessandro Maja immortalato con un pappagallo durante un evento

L'architetto Alessandro Maja immortalato con un pappagallo durante un evento

Milano - «Premuroso. Ottimista. Generoso. Stupendamente innamorato di sua moglie. Non aveva mai dato motivo di pensare che ci fosse qualche problema. Io sono sconvolta, vorrei tanto parlargli per capire cosa sia successo. Non mi capacito". Nicoletta e il marito Francesco, gestori di uno storico locale milanese, conoscono il cinquantasettenne Alessandro Maja fin dall’infanzia. E sembra descrivano un’altra persona. Non l’uomo che ieri si è trasformato in assassino uccidendo la moglie e la figlia, ferendo gravemente il suo primogenito e tentando poi di togliersi la vita. "Lo abbiamo visto crescere".

Un legame stretto con il papà di Alessandro, Renato, che tra le due famiglie non si è mai spezzato. "Abbiamo conosciuto il papà di Alessandro moltissimi fa perché è stato il nostro primo fornitore di caffé: insieme al fratello ha aperto la prima Torrefazione del caffè Hardy in via Pomponazzi", non lontano dal Naviglio Pavese. Una torrefazione che poi si è trasformata in impresa familiare. Alessandro però ha preso un’altra strada: il suo studio Maja Group, in zona Navigli, progetta spazi commerciali nel campo del “Food&Beverage“. Suoi lavori sono a Milano ma anche in Sicilia, Spagna, Olanda, Venezuela. Lo studio ha realizzato alcuni spazi all’interno dell’Aeroporto Intercontinentale di Malpensa e uno nella stazione Cadorna.

Sulla pagina Facebook dell’azienda, Alessandro, iscritto al Collegio dei geometri della Provincia di Milano, si descrive come "fulcro e fondatore. Milanese di nascita, cresciuto tra i Caffè milanesi, ha maturato un’esperienza pluriennale nella progettazione degli stessi. Vulcano di idee originali e stravaganti ma concrete e funzionali". Insieme al fratello maggiore ha trascorso l’infanzia tra Milano e un paesino affacciato sul lago Maggiore, "terra d’orgine della mamma. I suoi genitori si erano separati ma il rapporto tra loro era rimasto ottimo. Ricordiamo tante tavolate, le vacanze insieme. Sempre spensierati. Anche dopo che i genitori di Alessandro sono venuti a mancare. Con la sua famiglia abbiamo sempre respirato un clima di allegria".

E quando Nicoletta lo descrive come "innamoratissimo" ricorda che "per esempio rassicurava Stefania sull’aspetto fisico. Se si lamentava, vedendosi magari con qualche chilo in più rispetto al passato, lui le diceva “sei sempre bellissima“". L’ultimo incontro tra le due famiglie risale a una quindicina di giorni fa. "Alessandro mi aveva chiesto consiglio per un’operazione al piede, che sua moglie avrebbe dovuto affrontare. Siccome io ho appena fatto un intervento, voleva sapere il nome del medico che mi ha seguita", aggiunge la signora Nicoletta. Quanto ai figli, "era molto fiero di loro. Gli brillavano gli occhi ogni volta che li nominava. Di Nicolò era molto contento per il fatto che avesse preso il brevetto di pilota d’aerei. Non riesco a capire cosa gli sia scattato nella mente: perché uccidere le persone che più amava al mondo e poi cercare di togliersi la vita? Vorrei tanto poterlo vedere per parlargli. Come una mamma".